Milano, bambino picchiato a morte: chiesto il rinvio a giudizio per il padre
LombardiaIl delitto si è consumato lo scorso 22 maggio in via Ricciarelli, in zona San Siro: l’uomo è accusato di omicidio volontario, tortura e maltrattamenti aggravati. Il giudice ha fissato l’udienza preliminare al prossimo 19 febbraio
La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Alija H., il 25enne di origini croate accusato di aver ucciso il figlio di 2 anni e 5 mesi, morto nel capoluogo lombardo lo scorso 22 maggio. Il giudice Livio Cristofano ha fissato al prossimo 19 febbraio l'udienza preliminare per l'uomo, imputato per omicidio volontario aggravato, tortura aggravata e maltrattamenti aggravati.
Il delitto
Stando all'inchiesta dei carabinieri, coordinata dal pm Giovanna Cavalleri, il delitto è avvenuto alle 3 del mattino dello scorso 22 maggio, al numero 22 in via Ricciarelli, in zona San Siro. A uccidere il piccolo, che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, sono stati alcuni colpi sulla fronte. Il 25enne, davanti al magistrato, aveva confessato: "L'ho picchiato, poi l'ho visto morto, non credevo che l'avrei ucciso”.
Nell'avviso di chiusura indagini si legge che l'uomo ha colpito il bambino con "calci e pugni", ha provocato "almeno tre bruciature con l'estremità di sigarette accese" e ha ustionato "con una fiamma viva" i piedini del figlio. A confermare che il piccolo sia morto per le botte subite sono stati anche i primi esiti dell’autopsia effettuata sulla salma. L'uomo è accusato anche di maltrattamenti nei confronti della moglie e degli altri due figli piccoli.
La fuga e l’arresto
Secondo le ricostruzioni della squadra mobile, l'uomo è fuggito poco dopo l'omicidio. Poi ha chiamato il 112, riferendo alla polizia: "In via Ricciarelli 22 c'è un bambino che non respira più". Il 25enne è stato infine fermato e arrestato in zona Giambellino, a Milano. Con sé aveva le altre due figlie.
Il pm: “Ha agito con crudeltà verso il bambino”
Il magistrato ha contestato l'omicidio, aggravato dall'aver adoperato "sevizie" e dall'aver agito "con crudeltà verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato". La moglie, al quarto mese di gravidanza al momento del delitto e assistita dall'avvocato Patrizio Nicolò, risulta invece parte offesa, così come gli altri due figli, per il reato di maltrattamenti. "Fin dall'inizio della loro relazione - si legge nell'avviso - ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori (…) la convivente (…) colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici".