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Pavia, due lettere minatorie contro l’ex ministro Gian Marco Centinaio

Lombardia
L'ex ministro Gian Marco Centinaio (ANSA)

Le missive sono giunte presso l’abitazione della madre nelle scorse settimane. Il senatore leghista ha già presentato denuncia alla polizia. La notizia è riportata nell’edizione odierna de La Provincia pavese 

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Minacce di morte contro l’ex ministro dell'Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio. Negli ultimi quindici giorni, due lettere dal contenuto minatorio sono giunte presso l’abitazione della madre a Pavia, dove il senatore leghista ha vissuto da ragazzo con la sua famiglia. A darne notizia è l’edizione odierna del quotidiano La Provincia pavese. Centinaio ha presentato denuncia alla polizia.

Il contenuto delle due lettere

"Muori leghista di m., l'inferno ti aspetta", è scritto nella prima lettera nella quale, sottolinea l’ex ministro, “hanno minacciato anche la mia famiglia”. La seconda, invece, è stata recapitata pochi giorni fa e porta il timbro del centro di smistamento postale di Milano Peschiera Borromeo con data del 22 ottobre. "La mia terra non vale più niente, per colpa tua non ho soldi per i miei figli", l’accusa mossa a Centinaio dal mittente anonimo. Poi, seguono le minacce di morte. La polizia è al lavoro per chiarire, anche tramite il rilevamento di eventuali impronte digitali, se dietro le due lettere si nasconda un'unica persona.

Il solidarietà di Zaia

Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia: "Esprimo solidarietà umana e istituzionale all'amico Senatore Centinaio, fatto oggetto di minacce che non vanno assolutamente sottovalutate. Non sono le prime che vengono rivolte a rappresentanti delle istituzioni. E' un pessimo segnale", le sue parole. E ancora: "Mi auguro - aggiunge Zaia - che gli inquirenti possano individuare presto i responsabili e che sia possibile erogare pene esemplari. La minaccia anonima è quanto di più codardo possa essere messo in atto. E' però anche il segnale, non il primo, che in questo Paese esistono personaggi aggressivi e potenzialmente pericolosi che temono la libertà e la democrazia e utilizzano diverse forme di violenza per contrastarle. E poco importa che i motivi di questi gesti siano politici o personali".
"Non ci fermeranno - conclude Zaia - perché nessuno di noi li teme. La democrazia è immensamente più forte. Se ne facciano una ragione".