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Interrogata a Genova la donna che aggredì un 28enne con acido a Milano

Lombardia
Piazza Gae Aulenti a Milano, luogo in cui è avvenuta l'aggressione (Agenzia Fotogramma)

La 43enne era stata fermata a Genova tra sabato 4 e domenica 5 gennaio. Da quanto emerso, era già stata denunciata per stalking quattro volte in due anni, da uomini più giovani di lei

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T.M., la 43enne originaria di Vercelli che lo scorso 4 gennaio, in piazza Gae Aulenti a Milano, ha aggredito un barista 28enne, originario della provincia di Modena, con spray al peperoncino e acido sul viso, è stata interrogata dal gip a Genova. Il giudice era chiamato a decidere sulla richiesta di convalida del fermo e della custodia cautelare in carcere. Secondo quanto emerge dall’indagine del pm Alessia Menegazzo e del procuratore aggiunto Letizia Mannella, la donna, fermata nella notte tra sabato e domenica scorsi nel capoluogo ligure e trasferita nel carcere di Marassi, era stata già denunciata 4 volte per stalking, negli ultimi 2 anni, da uomini più giovani di lei.

L’aggressione

La mattina di sabato 4 gennaio, la donna si è presentata in piazza Gae Aulenti, a Milano, con occhiali da sole calcati sul naso e cappuccio in testa per tentare di rendersi irriconoscibile. Poi ha aspettato il 28enne in cima alle scale mobili. Quando lo ha visto, lo ha chiamato per farlo voltare e poi lo ha aggredito spruzzandogli addosso spray al peperoncino e versandogli acido sul viso. Il giovane è stato poi ricoverato in ospedale: ha riportato ustioni di primo grado sulla guancia, sulla spalla e sulla mano sinistra e di secondo grado con "aree di necrosi" al collo sempre sul lato sinistro del corpo. Il barista è stato poi dimesso. Fortunatamente, durante l’aggressione è riuscito a proteggersi gli occhi.

La relazione

Secondo la ricostruzione di inquirenti e investigatori, i due si erano incontrati solo tre o quattro volte dal 18 dicembre scorso, giorno in cui aveva conosciuto la vittima sul sito internet BakekaIncontri. Il 28enne aveva poi deciso di troncare la relazione, perché quella donna gli sembrava "strana" e non gli "piaceva". La 43enne non si era rassegnata e aveva iniziato a tempestare il giovane barista di telefonate e messaggi, alcuni dei quali minacciosi, e aveva provato a contattare anche alcuni suoi amici e familiari chiedendo loro dove si trovasse. In qualche occasione, T.M. si era anche presentata nel bar dove lavorava il 28enne, e la sera prima dell'agguato lo aveva aspettato sotto casa. I vicini, notando la sua presenza, avevano dato l'allarme.