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Guardia di finanza scopre 95 lavoratori irregolari in Valcalepio

Lombardia
Foto di archivio (Ansa)

L’operazione delle Fiamme Gialle è stata condotta nei confronti di un’azienda attiva nel settore delle pulizie che, simulando contratti di appalto, impiegava i propri dipendenti in diversi centri commerciali e condomini 

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Maxi operazione della Guardia di Finanza in Valcalepio, nel Bergamasco. Le Fiamme Gialle hanno individuato un’azienda e altre dieci attività imprenditoriali che, secondo le accuse, occupavano 78 lavoratori irregolari e altri 16 completamente in nero, per un totale di 95 posizioni illegali. Protagonista della frode fiscale è una società di Castelli Calepio attiva nel settore delle pulizie, amministrata da una 46enne di Monza ma intestata a un prestanome di origini marocchine, sprovvisto di permesso di soggiorno e al momento irreperibile. Entrambi sono stati denunciati per somministrazione illecita di manodopera, omessa presentazione della dichiarazione, emissione di fatture false e distruzione della contabilità.

Attiva dal 2014

L’azienda aveva formalmente alle dipendenze 78 dipendenti ma, in realtà, era priva di una struttura aziendale e operava dal 2014 senza presentare le dichiarazioni fiscali e senza versare imposte e contributi previdenziali e assistenziali. Simulando contratti di appalto per prestazioni di servizio, la società ha impiegato i propri dipendenti in qualità di addetti alle pulizie presso diversi centri commerciali, negozi della grande distribuzione - sia di abbigliamento che alimentare - e presso condomini in Lombardia, Liguria, Piemonte, Toscana, Friuli e Veneto.
I lavoratori, seppur gestiti direttamente dalle aziende presso cui operavano, venivano pagati dall'impresa bergamasca, che in questo modo si è caricata dei relativi costi fiscali e previdenziali, per un totale di 457 mila euro, senza però versarli. SI trattava dunque di una società creata appositamente per evadere imposte e contributi e per offrire manodopera a prezzi vantaggiosi, fuori mercato. I finanzieri hanno accertato che i 78 lavoratori, perlopiù di origine extracomunitaria (Romania, Ecuador, Marocco, Nigeria, Armenia, Perù, Filippine, Thailandia e Pakistan), spesso non conoscevano l'azienda da cui formalmente dipendevano, essendo stati reclutati attraverso passaparola o annunci su siti internet.