In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Milano, messa in Duomo in ricordo delle vittime di piazza Fontana

Lombardia

La funzione, celebrata dall'arcivescovo monsignor Mario Delpini, si è aperta ricordando i nomi delle persone scomparse nell’attentato 

Condividi:

Nel giorno del 50esimo anniversario dei funerali delle vittime di piazza Fontana, è stata celebrata nel duomo di Milano una messa in suffragio delle 17 vittime della strage fascista. La funzione, officiata dall'arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, si è aperta ricordando i nomi delle persone scomparse nell’attentato. Prima della celebrazione, l'arcivescovo Delpini ha incontrato privatamente i parenti delle vittime.

Le parole dell'arcivescovo Delpini

"Signore della storia, Dio della vita, siamo radunati in questo Duomo come cinquant'anni fa per affidare a te i nostri cari, vittime di un gesto di odio e di violenza" e "morti innocenti", ha detto l'arcivescovo di Milano nell'introduzione eucaristica, ricordando i funerali di 50 anni fa, ai quali parteciparono migliaia di persone. Durante le preghiere sono stati ricordati anche Luigi Calabresi, Giuseppe Pinelli e gli 88 feriti. "Fa’ che nessuna vita umana sia più calpestata e annientata dall'odio fratricida", ha aggiunto Delpini, parlando della memoria come di un "ricordo grato e insegnamento perenne dell'orrore assurdo, del lutto, della devastazione che ogni attentato è per la storia del mondo".

"Un dramma irrimediabile"

"Un dramma irrimediabile". "Le vittime di piazza Fontana - ha aggiunto Delpini - hanno prodotto una ferita che non si può guarire, una perdita che non si può risarcire. La nostra vicinanza ai parenti delle vittime, le parole di condoglianze e di solidarietà sono sempre una forma palliativa, un conforto patetico". "Come è stato possibile, come è possibile che a fare del male e far soffrire persone innocenti e sconosciute sia stato considerato un modo per dare storia a un'idea, a un programma politico? - ha continuato Delpini - Un enigma insolubile: le analisi e le teorie, le statistiche e le documentazioni, le parole e le immagini si accumulano ad offrire spiegazioni e narrazioni". "A noi non possono bastare lo sdegno e la protesta; a noi non bastano le ricostruzioni e le commemorazioni; non ci adeguiamo alla rassegnazione che invoca la distanza temporale per giustificare l'indifferenza e motivare l'oblio", ha poi proseguito l'arcivescovo. "Noi siamo incaricati di una interpretazione teologica della storia". Per Delpini "la storia non è mai già scritta, la scrivono gli uomini e noi vogliamo essere tra i figli della luce che scrivono una storia di giustizia e di speranza".