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Incendio in ospedale a Bergamo, iniziati i lavori di pulizia e di ripristino dei reparti

Lombardia
L'intervento dei vigili del fuoco

Alcune stanze sono già state ripristinate, ma i lavori proseguiranno per tutta la giornata. Non si conoscono le tempistiche per il rientro di ottanta pazienti, ricoverati ora in altri reparti o in altri ospedali

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Sono iniziate le pulizie all'interno della torre sette dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove un incendio ha causato la morte di una ventenne ricoverata in Psichiatria. Il reparto, al terzo piano, è ancora sotto sequestro, mentre i tecnici stanno ripulendo il piano superiore, danneggiato dal fumo, e quelli inferiori.

La torre sette è ancora vuota

Alcune stanze sono già state ripristinate, ma i lavori proseguiranno per tutta la giornata. La torre sette è ancora vuota e non si conoscono le tempistiche per il rientro degli ottanta pazienti, ricoverati ora in altri reparti o in altri ospedali, di Psichiatria, Oncologia e Nefrologia.

Aperta un'indagine per omicidio colposo

Il sostituto procuratore di Bergamo Letizia Ruggeri ha formalizzato questa mattina l'indagine sull'incendio. L'inchiesta è per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti. Anche oggi proseguiranno gli accertamenti di Procura e polizia di Stato per scoprire le cause del rogo.

Il sopralluogo del direttore sanitario di Ats Bergamo

Intanto il direttore sanitario dell'Ats di Bergamo, Carlo Tersalvi, ha incontrato il direttore sanitario della Asst Papa Giovanni XXIII, Fabio Pezzoli, e il direttore sociosanitario, Fabrizio Limonta: "Abbiamo ripercorso la giornata di ieri e abbiamo effettuato un sopralluogo ai piani limitrofi al terzo nella torre 7 dove si è sviluppato l'incendio - spiega Tersalvi -: l'obiettivo delle direzioni sanitarie di Ats e Asst è di ripristinare al più presto la normalità al secondo e al quarto piano, affinché possano rientrare i 24 pazienti che ieri sono stati temporaneamente ricollocati in altri reparti del Papa Giovanni XXIII. I pazienti psichiatrici, ricoverati al terzo e al quarto piano, sono stati in parte dimessi come già programmato e in parte, 21 in tutto, accolti da idonee strutture pubbliche e private del territorio". "Il secondo e il quarto piano non hanno subito danni rilevanti - commenta Fabio Pezzoli -. Ma sono in corso le verifiche dei tecnici sull'idoneità degli impianti elettrici e di condizionamento dell'aria. Se le verifiche, già in corso e che si concluderanno entro la tarda serata di oggi, daranno esito positivo, terminate le operazioni di pulizia sarà possibile riaprire almeno parte dei posti letto entro il fine settimana". "Come richiesto da Regione Lombardia ieri sera - aggiunge Tersalvi - abbiamo istituito una commissione tecnico-organizzativa formata da operatori di Ats e Asst. La prima riunione è prevista per martedì prossimo, 20 agosto: verrà analizzato dal punto di vista organizzativo e procedurale quanto accaduto ieri, con l'obiettivo di verificare le procedure attivate dal nosocomio e le dotazioni strumentali messe in campo al fine di accertare che l'ospedale e il reparto abbiano fatto tutto il possibile"

Il commento del segretario nazionale di Psichiatria Democratica

"La drammatica morte di una giovane donna a Bergamo ripropone a noi tutti, operatori della Salute mentale, la responsabilità di impedire la pratica violenta della contenzione fisica nell'affrontamento della crisi", scrive in una nota Salvatore Di Fede, segretario nazionale di Psichiatria Democratica. Per Di Fede "si ripetono da tempo gli episodi di maltrattamenti e di eventi tragici nel corso di Tso come di decessi nel corso di contenzioni fisiche: gli uni e gli altri non sono rubricabili come effetti collaterali o fenomeni avversi di protocolli di cura. Sono, bensì, l'esito di modalità di affrontamento della crisi psicotica che rinunciano all'incontro con l'altro che tutti potremmo essere, con l'altro che non riconosciamo più come umano, e dunque nostro, e che abbiamo ripreso a sentire come diverso, estraneo e quindi pericoloso (e la volontà e responsabilità politica di questa attualissima regressione culturale e sociale non sono certamente estranee a questi accadimenti)".
"La deriva manicomiale di queste pratiche coercitive - conclude Di Fede - nell'ambito della sanità pubblica non può essere oltremodo sopportata, subita o consentita: Psichiatria Democratica continuerà a lottare perché gli operatori della Salute mentale abbiano le risorse per riaffermare che un altro modo di affrontare la crisi sia sempre possibile e che vengano rispettati i diritti delle persone sottoposte a ricoveri in regime ospedaliero. Il nostro impegno è per impedire che le pratiche di salute mentale che ci hanno liberato dal manicomio siano sostituite da una psichiatria estranea all'umano".