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Camici, Fontana indagato per autoriciclaggio. Rogatoria su conti in Svizzera

Lombardia

La Procura di Milano ha inoltrato oggi alle autorità svizzere una rogatoria per "completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure" presentata dal presidente della Regione Lombardia

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La Procura di Milano ha inoltrato oggi alle autorità svizzere una rogatoria per "completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure presentata dall'avvocato Attilio Fontana", presidente della Regione Lombardia. Lo comunica il procuratore Francesco Greco chiarendo che la richiesta è stata determinata dalla "necessità di approfondire alcuni movimenti finanziari". La Procura di Milano intende far luce sull'origine dei 5,3 milioni di euro depositati su un conto svizzero e 'scudati' nel 2015 da Fontana con la voluntary disclosure. Si tratta di una somma proveniente da conti associati a due trust alle Bahamas creati dalla madre del governatore, il quale ha sempre ribadito che si tratta di denaro lasciato in eredità dalla madre.

A carico di Fontana, già indagato per frode in pubbliche forniture nel caso 'camici' (LE TAPPE DELL'INCHIESTA), nella nuova tranche di indagine sono stati ipotizzati due nuovi reati: autoriciclaggio e false dichiarazioni in relazione alla voluntary disclosure.

La rogatoria

La richiesta di assistenza giudiziaria si è resa necessaria in quanto gli inquirenti hanno rilevato delle movimentazioni finanziarie sospette, cioè flussi poco chiari e dei quali mancherebbero le 'pezze d'appoggio' nel fascicolo sulla voluntary. Flussi di denaro sospetti che, a quanto riferito, risalgono a un periodo precedente al 2015, anno in cui poi la somma in Svizzera è stata fatta riemergere con lo 'scudo fiscale'. Con la rogatoria gli inquirenti chiedono documentazione su due 'relazioni', ossia su due conti (uno poi chiuso). La somma, infatti, prima dell'adesione alla voluntary, era gestita da conti associati a due trust alle Bahamas. La Procura deve accertare se tutto l'importo sia frutto dell'eredità lasciata dalla madre di Fontana, come dichiarato nella procedura per regolarizzare i capitali, o se abbia in parte o in toto altra origine. 

La difesa: "Da Fontana nessuna ombra su voluntary disclosure"

La difesa di Fontana, spiega ancora Greco, che stamani ha incontrato nel suo ufficio i legali del governatore lombardo, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, "si è oggi dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento sia in sede rogatoriale che, se del caso, mediante produzione documentale ovvero presentazione spontanea dell'assistito".

"Il comunicato della Procura della Repubblica - sottolineano gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa - dà conto della volontà del presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della Voluntary, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva". 

L'inchiesta

L'indagine sul cosiddetto 'caso camici', coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Furno, Scalas e Filippini, ha al centro l'affidamento diretto, senza gara, del 16 aprile 2020 di una fornitura di 75 mila camici e altri dispositivi di protezione individuale anti-Covid per oltre mezzo milione di euro a Dama spa, società di Andrea Dini, cognato del governatore, e di cui Roberta Dini, moglie di Fontana, detiene una quota. Indagati anche Andrea Dini e l'ex dg di Aria, centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni (per frode in pubbliche forniture e un'ipotesi di turbativa) e una dirigente di Aria. Secondo i pm, per cercare di risarcire il cognato per i mancati introiti, dopo che la fornitura venne trasformata in donazione a maggio quando emerse il conflitto di interessi, Fontana cercò di bonificargli 250mila euro provenienti dal suo conto in Svizzera. Un'operazione finita, però, nel mirino dell'antiriciclaggio della Banca d'Italia come sospetta e poi segnalata alla Gdf e alla Procura milanese. Da qui gli accertamenti dei pm nella seconda e parallela tranche d'indagine, anche attraverso l'Agenzia delle Entrate, e ora l'avvio di una rogatoria in Svizzera.