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Milano, truffa sulla gestione dei migranti, chieste pene fino a 13 anni e 6 mesi

Lombardia

Gli indagati, secondo l'accusa, avrebbero usato per "scopi personali" oltre 4,5 milioni di euro dei circa 7,5 milioni ottenuti illecitamente partecipando, tra il 2014 e il 2018, ai bandi delle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia

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La procura di Milano ha chiesto la condanna a 13 anni e 6 mesi di reclusione per Daniela Giaconi, arrestata il 2 luglio 2019 con l'accusa di aver gestito "di fatto" un sistema basato su quattro onlus che avrebbero falsificato documenti per ottenere la gestione dell'accoglienza di centinaia di migranti, ai quali veniva dato poco o nulla, allo scopo di "lucrare" sull'emergenza. Questa la richiesta formulata dal pm Gianluca Prisco nel processo milanese, davanti alla quarta sezione penale, a carico della donna e di altri 10 imputati, per i quali sono state chieste pene tra i 4 e i 7 anni. 

Le accuse della procura

Giaconi, una delle 7 donne finite indagate nell'inchiesta, secondo la procura avrebbe gestito il sistema illecito di Onlus (Volontari senza frontiere, Milano Solidale, Amici di Madre Teresa Giuliani e Area Solidale) ed è accusata di associazione per delinquere, truffa allo Stato e autoriciclaggio. La donna e gli altri, rappresentanti legali e presunti prestanome delle finte onlus, secondo l'accusa, avrebbero usato per "scopi personali" oltre 4,5 milioni di euro dei circa 7,5 milioni ottenuti illecitamente partecipando, tra il 2014 e il 2018 ai bandi delle Prefetture di Lodi, Parma e Pavia che si sono costituite parti lese al processo.

Le indagini

Giaconi e altre 10 persone erano state destinatarie nel luglio 2019 di un'ordinanza cautelare eseguita dalla Gdf di Lodi (Giaconi in carcere, 5 ai domiciliari e 5 obblighi di dimora). Inchiesta che aveva svelato, come si legge negli atti, uno "scenario del malaffare" sulla pelle dei richiedenti asilo. Il gruppo di presunti truffatori avrebbe anche garantito "supporto economico" a condannati per associazione mafiosa e, in particolare, "uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa", consentendo loro "di richiedere" con documenti falsi "le misure alternative alla detenzione", perché figuravano come lavoratori delle onlus. "Se ci beccano ancora il contatore chiuso del gas - diceva un'indagata intercettata - sono c... amari!". Gli stanziamenti erogati dalle prefetture alle onlus, tra il 2014 e il 2018, sarebbero dovuti servire per finanziare servizi a favore dei migranti, ossia vitto, alloggio, mediazione linguistico-culturale, tutela legale e psico-socio-sanitaria. Il primo e l'8 marzo parleranno le difese, mentre la sentenza è prevista per il 7 aprile.