In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Milano, Lega chiede 2,1 milioni di euro di danni all’ex avvocato Brigandì

Lombardia
Foto di archivio (ANSA)

Il pm ha chiesto per lo storico avvocato del Carroccio e di Umberto Bossi, imputato per patrocinio infedele e autoriciclaggio, una condanna a 2 anni e 3 mesi. La sentenza è prevista per il 31 ottobre

Condividi:

Durante l'udienza di oggi del processo milanese a carico di Matteo Brigandì, ex avvocato del Carroccio e dell'ex leader Umberto Bossi, la Lega ha chiesto 2,1 milioni di euro di danni. Brigandì, anche ex parlamentare leghista, imputato per patrocinio infedele e autoriciclaggio. La richiesta è stata avanzata dal partito, parte civile con l'avvocato Domenico Aiello. Il pm Paolo Filippini ha chiesto per l'ex legale del partito una condanna a 2 anni e 3 mesi. La sentenza è prevista per il 31 ottobre.

Le accuse

Secondo quanto emerge dall'inchiesta del pm, Brigandì, in quanto "avvocato della Lega" si sarebbe reso "infedele ai suoi doveri professionali", omettendo "di denunciare il proprio conflitto di interessi" in relazione ad un decreto ingiuntivo, emesso nel 2004 ed eseguito nel 2012, da lui richiesto e incassando così quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività. Inoltre, avrebbe anche trasferito "la somma di 1,67 milioni" su un conto di una banca in Tunisia. Da qui anche l'accusa di autoriciclaggio. Nella requisitoria il pm ha parlato di "una strategia chiara" da parte di Brigandì "per precostituirsi una sorta di 'tfr' non formalizzato per la sua uscita dal partito, appropriandosi in pratica di quasi 2 milioni di euro". E ha evidenziato anche il "suo iperbolico conflitto di interesse, perché da difensore ha difeso se stesso e ha fatto causa all'ente di cui era, allo stesso tempo, procuratore legale".

La richiesta di danni

La Lega, costituitasi parte civile, ha chiesto 2,1 milioni di euro di danni, comprensivi anche degli interessi, "arrecati al proprio patrimonio", oltre ai danni all'immagine. Nel caso non venisse riconosciuto l'intero danno, il partito ha chiesto che venga liquidata una provvisionale immediatamente esecutiva di oltre 1,8 milioni. È stato chiesto dalla Lega anche il sequestro conservativo dei beni di Brigandì per la "soddisfazione delle pretese risarcitorie".

Sequestrato un immobile ma non il denaro

Il Tribunale di Milano aveva anche disposto un sequestro preventivo ai fini della confisca di quasi 1,9 milioni di euro a carico dell'ex legale della Lega, che però ha riguardato solo un immobile in Piemonte. Gran parte del denaro, circa 1,67 milioni di uero, sarebbe stata trasferita da Brigandì su un conto in Tunisia. Per questo motivo la procura diversi mesi fa ha anche attivato una rogatoria per arrivare a bloccare quei soldi.

Il giudice ha rigettato il legittimo impedimento

Nell'udienza avvenuta oggi davanti al giudice della decima penale Chiara Valori, i legali di Brigandì, Paparozzi e Iorio, hanno provato a far valere il legittimo impedimento per motivi di salute con un certificato in francese mandato dalla Tunisia, ma il giudice ha rigettato l'istanza.