Nel blitz di questa mattina, in seguito all’inchiesta della Dda di Milano condotta dalla guardia di finanza di Legnano, sono stati disposti anche sequestri per 15 milioni di euro a carico di 28 indagati. Risultano poi indagate altre 25 persone. Il gruppo operava anche in Ungheria e in Croazia
Quattordici persone sono state arrestate in un'inchiesta della Dda di Milano, condotta dalla Guardia di Finanza di Legnano, su un maxi traffico illecito di rifiuti, "principalmente rottami ferrosi", che venivano movimentati "senza tracciabilità" e con compravendite effettuate "in nero". A comunicarlo è il procuratore Francesco Greco. Sette persone si trovano in carcere, mentre le altre sette ai domiciliari, tra cui un commercialista di Cuggiono (in provincia di Milano).
I reati contestati
Tra i reati contestati nell'indagine - si legge in una nota del procuratore -, oltre all'associazione per delinquere e al traffico di rifiuti, ci sono anche l'autoriciclaggio e il trasferimento fraudolento di denaro, reati tutti aggravati "dall'aver commesso i fatti" con una "organizzazione criminale transnazionale che operava in Lombardia, Ungheria e Croazia". Altre 25 persone risultano indagate, a vario titolo, per i reati contestati nell'inchiesta.
Sequestro preventivo per 15 milioni di euro a carico di 28 indagati
Nel blitz di stamani è stato disposto anche un sequestro preventivo per oltre 15 milioni di euro a carico di 28 indagati, che ha riguardato "15 immobili, 4 complessi aziendali, 6 veicoli, quote societarie di 9 aziende e il saldo attivo di oltre 50 tra conti correnti e depositi finanziari". Tra gli immobili sequestrati anche case ad Arzachena e San Teodoro, in Sardegna.
L’inchiesta
L'inchiesta è partita da una verifica fiscale sulla Sidafer Srl di Vimodrone (in provincia di Milano), che è risultata "evasore totale dal 2011". Erano i responsabili di questa società a gestire un centro di raccolta di rifiuti, in particolare rottami di ferro, e attraverso un vorticoso giro di altre società - in gran parte 'cartiere' - è stato creato un traffico illecito e allo stesso tempo una maxi frode fiscale. È emerso che un maxi quantitativo di rifiuti, circa 74mila tonnellate, "è risultato in gran parte inesistente e falsamente documentato con formulari, documenti di trasporto e pesate". E ciò è stato accertato anche con "video riprese effettuate all'ingresso e all'interno del principale centro di raccolta dei rottami ferrosi, dove i camion arrivavano fingendo di scaricare materiale ma di fatto erano vuoti".
Il business dei rifiuti
Da un lato, i rifiuti venivano movimentati e venduti ma non tracciati: veniva occultato "il produttore" e le compravendite erano "in nero". dall'altro, le operazioni tra società si basavano sull'emissione di false fatture. E così il 'nero' creato arrivava, poi, con bonifici su conti in Croazia, Ungheria, Slovenia e Bosnia e rientrava in Italia in contanti tramite 'spalloni', che riportavano il denaro in macchina, ma anche con viaggi in aereo (ci fu anche un controllo a Malpensa). Da qui pure l'accusa di autoriciclaggio. Documentata anche un'evasione Iva da oltre un milione di euro. Delle 42 società e ditte individuali analizzate - spiega Greco -, alcune "sono risultate esclusivamente delle cartiere con una reale bassa operatività".
Le intercettazioni
"Io un formulettario te lo devo fare ... anche di poca roba", diceva un indagato intercettato in relazione alla falsificazione dei documenti sui rifiuti. E un altro parlava del riciclaggio: "Qualcuno sta lavando i soldi (...) li sta lavando quello che non li ha denunciati in Italia".
Inoltre, dopo due arresti (uno in un'inchiesta su un traffico di rifiuti nata a seguito del maxi rogo di via Chisserini a Milano del 2018 e l'altro in un'indagine dello stesso genere scaturita dall'incendio di capannoni a Corteolona, in provincia di Pavia), è stata eseguita in pochi anni la terza misura cautelare (ai domiciliari su ordinanza del gip Giusi Barbara) nei confronti di M.A., titolare di una ditta di autotrasporti. Due giorni fa gli erano stati revocati gli arresti. "La merda è diventata miniera (...) è diventata oro", diceva M.A., intercettato nel luglio 2018, come emerso dalle carte sul maxi traffico di rifiuti, che viaggiavano da Sud a Nord.