Secondo gli inquirenti, l'uomo, 37enne, avrebbe cercato di reclutare nelle file dell'Isis un altro detenuto "al fine di commettere attentati in Siria, Libia ed anche in Italia”
Un uomo, tunisino di 37 anni, si è visto notificare un'ordinanza di custodia cautelare in cella con l'accusa di aver fatto proselitismo quando era nel carcere di Opera e aver cercato di reclutare nelle file dell'Isis un detenuto, suo connazionale, "al fine di commettere attentati in Siria, Libia ed anche in Italia, uccidendo, utilizzando bombe o armi da taglio". A scoprire l'attività di istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo sono stati gli agenti di polizia penitenziaria del carcere milanese. Il provvedimento, firmato dal gip Anna Magelli su richiesta dei pm Alberto Nobili ed Enrico Pavone, è stato notificato al 37enne nel carcere di Siracusa, dove era stato trasferito.
Le indagini
La polizia penitenziaria di Opera ha accertato che H. S. risulta "appartenere ad un'organizzazione affiliata all'Isis, Ansar AI-Shari'a", con base in Tunisia e che avrebbe cercato, tra l'autunno 2019 e la primavera 2020, di indurre il suo connazionale "a raggiungere i teatri di combattimento tunisini e a compiere atti terroristici". L'indagato, di cui era già stata segnalata "più volte la pericolosità", come si legge nelle annotazioni interne e riportate dal gip, avrebbe fatto "qualunque azione pur di scatenare conflitti, promuovere rivolte e sommosse utilizzando i suoi connazionali che aveva preventivamente tentato di fìdelizzare con chiare azioni di proselitismo (. .. ) tutti i soggetti fragili psichicamente che ha costretto a pregare con lui sebbene costoro non fossero particolarmente avvezzi". Inoltre "i frequenti atteggiamenti verbalmente e fisicamente aggressivi (...) nei confronti del personale dell'amministrazione carceraria e di altri detenuti", secondo le relazioni, dimostrerebbero la "capacità di leadership e l'attività di intimidazione posta in essere" da H.S. allo scopo di reclutare soggetti "vulnerabili e manipolabili", con il fine ultimo di indurIi, al termine del periodo di detenzione, a commettere azioni "pericolose". Il tunisino, trasferito ad aprile scorso ad Asti e poi in altri istituti di pena, avrebbe continuato a svolgere "un'intensa opera di indottrinamento e di proselitismo nei confronti dei compagno di detenzione, manifestando (...) un forte disprezzo per i valori occidentali". In base alla ricostruzione, avrebbe guidato "gruppi di preghiera da lui stesso formati che si riunivano all'interno" della sua cella durante le "ore di socialità", durante i quali avrebbe, tra l'altro inneggiato "apertamente agli attentati dell'Isis".