Delitto Macchi, il legale della famiglia: “Sconcertati dalla sentenza”
Lombardia“Ciò che stupisce è l'aver criticato, con un'efferatezza inimmaginabile e inaccettabile, l'operato dei poliziotti e dei magistrati”, ha detto l'avvocato Daniele Pizzi commentando la sentenza che ha assolto Stefano Binda dall'accusa di avere ucciso la giovane
"È una sentenza che lascia totalmente sbalorditi e sconcertati, ma non per il fatto di aver assolto Stefano Binda e lo sottolineo a caratteri cubitali. Ciò che, di questa sentenza, ha infatti stupito più di ogni altra cosa è l'aver criticato, con un'efferatezza davvero inimmaginabile e inaccettabile, l'operato dei poliziotti e dei magistrati che si sono occupati sinora della morte di Lidia", ha affermato Daniele Pizzi, legale della famiglia di Lidia Macchi, commentando le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano, che nel luglio scorso, ha assolto Stefano Binda dall'accusa di avere ucciso la giovane, nel gennaio 1987.
Le parole del legale della famiglia
"La famiglia Macchi sarà sempre al fianco delle persone perbene che hanno profuso, e ancora profonderanno, ogni sforzo ed energia per giungere a giustizia e verità sulla morte di Lidia. Con il senno di poi - continua Pizzi - è davvero troppo facile e semplicistico definire inutili operazioni come quelle attuate dalla dottoressa Manfredda, (sostituto pg che riaprì le indagini dopo trent'anni dal delitto) per ricercare l'arma del delitto sulla collina del Sass Pinì piuttosto che al parco Mantegazza: tutti eravamo consapevoli delle difficoltà di una simile impresa, ma era giusto e doveroso che nulla rimanesse intentato". "Se, poi, non fosse stato per la tenacia della Dottoressa Gualdi (che prosegui l'indagine del pg Manfredda, ndr) dopo che ha fatto qualsiasi cosa affinché non rimanesse inesplorato un solo angolo delle medicine legali del nostro paese, ad oggi parti del corpo di Lidia giacerebbero ancora impolverate in un armadio. Ha, inoltre, fatto davvero molto male – ha proseguito Pizzi – leggere le parole che questa sentenza ha riservato ai poliziotti della Squadra Mobile e al Comandante Cinquarla della Polizia Locale"ai quali "la famiglia di Lidia è e sarà per sempre grata, per non parlare della gravità delle parole riservate al sottoscritto".