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Manda figlio a combattere jihad per evitare che spacci: chiesti 5 anni

Lombardia
A sinistra il padre, imputato, e a destra suo figlio (ANSA)

L’uomo è accusato di aver costretto il figlio 23enne ad andare in Siria come militante tra le fila di un gruppo legato ad Al Nusra 

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Avrebbe organizzato e finanziato il viaggio del figlio in Siria, inviandogli circa 200 euro al mese affinché potesse mantenersi e combattere tra le fila di un gruppo legato ad Al Nusra, denominato Harakat Nour al-Din al-Zenki. E’ questa l’accusa mossa a Sayed Fayek Shebl Ahmed, l'ex mujaheddin egiziano in Bosnia e residente nel Comasco, imputato di terrorismo internazionale, che avrebbe costretto il figlio Saged, 23 anni, ad arruolarsi in Siria. Per il 52enne, in cella a Nuoro, il PM ha chiesto in rito abbreviato una condanna a cinque anni e quattro mesi di carcere.

Le motivazioni

L’avvocato difensore ha sostenuto che il suo assistito non è un terrorista, ma "piuttosto che tenere suo figlio in Italia a spacciare lo ha mandato in Siria". "E’ una sua idea, si può condividerla o no, ma anche noi un tempo facevamo le Crociate", ha aggiunto il legale. Infine l'avvocato ha ricordato che la Procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione dell'indagine per terrorismo nei confronti di Saged per poi riaprirla nell'agosto del 2017, ovvero "dopo che gli Stati Uniti hanno definito organizzazione terroristica la brigata Harakat Nour al-Din al-Zenki”, di cui fa parte il giovane, tutt’ora in Siria e irreperibile.

Le attenuanti

Il pubblico ministero ha chiesto al giudice di concederge le attenuanti generiche perché Sayed avrebbe fornito agli investigatori italiani, tramite il figlio Saged, informazioni relative al rapimento di Fabrizio Pozzobon, l'idraulico di Castelfranco Veneto ed ex consigliere comunale leghista il quale, partito per la Siria con "l'intento di arruolarsi" con i ribelli al regime di Assad, sarebbe poi stato rapito dai miliziani.