Forever is Now, dove l'Arte contemporanea incontra le piramidi

Vuole far risplendere l’Arte egiziana, Nadine Abdel Ghaffar. Non soltanto quella millenaria delle piramidi, dei faraoni, dei siti archeologici che si affacciano sulle sponde del Nilo, ma anche quella contemporanea. Con la sua forza, la sua tenacia, la sua preparazione, questa giovane donna ha dato vita – siamo quest’anno alla quinta edizione - a una manifestazione che vanta un’ambientazione incredibile: la spianata delle piramidi a Giza. Forever is Now, per Art D’Egypte, in corso fino al 6 dicembre, porta ogni anno decine di artisti internazionali a due passi dal Cairo, pronti a esporre le loro opere di fronte alle piramidi, in un dialogo costante tra passato e presente. Le piramidi, d’altronde, sono un affascinante quinta naturale e allo stesso tempo fatalmente protagoniste; uno sfondo di grande impatto visivo, che cresce e si amplia, negli occhi di chi osserva, a mano a mano che ci si avvicina a esse. Tra i dieci artisti che quest’anno espongono a Giza, c’è il Maestro Michelangelo Pistoletto, che porta il suo Terzo Paradiso. Con lui ci sono Alex Proba & David Mahyari, aka SolidNature ; Alexandre Farto, aka Vhils ; Mert Ege Köse ; Recycle Group – Andrey Blokhin & Georgy Kuznetsov ; J-Park ; Nadim Karam ; Ana Ferrari ; King Houndekpinkou e, infine, l’egiziano Salha El Masry. La quinta edizione di Forever Is Now riunisce opere d’arte che celebrano il passato monumentale dell’Egitto interrogandone al contempo il ruolo all’interno di un’eredità culturale più ampia. Forever Is Now è un’ode al fascino del patrimonio dell’antico Egitto, mentre le installazioni contemporanee si ergono a testimonianza della continua evoluzione dell’Arte. Guidata dall’enigmatica saggezza delle credenze dell’antico Egitto, la mostra esplora temi di trascendenza, speranza e fede e grande è anche l’attenzione all’ambiente, tanto che - prima del posizionamento delle opere d’Arte – nella parte della spianata interessata dall’esposizione, a protezione della stessa è stata portata una grande quantità di sabbia. Nadine Abdel Ghaffar, ha dato anche vita a CulturVator, evoluzione di Art D’Egypte, che si concentra su un panorama culturale che va oltre i confini nazionali, tra arte, fashion, cinema, esattamente come accade con la mostra A Tale of Two Cities, Il racconto di due città. Questa esposizione, porta l’Egitto millenario e la sua Arte, a confrontarsi con storie altrettanto antiche di diversi Paesi del mondo. Intervista a Nadine Abdel Ghaffar Qual è il suo sentimento, oggi, visto l’ottimo esito della mostra Art D’Egypte? Sono sopraffatta. È incredibile. Sono cinque anni alle piramidi, otto anni in totale, ma ciò che mi scalda il cuore è che abbiamo il Maestro Pistoletto. È stato il mio sogno per tre anni. L’ho invitato negli ultimi tre anni e finalmente ce l’ha fatta, e lo ha fatto proprio nell’anno in cui è stato nominato al Premio Nobel per la Pace. Per me significa davvero molto averlo qui oggi, soprattutto con l’opera Il Terzo Paradiso. Gran parte del suo lavoro si basa sull’antica filosofia egizia e questa civiltà ha influenzato il mondo intero. C’è un posto speciale nel mio cuore per l’Italia, perché mia nonna era franco-italiana e così sono davvero felice che sia un tale legame culturale e così tanti legami diplomatici con l’Italia. Come può Art D’Egypte aiutare l’Arte e aiutare l’Egitto? L’Arte può cambiare il mondo. Ho iniziato questo progetto otto anni fa e ciò ha aiutato il settore delle antichità. Ha contribuito a promuovere una collaborazione pubblico-privato con il governo. Così una parte sempre maggiore del settore privato ha iniziato ad aiutare il governo. Ha contribuito a creare turismo culturale e molti, come si può vedere, molte persone arrivano qui da ogni parte del mondo per vedere questa incredibile mostra e noi veniamo qui tutti insieme, tutti uniti. Non ci sono differenze: che tua sia nero, bianco, ebreo, musulmano, hindu, non fa alcuna differenza. Qui siamo tutti umili di fronte alle piramidi e di fronte a questa incredibile civiltà, che è la più antica e ha resistito tutti questi anni, perché fino a oggi, artisti, stilisti, creatori di gioielli e tantissime persone in tutto il mondo, sono state influenzate da questa antica civiltà. È un modo per portare davvero le persone a stare insieme, una maniera per promuovere il pluralismo e l’unità dell’umanità. Non importa quanto sei grande o quanto sei importante, tu sei, tu arrivi qui e ti senti piccolo e umile davanti a questi incredibili monumenti che sono sopravvissuti alle guerre, alle pandemie e a tutti i cambiamenti del mondo. Voglio dire che è l’unica meraviglia del monto antico che non abbiamo perso. Questo significa moltissimo. Qual è la sua prossima sfida per Art D’Egypte? Abbiamo creato CulturVator, abbiamo cominciato creando il progetto chiamato A Tale of Two Cities, Il racconto di due città. Abbiamo organizzato una mostra a Milano, al Museo Ma.Ga. e una ad Atene, al Museo dell’Acropoli. Vogliamo rappresentare il mondo, questa è una nuova sfida e il mondo deve considerare Art d’Egypte e CulturVator.

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