Così l'assessore al Welfare: "Per riuscire a incrementare significativamente le terapie intensive abbiamo bisogno di 500 medici e di 1.000 infermieri che siano formati"
Ai microfoni di Sky TG24 è intervenuto Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, rispondendo a una domanda sulla possibilità di una nuova zona rossa nell'area della provincia di Bergamo: "Sono i tecnici e la scienza che ci stanno indicando le soluzioni da adottare. Noi con più coraggio le stiamo portando avanti, il Governo è stato un po’ altalenante e tiepido ma finalmente mi sembra inizi ad assumere posizioni forti. L’Istituto Superiore di Sanità dice che in un’area della bergamasca, in relazione ai molti contagi presenti, sarebbe opportuno realizzare un zona rossa, condividiamo questa posizione, ma è il Governo che deve prendere una decisione. Ai cittadini della bergamasca dico di iniziare a rimanere in casa, per la loro salute e per quella della comunità". (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI)
"Servono 500 medici e 1000 infermieri"
Gallera ha parlato anche della possibilità di incrementare le terapie intensive: "Ieri il Governo ha detto di raddoppiarle, ma non si raddoppiano con un decreto. Abbiamo bisogno soprattutto di personale qualificato. Abbiamo fatto i calcoli, per riuscire a incrementare significativamente le terapie intensive abbiamo bisogno di 500 medici e di 1.000 infermieri che siano formati. Dobbiamo assumerli e avere norme flessibili che ci consentano di ingaggiarli anche a chiamata diretta e abbiamo chiesto, senza aver ancora ottenuto una risposta, di anticipare le lauree degli infermieri. Ci sono 350 infermieri che si dovrebbero laureare ad aprile, abbiamo chiesto di farlo a marzo per inserirli immediatamente nel sistema sanitario".
"Costante crescita"
Invece, intervenendo ad Agorà, Gallera ha sottolineato la velocità della diffusione del virus: "I dati danno una situazione in crescita, abbiamo una crescita molto veloce. Pensate che il 28 di febbraio avevamo 52 persone in terapia intensiva. Ieri ne avevamo 209 e sono passati 6-7 giorni. Non abbiamo indicatori che dicano da qui ai prossimi 2-3 giorni ci sarà un rallentamento. Dobbiamo modificare i nostri stili di vita si possono fare provvedimenti come la chiusura delle scuole, dei teatri e dei cinema ma questo serve per dare la dimensione che dobbiamo rallentare la nostra vita sociale. Dirlo da milanese è particolarmente duro e difficile, ma è così. O noi per le prossime due-tre settimane riusciremo a rendere rarefatte le nostre uscite e la nostra vita sociale oppure noi non ridurremo il contagio e prima o poi qualunque sistema sanitario regionale, anche uno dei più strutturati come quello in Lombardia e Veneto, non sarà in grado di reggere". (VIDEO)