Scatti d'indipendenza, San Patrignano nelle foto di chi ci è cresciuto

Il ricavato di tutte le vendite andrà a favore di San Patrignano, per permettere alla comunità di recupero, fondata nel 1978, di sostenersi e di continuare ad accogliere – in maniera gratuita – quanti decidono di intraprendere il percorso di ritorno alla vita. È questo lo scopo della mostra Scatti di indipendenza, in corso al Pac, il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano che, fino a domenica 10 novembre, ospita le fotografie del giovane Giovanni Boschini. "Per me era un'isola felice" È proprio Giovanni a raccontarci il progetto: “Le fotografie che si vedono in mostra sono una parte di un lavoro più ampio che io svolgo da un anno e mezzo all’interno della Comunità di San Patrignano. L’esigenza, che dà il via a questa ricerca, a questa ossessione nei confronti della Comunità, nasce da una volontà di andare a ripercorrere il mio background. Sono nato e cresciuto a San Patrignano – mio padre ha fatto il percorso lì, poi, ha deciso di viverci e lavorarci come volontario. Per me, San Patrignano è stata sin da piccolo un’isola felice, un posto in cui passare attimi bellissimi; però, crescendo, il mio stato d’animo ha avuto tantissime sfaccettature: sono passato dall’amore per la Comunità all’odio, al cercare di estraniarmi da quel posto e dalle sue regole, da ciò cui ero abituato. Se vogliamo, anche influenzato, soprattutto in età adolescenziale, dagli amici, dalla gente che avevo attorno fuori da San Patrignano. L’esigenza è stata quella di andare a ripercorre quei passi con una coscienza diversa, con un mezzo potente che – secondo me – è quello fotografico e cercare qualcosa di me, nell’altra faccia della medaglia della Comunità. Ovvero, quella dei ragazzi in percorso, che io ho sempre sottovalutato; è una componente di San Patrignano enorme, che io ho sempre data per scontata. Avvicinarmi a loro, parlare con loro, il dare e avere reciproco, fondamentale per la fotografia, è stato fondamentale anche per me, per capire meglio chi sono e perché sono nato lì, cosa ho fatto lì e qual è la coscienza che ho io ora di San Patrignano. È un progetto ambizioso, una volontà, un’esigenza ambiziosa; credo che, in alcune di queste fotografie, ognuno ci si possa ritrovare, in una quotidianità che sembra estranea a un percorso di recupero per tossicodipendenza. La cosa incredibile è che ci sono immagini in cui tu non capisci che si sta parlando di San Patrignano, non si capisce che quei ragazzi stanno affrontando un percorso di recupero, non si capisce che sono stati drug addicted, non c’è quella componente lì. C’è più la voglia di ribellione, che è la stessa che ho io, di uscire dagli schemi, di ritrovare una serenità che manca, di un equilibrio, una voglia di riuscire a fare della propria vita qualcosa di incredibile, che immagino sia un po’ l’ambizione di tutti”. I colori di Marco Petrus La vitalità che sprigionano queste immagini è stata ulteriormente sottolineata dagli interventi cromatici sulla stampa del pittore Marco Petrus. Al bianco e nero di un passato difficile, ha contrapposto il colore che gli ospiti della Comunità immaginano nel loro domani. Sono 34 opere, esaltate da cornici realizzate dagli ebanisti di San Patrignano e decorate a mano. Così, Marco Petrus: “È un progetto nato da Giovanni Boschini fotografo, realizzato negli anni recenti, producendo una sorta di documentario sulla vita di San Patrignano, dove lui è cresciuto; successivamente sono entrato in gioco io. Mi è stato chiesto di farmi venire un’idea per poter far lavorare dei laboratori artistici di San Patrignano. La mia prima idea è stata quella di disegnare le cornici, dei motivi decorativi che hanno realizzato interamente loro. Poi, mi è stato chiesto se me la sentivo di intervenire sulle foto, che erano tutte in bianco e nero, con del colore. Sono stato un po’ titubante, però e in punta di piedi all’inizio; ho cercato di intervenire con l’occhio del pittore, ricercando delle composizioni, all’interno dello scatto di Giovanni ma senza pensare più all’origine del suo progetto. Ho guardato da un punto di vista compositivo, cercando di evidenziare alcuni aspetti, con degli interventi cromatici. Il laboratorio di Diego Della Valle La mostra non avrebbe potuto arrivare al Pac, senza l’aiuto e la collaborazione decennale di Tod’s. L’azienda, si impegna per i settori artigianali della Comunità, per favorire la formazione di chi affronta il percorso di recupero e il successivo reinserimento nel mondo del lavoro. Diego Della Valle, imprenditore e patron di Hogan e Tod’s: “Alcune delle fotografie in mostra, ritraggono proprio il laboratorio di pelletteria che lui ha contribuito a impiantare qui. “Tanti anni fa abbiamo fatto un laboratorio a San Patrignano”, ci dice orgoglioso. “Lo abbiamo costruito per permettere ai giovani di imparare un mestiere. In questo caso affinché diventassero maestri nell’utilizzo della pelle, per realizzare la pelletteria. È un laboratorio che abbiamo fatto parlando e pensandoci insieme con Gianmarco Moratti e sua moglie Letizia. Volevano fare qualcosa che desse un senso di autostima ai giovani e credo che abbiamo raggiunto l’obiettivo. Fanno delle cose bellissime e – come sempre dico io – in un momento in cui tutti parlano di intelligenza artificiale, loro dimostrano che con l’intelligenza artigianale si possono fare tantissime cose che servono, soprattutto, a rimanere attaccati a quelle che sono le tradizioni delle nostre terre, delle nostre famiglie. Credo che il concetto della tradizione e delle radici, sarà sempre più importante in futuro”. “San Patrignano è importantissimo, per i giovani”, ci dice ancora Della Valle. “Fa parte del processo educativo, quindi, è importante per i giovani in generale, perché poi imparare un mestiere oggi è una cosa importantissima. In un momento dove tutto c’è meno che il lavoro, il fatto di conoscere un mestiere, un mestiere come questo, che è radicato nel made in Italy, è importantissimo. Per i giovani di San Patrignano è ancora più importante, perché dimostra loro, perché è vero, che possono fare tutto quello che vogliono e lo possono fare in un modo eccellente”. “Io ho visitato San Patrignano”, sottolinea l’imprenditore “e ho riconosciuto subito tantissimi posti. Quello che mi colpisce è che ne emerge il senso di una vita non facile, che – però – può diventare una vita piena di speranza e può dimostrare ai giovani che, se uno si applica, poi ce la fa e sono convinto che è proprio così: applicandosi, dedicandosi, anche nella sofferenza si possono ottenere grandi risultati e anche venirne fuori”.