Sgominata dai carabinieri un’organizzazione criminale che operava nel quartiere di edilizia popolare ‘Lavagna' del centro alle porte di Milano. Tra le accuse rivolte agli indagati anche detenzione e porto di armi clandestine, ricettazione e lesioni aggravate
Dieci persone sono state arrestate dai carabinieri di Corsico (Milano) con l’accusa di rapina aggravata, detenzione e porto di armi clandestine, tentata estorsione, ricettazione, lesioni aggravate e furto. Di queste, cinque sono state raggiunte dal provvedimento in carcere, quattro in Italia e una in Spagna. È questo l’esito dell’operazione “Lavagna Pulita”, che ha consentito di sgominare un'organizzazione composta da italiani operante nel quartiere di edilizia popolare 'Lavagna' di Corsico e dedita, secondo gli inquirenti, a rapine in istituti di credito, centri scommesse e compro oro ed estorsioni ai commercianti.
Era una banda di professionisti
Sono sei le rapine contestate in pochi mesi alla banda, che secondo gli inquirenti era composta da professionisti. Due, invece, le tentate estorsioni. "Le estorsioni segnano un cambio di passo - ha spiegato il procuratore aggiunto Laura Pedio in conferenza stampa - che dimostra il tentativo di strutturarsi in qualcosa di più solido e presente sul territorio". A capo dell'organizzazione c'era Maurizio Alfieri, 57enne di Cosenza, uscito dal carcere nel febbraio 2019 dopo oltre 15 anni per il tentato omicidio di Massimo D'Angela, colpito ad Albairate nel 2003 durante un regolamento di conti nel mondo dello spaccio. "Alfieri è tornato a Corsico pochi mesi dopo l'arresto di Fabrizio Butà e ha così potuto approfittare di un vuoto di potere nella zona - ha detto il tenente Armado Laviola della compagnia di Corsico - È stato lui a formare la banda, composta in parte da ex 'colleghi' con cui aveva già lavorato".
Le indagini
La difficoltà maggiore per gli investigatori è stata quella di seguire le mosse dei sospetti senza farsi notare, un compito molto arduo perché conoscevano benissimo i visi dei carabinieri e perfino le targhe delle auto civette. Le riunioni venivano organizzate in un palazzo popolare a pochi metri dalla caserma e grazie a telecamere installate in un particolare punto i militari sono riusciti a registrare gli incontri in cui si decidevano gli obiettivi da colpire e la suddivisione dei compiti.
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