L'uomo, di 40 anni, era ai domiciliari per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro, a fine novembre
Ha brutalmente ucciso il proprio figlio, forse per punire la madre che gli aveva chiesto la separazione, ottenendola, e ha poi tentato di uccidere anche lei. Davide Paitoni, 40 anni, arrestato ieri mattina per l'omicidio del figlio Daniele, 7 anni, e per il tentato omicidio della moglie di 36 anni, tra Morazzone e Gazzada Schianno, in provincia di Varese, era ai domiciliari per aver accoltellato alla schiena un collega di lavoro, a fine novembre. (L'OMICIDIO)
Codice rosso per maltrattamenti in famiglia
Paitoni era stato autorizzato dal gip a vedere il figlio anche se si trovava ai domiciliari con l'accusa di tentato omicidio. Lo ha confermato all'ANSA il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi. Inoltre sarebbero due le denunce per maltrattamenti presentate contro Paitoni dalla moglie che si era trasferita a casa dei genitori a Gazzada Schianno. Gli stessi genitori avevano segnalato il 40enne, tanto che in Procura a Varese sarebbe stato attivato il codice rosso. L'interrogatorio di garanzia è stato fissato per domani, martedì 4 gennaio. "Lo ho visto ma è difficoltoso comunicare con lui in questo momento", ha detto all'ANSA l'avvocato difensore Stefano Bruno.
Il permesso di vedere il figlio
"L'ordinanza per i domiciliari - ha spiegato il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi - è stata firmata il 29 novembre, avvallando la misura richiesta dal magistrato che l'ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm". Successivamente, ha proseguito il presidente del Tribunale, "l'avvocato difensore dell'indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre". Il 6 dicembre "il Gip ha autorizzato l'uomo a vedere il figlio". Relativamente alle denunce della donna e il codice rosso, Tacconi ha precisato "non vi sia in Tribunale alcuna pendenza a carico dell'uomo, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura". Poi ha concluso: "Ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione".
L'aggressione alla moglie
L'uomo dopo aver ucciso il figlio è salito in auto e ha guidato fino a Gazzada Schianno, dove la ex moglie si era trasferita. L'ha avvisata, dicendole che le stava riportando il figlio, ma era solo una scusa per incontrarla. Quando la donna ha aperto la porta di casa, lui le si è scagliato contro, colpendola ripetutamente al volto e al corpo con un coltello ed è fuggito via. Lei, soccorsa dai genitori, è stata trasportata in ospedale a Varese, fortunatamente è fuori pericolo. Il padre e la madre della 36enne a quel punto hanno chiesto ai carabinieri di trovare il nipote, in quel momento affidato al papà. I militari sono andati a casa sua e, davanti a evidenti tracce di sangue, l'hanno setacciata fino a quando hanno aperto l'armadio, scoprendo il cadavere del bambino e il biglietto lasciato dal killer. Ed è subito scattata la caccia all'uomo.
L'arresto di Paitoni
Paitoni è stato rintracciato mentre vagava con la sua automobile, i carabinieri lo hanno inseguito, riuscendo a bloccarlo dopo che aveva cercato di speronarli. In macchina l'uomo aveva ancora il coltello e una dose di cocaina, di cui farebbe uso da tempo. Sottoposto a fermo, il 40enne è stato portato in carcere.
Il nonno materno: “Sono distrutto”
"Sono distrutto. Non posso dire niente, perché ancora non sappiamo niente. Non me la sento di parlare in questo momento, mia figlia non sta bene e con mia moglie si stanno preparando ad andare all'obitorio". Lo ha detto all'ANSA il nonno materno del piccolo Daniele.
Il giudice Roia: “La violenza domestica non va mai sottovalutata”
La "violenza domestica non va mai sottovalutata", "la bigenitorialità deve sempre essere sospesa in presenza di denunciate situazioni di violenza" e "conseguentemente tutte le informazioni devono circolare", è l'opinione di Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano e della Sezione autonoma misure di prevenzione, magistrato da anni impegnato nel contrasto alle violenze sulle donne. Inoltre, "quando una donna decide di rompere unilateralmente una relazione e l'uomo non accetta tale decisione - prosegue il magistrato milanese - il 'sistema di Rete' deve valutare la possibilità di ritenerla a rischio di violenza anche estrema".
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