Scott Snyder e Nick Dragotta: "Il nostro Absolute Batman rispecchia il mondo di oggi"

E se Batman non fosse stato ricco? Se, nonostante una condizione economica tutt’altro che privilegiata, avesse scelto comunque di combattere la sua crociata personale per Gotham, che Batman avremmo avuto? Da qui partono Scott Snyder e Nick Dragotta per il loro Absolute Batman, che dopo una prima tappa della sua corsa conclusa in trionfo negli Stati Uniti approda in Italia per Panini Comics, presentando una versione decisamente più cruda, violenta e per certi versi attuale dello storico personaggio creato da Bob Kane e Bill Finger. Snyder e Dragotta sono stati ospiti al Napoli Comicon e qui hanno raccontato i retroscena della loro opera a Sky TG24 Insider. Come è nata l’idea della linea Absolute? Scott Snyder: Intorno al 2020 ero stanco dei supereroi e ho iniziato a lavorare su delle storie create da me. In quel periodo ho cominciato ad apprezzare il fumetto supereroistico da fan e mi sono accorto che stavano accadendo un sacco di cose interessanti nella DC e nella Marvel. Però l’opinione più diffusa, in un’epoca in cui il Marvel Cinematic Univers e il DC Cinematic Universe chiudevano una fase importante, era che i supereroi fossero alla frutta. Ma i supereroi non muoiono mai, vengono costantemente reinventati: è successo negli anni 80 e poi di nuovo nei primi 2000 con Geoff Johns. Così ho iniziato a parlare con la DC di una iniziativa simile a quella dei New 52 o di Rinascita, con un rinnovamento di tutta la linea, e loro sono stati entusiasti. L’idea era di lasciare che gli autori di cui ci fidiamo di più prendessero questi personaggi e li reinventassero in ciò che sentivano rilevante e personale e che pensavano li avrebbe potuti rendere ancora più interessanti per i giovani lettori. Bruce è sempre Batman, il trauma che lo ha originato è simile, ma il contest sociale cambia. Come ciò ha impattato sullo sviluppo del personaggio? Scott Snyder: Beh, l’idea era che, anziché essere un miliardario, che oggi è una figura decisamente meno eroica, potesse essere una persona della classe lavoratrice, che potesse essere una forza di rivolta rispetta al sistema, un agente del caos. Non esiste trauma più grande negli Stati Uniti delle sparatorie di massa, e i nostri leader si limitano a pensieri e preghiere ma non fanno niente al riguardo. E i nostri figli continuano a essere massacrati. Ed è qui che ho pensato potesse avere origine il tutto: piuttosto che da una rapina in un vicolo buio, questo Batman sarebbe nato dalla perdita di un genitore in una sparatoria. Ho pensato che sarebbe stato un Batman molto rilevante. Come avete convinto la DC ad accettare questo cambiamento così importante? Scott Snyder: Sono dovuto andare da Jim Lee e dirgli che questa era la mia condizione per arrivare all’accordo e realizzare questa storia. Senza di questo, non ne sarebbe valsa la pena. E lui ha detto che andava bene, non si è mai tirato indietro e non ci ha mai detto che non potevamo farlo. Ci hanno lasciato fare tutte le cose su cui temevo avrebbero avuto da ridire, persino la pagina col titolo del nostro primo numero: una doppia che mostra una pistola nera sullo sfondo di un celo blu; avevamo un’alternativa in caso di un loro rifiuto ma non è servita. Dragotta, trovo il design di questo Batman fantastico: è enorme e il suo costume è meno tecnologico. Ma da subito vediamo un gadget decisamente sorprendente sul suo petto. Come è nata questa idea? Nick Dragotta: Non è facile capire dove sta il confine tra le idee di Scott e le mie, ne abbiamo avute così tante e ce le siamo scambiate sulla pagina e al telefono che, ora come ora, non saprei davvero dire chi ha pensato cosa. L’idea era di capire se sarebbe stato un Bruce che faceva tutto da sé o se avrebbe usato degli strumenti. E ho pensato che piuttosto che fornirgli una cintura piena di gadget, questo stesso costume, nel suo complesso, sarebbe stato pieno di gadget. Così ogni parte del costume può essere un’arma o uno strumento. Ed è sembrato naturale che il suo simbolo potesse essere un grande scudo e, parlandone tra di noi, abbiamo deciso che potesse anche diventare un’ascia. Le tavole sono estremamente dinamiche, l’azione è frenetica e alcune pagine sono piene di vignette. Come ci avete lavorato? Ed è stata dura disegnarle? Nick Dragotta: In realtà è stato uno dei fumetti più facili che abbia mai dovuto disegnare, direi che si disegna da solo. E, sai, sono così grato a Scott perché questo è il fumetto in cui ho avuto la collaborazione più stretta con lo sceneggiatore tra quelli a cui ho lavorato, e devo dire che ho partecipato ad alcune grandi collaborazioni, in carriera. Non c’è una vera sceneggiatura, è tutto già nella mia testa, e Scott si fida pienamente di me. Mi dice semplicemente: Nick, lo sai, questa deve essere una scena di combattimento. E non manca di ricordarmi che Batman farà qualcosa di esaltante in quella scena, poi mi dà tutto lo spazio necessario per creare. E se mi limito, so che lui mi stimolerà a fare di più. Ricordo in particolare una scena con una portata importante, ci siamo seduti, l’abbiamo guardata, ci siamo detti: può essere più grande, allunghiamola. Ci sono un sacco di vignette perché non c’è sceneggiatura, sono libero di buttare tutto in pagina. Abbiamo invece consapevolmente deciso di rallentare sulle scene non di combattimento, un po’ come se fossero messe in scena su un palco, giocare col ritmo. Nonostante anche questo Batman conservi i limiti morali delle sue azioni, è decisamente più violento rispetto a quello canonico. Nick Dragotta: Penso che la violenza di questo Batman rifletta il nostro mondo, dove tutto è più violento. E penso che dobbiamo chiederci fino a dove può spingersi. Non voglio fare spoiler, ma tutto è legato al suo trauma. Scott Snyder: Abbiamo pensato tanto a come Batman utilizza la violenza nella serie regolare e penso che uno dei motivi per cui la usi meno è che moltissime risorse e potere, molti più di quanti ne abbiano i suoi avversari. Ma quando hai veramente poco e i tuoi nemici hanno tanto, una cosa a cui questi ultimi non sono così abituati è prendere un pugno in faccia o incontrare qualcuno che irrompa dalla porta e sia più grosso delle loro guardie del corpo. Anche che il suo simbolo sia un’ascia è una scelta, vuole abbattere le barriere del privilegio e del potere e dire ai suoi nemici “non puoi stare in questa posizione e opprimere tutti”. Per questo è più grande e più spaventoso, è un bambino che non ha le comodità del Bruce Wayne ufficiale. La violenza è scritta nel suo DNA per via del suo trauma. È un Bruce più arrabbiato e idealista che usa la violenza come uno strumento perché non ha molto altro. Nick Dragotta: Inoltre, la DC ci ha chiesto se sarebbe stato il solito Batman che picchiava i suoi avversari e abbiamo detto di no. Infligge dolore alla gente perché possa imparare dal dolore, se ti manda all’ospedale starai seduto su un letto a riflettere su ciò che hai fatto e magari imparerai da questo. Scott Snyder: A tal proposito, ricordo che stavamo realizzando il primo numero e Nick ha detto: “Prima di tagliare le mani a questo tizio dovrebbe dire ‘questo è il momento di riflettere sulla tua vita’ e quindi mozzargliele. E così ho messo questo dialogo. Batman non è l’unico personaggio di cui avete cambiato la storia. Possiamo vedere un Alfred diverso e anche i suoi villain cambiano forma, persino quello più iconico di tutti. Scott Snyder: Beh, Joker per me è sempre stato l’opposto di Batman, quindi se Batman viene dalla classe operaia, Joker dovrà per forza essere il bel miliardario con tantissimi soldi e risorse e isole intorno al mondo. Il cast di supporto si è sviluppato nel corso del tempo, quello che questo Batman deve imparare è che se vuoi cambiare il mondo senza avere le risorse personali e patrimoniali per farlo, avrai bisogno di un sacco di alleati che credono nella stessa cosa. Così abbiamo pensato di iniziare con un gruppo di amici che all’inizio non vuole coinvolgere ma poi finisce per coinvolgere. Ci siamo chiesti chi potessero essere questi amici e abbiamo pensato ai suoi rivali abituali. Harvey Dent, Oswald Cobblepot, Waylon Jones, Eddie Nigma, Selina Kyle. E più andavamo avanti nella scrittura, più capivamo che era emblematico di cosa volessimo fare con tutta la serie, che le persone che normalmente combattono Batman si sentissero invece vicine a questo Batman, anche se criminali. E così, scrivere gli “amici” di Batman è forse stata la mia cosa preferita. Forse proprio questa è stata la cosa più audace che avete fatto: far affiancare Batman da dei criminali, avvicinarlo alla criminalità. Scott Snyder: Credo che questo sia il Batman più audace a cui abbia mai partecipato, per come è nato e la libertà che abbiamo avuto. La DC è sempre stata molto disponibile con me e Greg , e abbiamo sempre provato a spingere il più possibile per fare qualcosa di nuovo, e ne sono fiero. Però una cosa è lavorare dentro la continuity, che comunque ha delle limitazioni, altro è farlo su un progetto del genere, dove abbiamo realmente potuto reinventare una parte della storia del personaggio. E devo dare credito alla DC e ancora di più a Nick, il mio partner, che ha condiviso questa visione. Non potevo chiedere un socio migliore, mi ispira a spingere sempre di più e a essere più audace ogni numero. Negli Stati Uniti la serie ha già concluso il suo primo arco, in Italia arriva ora. In patria ha venduto molto bene. Come lavorerete per tenere alta l’attenzione dei lettori e continuare a sorprenderli? Scott Snyder: La verità è che non ci aspettavamo che la serie andasse così bene come sta andando negli Stati Uniti. Alla DC mi avevano detto che avrebbero fatto danze di gioia se avessimo raggiunto le 100 mila copie e in realtà ora siamo oltre le 500 mila, e continua a vendere. E anche le altre serie Absolute hanno superato quota 100 mila, la peggiore è a 130 mila. Anche Martian Manhunter, che è molto sperimentale, sta vendendo benissimo. Questo significa tantissimo per noi, significa che lì fuori c’è una base di fan ricettiva che ti permette di osare, fare cose nuove e coraggiose. Quello che faremo ora per catturare l’attenzione del pubblico italiano o americano è solo continuare a scrivere la storia che per noi significa di più, che ci sembra il fumetto che ci piacerebbe prendere e leggere, e provare a scriverlo per noi e i nostri figli. Nessun trucco, vogliamo essere onesti e trasparenti sul perché stiamo facendo questo fumetto e sul come lo facciamo. Speriamo solo che la gente continui a rispondere così.

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