Teresa Cherubini: "Volevo fare il medico, poi ho scoperto il fumetto"

Teresa Cherubini ha la parlata rapida e decisa di chi ha le idee chiare e una gran voglia di esprimerle. Ha gli occhi di una giovane donna che sembra aver già vissuto almeno un paio di vite, che ha trovato la sua strada e ama profondamente ciò che fa. Il sorriso di chi ha saputo approcciarsi a un mondo e a esperienze nuove senza mai recidere le sue radici. Cresciuta in mezzo all’arte , “qualsiasi tipo di arte”, ha trovato la sua forma d’espressione nel fumetto dopo aver percorso, per un po’, una strada completamente diversa. Lo sguardo le si illumina quando parla di fumetti, dei suoi personaggi preferiti . Da qualche anno è uno dei simboli di Cortona Comics, la fiera che si svolge nella città in cui è nata ed è cresciuta, e dove l’abbiamo incontrata per parlare con lei del suo percorso e della sua passione. Figlia d'arte ma di un'altra arte rispetto a quella che ha scelto. Come sono entrati i fumetti nella sua vita? Perché viene naturale immaginarla da piccola circondata di strumenti musicali, musica, canzoni. Ma anche di tantissimi libri. Mia mamma è una grande appassionata di libri per bambini, di libri illustrati quindi me ne ha sempre comprati tantissimi. Li ho tutt’ora in libreria, molti di questi, ci sono affezionata e me li continuo a guardare perché sono delle illustrazioni bellissime. E poi mio babbo ama disegnare, anche se sono due tipi di arte completamente diverse, lui dipinge. E il mio nonno paterno, Mario, aveva una grandissima passione per l'arte e quando è andato in pensione ha aperto un negozio di antiquariato. Quindi sì, sono figlia d’arte, di qualsiasi tipo di arte. Quando ha capito che avrebbe voluto fare la fumettista? L’ho capito studiandolo. Io studiavo biotecnologie in Inghilterra, ho fatto un anno con l’intenzione di passare poi a medicina, e mentre studiavo mi ero anche fatta un po' di amici nel mondo del teatro studentesco dell’università e avevo cominciato a fare la costumista per una delle compagnie di teatro di Durham, dove vivevo, nel nord dell’Inghilterra. Così mi sono resa conto di quanto mi mancasse la creatività in generale, mi mancasse raccontare storie, e di quanto non me ne fregava niente di biotecnologie. Da lì ho capito che volevo andare l'accademia d'arte, volevo disegnare, volevo imparare a raccontare storie più che altro attraverso il disegno perché ne sono sempre stata una grandissima appassionata. Una mia amica del liceo che andava alla School of Visual Arts a New York e si trovava molto bene, sono andata un po' a cercare che corsi offriva e ho visto fumettistica come un'opzione possibile. Leggeva tanti fumetti da bambina? Non sono mai stata una grandissima lettrice di fumetti, leggevo Snoopy, un po' di Spider-Man, un po' di Dylan Dog. Quello che mi attirava era l'idea di imparare a raccontare una storia per immagini, non con l’animazione, che ho provato, ammiro moltissimo ma non è il mio mondo. Il fumetto mi sembrava un'occasione per imparare a raccontare una storia e allo stesso tempo imparare a disegnare, quindi mi sono iscritta, sono andata all'università, ho cominciato a studiare la storia del fumetto, le tecniche e, attraverso dei miei amici, ho cominciato a leggere tantissimi fumetti di qualsiasi genere, di qualsiasi autore, e sono impazzita per il fumetto. A casa come l'hanno presa questa sua svolta? Benissimo, i miei genitori erano decisamente confusissimi dal fatto che io volessi fare medicina, hanno avuto l'esatta opposta reazione rispetto a quella che ti aspetti. Mi dicevano “il medico, ma sei sicura? Ma una roba un po' più artistica? È tanto serio il medico”. E io ero sicura, volevo fare il medico, così mi hanno detto “va bene tesoro, va bene, se vuoi fare il medico, noi ti supportiamo”. Quando a febbraio li ho chiamati per dire che avevano ragione loro e volevo andare all'accademia, gli si è un po' rimesso in ordine tutto, erano contentissimi, sono tuttora contentissimi. Quali sono gli artisti che l’hanno maggiormente influenzata? È una domanda complicata. Per quanto riguarda il fumetto sono cresciuta con i personaggi di Schulz, ho una passione enorme per i suoi fumetti, ho la raccolta quasi completa a casa. Nel fumetto moderno adoro Craig Thompson, i grandi del fumetto americano, dei supereroi. Poi ci sono altri artisti estranei al fumetto che adoro, ho una passione enorme per Van Gogh e Degas, per l’arte di fine Ottocento inizio Novecento, per l'estetica della pittura d'olio. Posso incantarmi davanti a Le ballerine di Degas o ai disastri naturali di Turner. Mi ispira quell’arte, mi ispirano i film d’animazione tipo Spider-Verse della Sony "La Bella addormentata nel bosco" della Disney con quei meravigliosi fondali, la sequenza d’apertura di "Bianca e Bernie", "Fantasia", i film di Miyazaki: due dei miei cinque tatuaggi sono disegnati sui disegni di Miyazaki. Mi piace leggere, mi piace guardare, mi piace vivere nel mondo e prendere ispirazione un po' ovunque. Ha uno stile di disegno che è un po' un ibrido tra l'umoristico e quello dei comics americani, un po' una sintesi. Eppure sarebbe piena generazione manga. Invece io i manga non li ho mai letti, ma non perché c'è un qualche tipo di pregiudizio, secondo me sono fantastici e ho degli amici carissimi che li adorano, ci sono artisti spettacolari nel mondo dei manga e delle graphic novel giapponesi. Però, non so perché, ma non mi sono mai trovata particolarmente attratta da quello stile narrativo. Io scelgo i fumetti andando in libreria, vedo le immagini e come una gazza ladra che vede una cosa luccicosa ne sono attirata. Coi manga non mi è mai successo anche se li trovo spettacolari. Il suo debutto nel fumetto è avvenuto con "La mia estate al Jova Beach Party". Nel fumetto sì, prima avevo pubblicato delle illustrazioni per un libro per bambini. Come è stato condividere questa esperienza? A me piace molto scrivere racconti autobiografici, è anche la cosa principale che faccio ora. Ho una rubrica su F che si chiama Finestrini, quello delle autobiografie è un mondo che ho esplorato molto durante gli anni dell'università, che mi ha sempre interrogato, mi è sempre interessato. "La mia estate al Jova Beach Party" è un fumetto che è nato in maniera molto naturale: mi ero appena laureata, stavo parlando con mio babbo dei piani per l'estate, volevo seguire un po’ il tour e lui mi ha proposto di farlo con un diario a disegni, visto che comunque avrei disegnato. Se fosse venuto bene lo avremmo pubblicato, ed è venuto bene… Per Panini ha pubblicato un breve fumetto per promuovere le donazioni di sangue, "Red Sword". Che importanza ha avuto per lei questo lavoro? Intanto c’è l’aspetto della sensibilizzazione alla donazione di sangue, che trovo importantissima e sento forse ancora più come un dovere per il fatto di non poterlo donare io e perché mio nonno è un donatore che ha donato sangue ogni sei mesi per 50 anni, c’è l’aspetto professionale. Quando mi è arrivata la telefonata da Panini ero al settimo cielo, poi mi sono trovata benissimo sia con l'editor con cui ho lavorato sia con Marco Rizzo, lo sceneggiatore della storia. Io amo i supereroi e quindi poterne creare uno mio è stato proprio bello. Ha un sogno nel cassetto per la sua carriera, un personaggio che vorrebbe disegnare? Tantissimi, ma sono superstiziosa quindi non li dico. Come si trova una giovane donna nell'industria del fumetto italiano? Io mi sto trovando benissimo, sto cominciando a scoprire il mondo del fumetto italiano, sono tornata in Italia due anni e mezzo fa, alla fine del 2022, e piano piano ho cominciato a lavorare, pubblicare, andare alle fiere. In questo momento il mondo del fumetto lo vedo più aperto e inclusivo che mai, i fumetti sono accessibili sia per i lettori che per chi li fa, ci sono un milione di modi per pubblicare un tuo fumetto, per far vedere i tuoi disegni, e quindi questa cosa ti apre al mondo e alle diversità, alle storie, a tutta una serie di cose che magari qualche anno fa erano un po' più di nicchia, un po' più chiuse. Sono contenta ed entusiasta di far parte di questo mondo e di conoscerlo sempre di più, di conoscere più persone, più fumettisti, più scrittori e più fan dei fumetti.

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