Dolce&Gabbana condannati a risarcire Maradona per indebito uso del nome
LombardiaNel 2016, durante un evento, una modella sfilò indossando una maglia azzurra simile a quella del Napoli e che riportava il nome del campione argentino sopra il numero 10
Il Tribunale civile di Milano ha condannato Dolce&Gabbana srl a versare a Diego Armando Maradona 70mila euro di risarcimento, oltre agli interessi legali, per la "indebita utilizzazione" e l'indebito "sfruttamento a fini commerciali del nome" del campione argentino. Nel 2016, nel corso di un evento nel capoluogo campano, una modella sfilò indossando una maglia azzurra simile a quella del Napoli e che riportava il nome di Maradona sopra il numero 10.
Le motivazioni del giudice
Secondo il giudice Paola Gandolfi, il nome di Maradona "veicola (...) particolari suggestioni di fascino storico e di eccellenza calcistica" e "non può essere consentito a terzi imprenditori di farne uso alcuno, senza il consenso dell'avente diritto". Il suo utilizzo nella sfilata, si legge nelle motivazioni della sentenza, "era esplicitamente finalizzato ad appropriarsi, nella collezione di D&G, proprio di quelle componenti attrattive insite nel richiamo alla prestigiosa storia sportiva del mitico calciatore". Inoltre, aggiunge ancora il giudice, "un operatore economico avveduto non può ragionevolmente ritenere che l'evocazione del 'mito Maradona' possa conferire anche diritti di disposizione sul nome per finalità commerciali e, soprattutto, promozionali". Tuttavia, "la mancata messa in produzione e commercio dei capi con il logo" dello storico numero 10 del Napoli "incide sulla quantificazione del danno, limitandone l'entità". Maradona aveva chiesto infatti un risarcimento di 1 milione di euro.
La nota di Maradona
Nel settembre del 2017, lo stesso Maradona, attraverso il suo manager Stefano Ceci, aveva annunciato di aver "dato mandato ai miei legali per citare in giudizio gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana ed ottenere il giusto risarcimento perché, durante una loro sfilata a Napoli, hanno utilizzato il mio nome, senza alcuna autorizzazione. Pur conservando per il loro lavoro stima e considerazione - aveva aggiunto - sono stato costretto a tutelare i miei interessi violati da una politica di marketing speculativo da parte degli stilisti".
Nella causa, il fuoriclasse argentino è stato assistito dagli avvocati e professori Ulisse Corea (Studio Marini), Antonio Tigani Sava e Luca Albano. "La sentenza rappresenta un inedito precedente giurisprudenziale nella materia dei diritti all'utilizzo del nome e dell'immagine dei calciatori e degli sportivi in generale", hanno dichiarato i legali.