Sean e Jacob Phillips a Lucca Comics & Games: "Tra noi una collaborazione normale"

Padre e figlio uniti dal talento straordinario per il disegno e dalla passione per il noir e il crime. Un filo rosso generazionale unisce Sean e Jacob Phillips, disegnatori britannici sodali di Ed Brubaker, con cui da tempo collaborano. Ventiquattro anni per Sean, con 12 titoli – l’ultimo dei quali Dov’era il corpo, pubblicato in Italia da Saldapress, qualcuno in meno per Jacob, che comunque è ormai stabilmente il loro colorista e che con Chip Zdarsky ha realizzato come disegnatore l’apprezzata serie Newburn . Entrambi sono stati ospiti di Lucca Comics & Games, dove hanno rilasciato un’intervista a Sky tg24 Insider. Sean, ho contato 12 titoli che tu ed Ed Brubaker avete realizzato insieme. Sono passati 24 anni da quando hai iniziato a collaborare con lui inchiostrando Scena del crimine. È un matrimonio artistico molto lungo, qual è il vostro segreto? Sean: Credo che il motivo sia che ci fidiamo l’uno dell’altro. Sono sempre stato un fan del suo lavoro prima che iniziassimo a collaborare, a me piace come scrive, a lui piace come disegno, entrambi ci lasciamo grande libertà nello svolgere i nostri compiti. Siamo fan uno dell’altro, e penso che questo aiuti parecchio. Dov’era il corpo è il più recente tra i vostri titoli pubblicati in Italia. L’ho adorato, è così divertente e dà l’idea che anche voi vi siate divertiti molto a farlo. È così? Sean: Sì, penso di sì, penso sia una delle cose migliori che abbiamo mai fatto e che sia un po’ diverso da quello a cui siamo abituati. In parte perché è ambientato alla luce del giorno e non nella penombra, e poi perché abbiamo scelto un modo diverso di raccontare un crime: solitamente seguiamo un protagonista, una persona cattiva che fa cose cattive, ma per Dov’era il corpo abbiamo seguito personaggi diversi che vivono sulla stessa strada, e per me è stato interessante disegnarlo. Un’altra cosa nuova per me è che ho disegnato scene di interni, cosa che di solito faccio poco. La tua arte è così dettagliata, pittorica ma con un tocco di cartoonistico. Come hai sviluppato il tuo stile? Sean: Semplicemente disegnando migliaia di pagine di fumetti, è così che succede. All’inizio avevo un sacco di influenze piuttosto ovvie nei miei primi lavori. Ora non sono più tanto interessato al livello superficiale del mio stile, mi interessa la storia. Così a volte cambio il mio stile perché la storia lo richiede. Parlando di colori, Jacob, sono più brillanti e caldi rispetto ai tuoi lavori precedenti. Come avete scelto la palette? Jacob: È stato difficile, perché è decisamente più semplice colorare le scene notturne. Così ho cercato di non fare cose troppo banali, con colori troppo splendenti. Sean: Per esempio i cieli verdi. Jacob: Sì, i cieli verdi. Ho cercato di spingere un po’ per rendere il tutto più interessante, non i classici cieli blu e alberi verdi. Il che è difficile per poter ritrarre l’estate in California o in qualsiasi posto la storia sia ambientata. Ormai è da un po’ che lavorate insieme. Com’è lavorare con tuo padre? Jacob: Normale, come lavorare con chiunque altro. Viviamo a distanza di chilometri, non ne parliamo al telefono, non ci messaggiamo sul lavoro. Semplicemente lui mi manda le pagine man mano che le disegna e io le coloro in un paio di settimane, prima della deadline. Gli mando 10 pagine e lui molto raramente chiede dei cambiamenti. Abbiamo una relazione molto professionale. E come è lavorare col proprio figlio? Sean: Sì, come lavorare con chiunque. Voglio dire, sono molto fortunato a poter lavorare con lui, fin da quando lavoro con Ed e possiamo scegliere con chi lavorare, sono stato molto fortunato. È molto bello poter avere accanto qualcuno di cui mi fido e che so che lavora bene. Jacob, quando hai realizzato che avresti voluto fare lo stesso lavoro di tuo padre? Jacob: In realtà non è mai successo. All’università ho studiato illustrazione e animazione, poi ho iniziato a lavorare come illustratore, era quello che volevo fare. Per caso sono finito a fare fumetti e a colorarli. Ho colto l’occasione. Facevo sample fumettistici per diversi autori e così ho iniziato a fare fumetti. E di recente hai debuttato come disegnatore in Newburn. Quando hai capito che era giunto il momento per fare questo passo? Jacob: In realtà ho iniziato a lavorare a Newburn nello stesso periodo in cui ho cominciato a fare il colorista. Ma venendo dall’illustrazione, alla fine, è solo un’altra forma dello stesso lavoro. Sean, per anni hai lavorato su storie supereroistiche. Come ricordi quel periodo? Sean: Da bambino ero un grande fan dei fumetti supereroistici, lavorare su Spider-Man e Batman è ovviamente qualcosa di eccezionale, ma penso che bisogni essere americani per disegnare supereroi, devi avere qualcuno che ti insegni come disegnarli bene, e non mi sono mai sentito come se davvero sapessi cosa stavo facendo. Anche disegnare tutti quei muscoli è molto difficile, è decisamente più facile disegnare persone a cui sei vicino. E perché hai deciso di lasciartelo alle spalle per concentrarti sui tuoi lavori creator owned? Sean: È stato divertente disegnare personaggi che amo come Spider-Man, Judge Dredd, Conan, Batman, Superman, ma sentivo di aver il bisogno di fare cose più piccole. Inoltre, soprattutto nell’industria del fumetto americana, non importa quanto tu possa essere popolare, all’improvviso non lo sei più, un giorno l’editor smette di chiamarti e inizia a chiamare qualcun altro al posto tuo. Tutto questo mi ha spinto a fare i miei lavori creator owned in cui io ed Ed potevamo continuare a fare le nostre cose anche con un’audience più piccola. È successo più o meno nel periodo in cui Ed stava scrivendo Capitan America e io stavo disegnando Marvel Zombies, indipendentemente dall’idea di fare dei fumetti creator owned avevamo deciso che volevamo lavorare insieme. Ed è stata una grande scommessa finanziaria perché gli accordi fatti con Marvel e Image per Criminal non prevedevano una tariffa per pagina, venivamo pagati un anno dopo e sulla base delle copie vendute. Ma Ed aveva creato il Soldato d’Inverno e ucciso Capitan America, io avevo fatto Marvel Zombies, avevamo fatto un po’ di soldi così, avevamo un cuscinetto di sei mesi per prenderci questo rischio e ci ha ripagato. Ancora ci si sente piuttosto precari, a volte, ma è bello poter fare le nostre cose e averne il controllo. Sean, ho letto nella postfazione di Dov’era il corpo che da tempo chiedevi a Ed di scriverti una storia d’amore e lui alla fine ti ha dato sempre un crime con un po’ di sentimento. Sei ancora alla ricerca di quella storia o ti sta bene così? Sean: Il motivo per cui volevo disegnare un romance è perché io ho iniziato a 15 anni nel Regno Unito disegnando Girl Comics, scuole di scolarette, orfane vittoriane, ballerine, ginnaste. E avevo sviluppato un modo molto specifico di disegnare queste cose. Così volevo vedere se avrei potuto applicare lo stesso stile a come disegno ora. I miei eroi sono sempre stati tossici è un romance inserito nell’universo narrativo di Criminal e mi ha permesso di capire cosa potevo fare utilizzando di nuovo quello stile, tornando indietro nel tempo: è qualcosa che risulta completamente diversa da ciò che avevamo fatto prima, anche perché è la prima delle nostre storie a esser stata colorata da Jake ma anche per come ho lavorato sui neri, senza ombre sui volti come invece facevo moltissimo sugli altri lavori e abbiamo inventato una palette di colori che rimandasse ai fumetti britannici degli anni 60. Quindi non credo che il genere fosse poi così importante.

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