A denunciare l'accaduto in un post su Facebook è stata la madre del bambino, vittima degli insulti razzisti pronunciati dai genitori sugli spalti. "Non è la prima volta", ha spiegato la donna
"Negro di m...". Così sarebbe stato appellato un ragazzino di colore da alcune persone che stavano seguendo dagli spalti la partita di basket tra ragazzini. L'episodio è avvenuto a Milano, nella palestra dello Schuster, storica società della città, durante l'ultimo quarto di un torneo in memoria di una persona scomparsa. In cambio giocavano i proprietari di casa e i coetanei dell'Asd Tigers. Sugli spalti, una quarantina di adulti, inclusi i genitori della terza squadra impegnata, la Social Osa.
La denuncia della madre
A denunciare l'accaduto è stata la mamma del giocatore, con un post su Facebook. "Un bel pomeriggio di sport, un torneo di basket tra ragazzini e i GENITORI dagli spalti urlano 'negro di m...' a G. Lui ha sentito. Non è la prima volta", racconta R.A. nel post. "Mio figlio è stato adottato in Etiopia. È italiano dalla pelle nera". L'insulto razzista sarebbe sfuggito ad arbitri e dirigenti. A sentirlo, oltre al ragazzino, che lo ha riferito a fine gara all'allenatore, è stato solo uno dei ragazzi della squadra avversaria in campo.
Le dichiarazioni
L'Asd Tigers ha condannato l'avvenimento: "Da sempre lottiamo contro ogni discriminazione di ogni forma e tipo e continueremo a farlo fino a quando episodi come questo non esisteranno più", ha scritto la società, pronta a bandire dalle partite il genitore colpevole se verrà individuato, assicura il responsabile Paolo Salvetti. "Non è certo colpa della vostra società", ha risposto la mamma del ragazzino. "Mi sconvolge che siano genitori a fare questo. Mio figlio voleva addirittura lasciare il basket. Possibile che siamo ancora a distinguere bianco e nero?". "Purtroppo non l'abbiamo sentito, altrimenti un intervento immediato sarebbe stato meglio di un polverone che rischia di essere cavalcato per altri fini", nota il presidente dell'Asd Schuster, Ambrogio Vecchio. "È stato il comportamento disdicevole di una singola persona, i Tigers non hanno colpe". Agli avversari viene anzi riconosciuto l'impegno in un quartiere difficile, confermato da una recente iniziativa di 24 ore contro discriminazione, razzismo e bullismo. "Non è stato un nostro genitore, ma chiunque sia stato il razzismo è inaccettabile a ogni livello, soprattutto quando giocano i piccoli", ha chiarito Mario Governa, ds del Social Osa, giocatore negli anni '80 dell'Olimpia Milano, che in passato ha dato un Daspo per tre partite a un genitore per il suo comportamento sopra le righe sugli spalti.