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Caso camici, pm: "Comparare firma falsa con quelle di Fontana e madre"

Lombardia

E' uno degli accertamenti, affidato a un esperto grafologo, che hanno portato alla richiesta di rogatoria alle autorità elvetiche nella nuova indagine nata dal caso 'camici' 

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La firma con cui la madre del presidente della Lombardia Attilio Fontana nel 2005 avrebbe aperto il conto in Svizzera con circa 2,5 milioni 'sospetti', e riportata in calce sui documenti allegati nel 2015 dal governatore alla 'voluntary disclosure', è stata comparata con quelle apposte nello stesso periodo dalla donna su alcune denunce e altri atti e risulterebbe falsa. E' uno degli accertamenti, affidato a un esperto grafologo, che hanno portato alla richiesta di rogatoria alle autorità elvetiche nella nuova indagine nata dal caso 'camici' nella quale Fontana risulta indagato per autoriciclaggio e false dichiarazioni in voluntary. 

Indagini sugli estratti conto

Anche in base a questo primo 'step' investigativo i pm Luigi Furno, Carlo Scalas e Paolo Filippini, coordinati dall'aggiunto Maurizio Romanelli, hanno chiesto alle autorità elvetiche di avere accesso, in particolare, agli estratti conto del rapporto bancario aperto all'Ubs di Lugano nel 2005 con la presunta firma falsa, perché da quei documenti si potrebbe capire, secondo gli inquirenti, qual è l'origine dei 2,5 milioni di euro, ritenuti frutto di un'evasione fiscale prescritta da parte del governatore lombardo Attilio Fontana. Dagli estratti conto si potrebbe sapere, infatti, se ci sono stati bonifici o depositi in contanti, e comunque come sono arrivati quei 2,5 milioni sul conto. Fontana ha sempre ribadito che si tratta di denaro ereditato dalla madre, frutto dei suoi risparmi e del lavoro come dentista a Varese.

L'accusa: Fontana investì soldi frutto di evasione fiscale

Dubbia per gli inquirenti sarebbe l'origine degli oltre 2 milioni con cui è stato acceso quel conto 16 anni fa, anche perché la madre in quegli anni era già in pensione, percepiva circa 25mila euro all'anno e non sarebbe stata in grado di versare quella cifra. Agli atti e nel fascicolo della voluntary disclosure, falsa per i pm dato che Fontana avrebbe indicato che i 5,3 milioni erano tutti frutto di eredità della madre, non ci sarebbero documenti che dimostrano la provenienza di quegli oltre 2 milioni, come bonifici o altro. Da qui l'ipotesi di presunta evasione fiscale su quel denaro, con possibili rimesse in contanti portate in Svizzera, e il conseguente autoriciclaggio contestato per gli investimenti finanziari, perché i soldi non sono rimasti fermi sul conto svizzero. Fontana ha sempre ribadito la regolarità della voluntary e, attraverso il suoi legali Pensa e Papa, si è messo a disposizione per produrre documenti e fornire chiarimenti.