I Rostri della Battaglia delle Egadi

“Studio dentistico, buongiorno… No, il dottore non c’è in questo momento, è andato al porto”. La segretaria risponde così a chi telefona per prenotare una visita. Perché il dottore, il dentista, oltre ad essere uno stimato professionista di Trapani, è anche appassionato di archeologia subacquea, diving e storia antica. Così appassionato da frequentare, tra una seduta d’igiene dentale e l’asportazione di una carie, un corso trimestrale di archeologia presso la sede distaccata dell’Università di Bologna a Trapani. Tra i docenti di questo corso c’è anche il professor Sebastiano Tusa, noto archeologo siciliano fondatore della Soprintendenza subacquea della Regione Siciliana. Ed è proprio a chiusura di uno di questi corsi parauniversitari che il dentista di Trapani presenta come tesina un lavoro in gesso che fa saltare sulla sedia i professori presenti. Il calco in gesso del rostro romano Il dentista archeologo – il nome pur sapendolo abbiamo deciso di non scriverlo per rispetto della sua privacy - aveva realizzato una copia in gesso di un manufatto che destò subito l’attenzione dei professori del corso universitario. Assomigliava infatti in tutto e per tutto ad un antico rostro, l'arma micidiale usata nelle antiche battaglie navali per sfondare e affondare la nave avversaria. Oggetto di cui si aveva fino al quel momento conoscenza indiretta soltanto dai racconti degli storici antichi e per diretta grazie agli unici esemplari ritrovati nel Mediterraneo occidentale, tra cui il più importante è sicuramente quello rinvenuto in Israele. Sebastiano Tusa e la Battaglia delle Egadi Sebastiano Tusa, stimato archeologo subacqueo, ex assessore alla Cultura della regione Sicilia, restò ucciso nel tragico schianto del Boeing 737 in volo dall’Etiopia al Kenya. La data dell’incidente è quella del 10 marzo 2010. Per uno strano scherzo del destino è la stessa data, con qualche millennio in meno, della Battaglia delle Egadi: 10 marzo 241 a.C. “Una combinazione inquietante”, commenta Valeria Li Vigni, compagna di una vita di Sebastiano, che oggi in qualità di presidente della Fondazione Sebastiano Tusa conserva la memoria delle straordinarie imprese archeologiche realizzate dal marito. Tra queste straordinarie imprese, spicca sicuramente l'individuazione del luogo esatto in cui si tenne l’epico scontro tra romani e cartaginesi che mise fine alla Prima guerra punica. Tutto ebbe inizio un giorno di quel lontano 2004, dalla presentazione di quella tesina universitaria da parte di un dentista di Trapani, da quel piccolo plastico realizzato con il gesso recuperato in studio. Il dentista non molla Sarà stato bravo a cavare denti, ma sicuramente una cosa che il nostro professionista non voleva fare era restituire quello che teneva in casa. Un antico rostro romano, appoggiato su un carrellino di legno munito di quattro rotelline per spostarlo da una camera all’altro. Venuto a conoscenza dell'esistenza del rostro, Sebastiano Tusa invitò subito il professionista di Trapani a restituire l’oggetto alle autorità. Rostro che il dentista aveva molto probabilmente ricevuto in pagamento per una sua prestazione professionale da parte di un pescatore passato dal suo studio. Era previsto anche un premio per il rinvenimento di un reperto di così alto valore. Ma non ci fu nulla da fare, il dentista non voleva restituirlo. Fu dunque necessario far intervenire i Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico di Palermo, che a loro volta coinvolsero i colleghi del reparto operativo sezione archeologia del Comando Carabinieri tutela patrimonio cultura di Roma. Il rostro fu sequestrato subito e Tusa fu nominato responsabile giudiziario della conservazione del rostro durante il processo al dentista che si aprì di lì a poco. Ma da dove diamine era arrivato quel rostro? Non ci volle molto a individuare il pescatore che lo aveva recuperato in mare, impigliato in una delle reti utilizzate nel corso della pesca a strascico e che lo aveva poi ceduto al dentista. Occorre in realtà precisare che il dentista ha negato che il pescatore sia mai stato un suo paziente, sostenendo invece di aver trovato il rostro sul molo al porto di Trapani e di averlo scambiato per un pezzo d'ala di aereo. Abbiamo sentito al telefono il professionista siciliano che era comprensibilmente piuttosto seccato nel dover rivangare un episodio per lui doloroso. La Battaglia delle Egadi Sebastiano Tusa, ben prima del ritrovamento del rostro, era sempre stato convinto che il luogo della Battaglia delle Egadi non fosse quello riportato sui libri di storia, secondo cui l'epico scontro avrebbe avuto luogo nei pressi di Cala Rossa, una delle spiagge più belle dell'isola di Favignana, al largo della costa occidentale della Sicilia. Alcuni sostenevano che il nome del posto derivasse dal sangue dei Cartaginesi morti, cosa improbabile visto che il sangue in acqua si dissolve in pochi minuti. In realtà, il nome di Cala Rossa sembra derivare dai residui ferrosi rilasciati dalle rocce presenti in loco. Del resto, il fatto che in tutti questi anni non fosse mai stato trovato alcun reperto archeologico collegabile ai romani o ai cartaginesi la diceva già lunga sul fatto che non si trattasse del posto giusto. I ceppi di ancora C'era invece un luogo nella zona dove diversi reperti archeologici erano stati trovati. Un luogo distante da Favignana ma pur sempre nell’arcipelago delle isole Egadi: sulla costa orientale dell’isola di Levanzo, a ridosso di Capo Grosso. E proprio sotto Capo Grosso si sarebbe nascosta la flotta romana pronta ad assalire le navi cartaginesi al loro passaggio. Il celebre archeologo subacqueo Cecé Paladino, molto attivo negli anni ’60 e ’70 in Sicilia, raccontava spesso di aver trovato centinaia di ceppi di ancora risalenti all’epoca romana in una zona impervia della costa dell’isola di Levanzo. Che ci facevano tutte quei ceppi in una parte della costa dove per le navi l’approdo era praticamente impossibile? La tesi - sostenuta da Cece Paladino e condivisa da molti archeologi tra cui lo stesso Tusa - era che le navi romane si fossero nascoste dietro l’isola per sorprendere i cartaginesi che si dirigevano ad Erice, sulla costa siciliana vicino a Drepana, l'antico nome della città di Trapani. Portavano vettovaglie e aiuti concreti ai cartaginesi sotto assedio. Un’imboscata vera e propria, quella dei romani. E così avvenne: al passaggio dei nemici, i romani tagliarano i cordoni delle ancore in tutta fretta, lasciando centinaia di ceppi sui fondali per oltre due millenni. La ricerca ha inizio Tusa ha raccolto diversi indizi. Le navi romane devono per forza trovarsi nei pressi di Capo Grosso sull’isola di Levanzo, in una zona compatibile con quella di azione del pescatore che trovò il rostro e lo cedette al dentista. Anche se con la pesca a strascico non era facile individuare il luogo esatto: poteva aver catturato l’oggetto nella sua rete senza accorgersene subito trascinandolo per chilometri. Ma Sebastiano Tusa non si scoraggia. Per le ricerche servono fondi. Tanti soldi. Ma ecco presto un altro colpo di fortuna. Grazie all’amico archeologo George Bass, entra in contatto con la RPM Nautical Foundation di George Robb jr, una fondazione americana che ha come scopo la caccia ed il ritrovamento di antichi reperti archeologici. Per loro scovare il luogo in cui si tenne la più grande battaglia navale nel Mediterraneo appare subito come una sfida da non lasciarsi scappare. E così, a bordo della grande impresa, salgono subito lo stesso George Robb jr, il Ceo della Rpm James Goold e – qualche anno dopo - l’archeologo americano William Murray. L’impresa ha inizio! Un buco nell’acqua Il ritrovamento del primo rostro nello studio del dentista risaliva al 2004. Le prime ricerche in mare della RPM Nautical Foundation partirono l'anno dopo, nel 2005. Inizialmente occorreva mappare l’intera area in mare tra Levanzo, Calaminnola e l’isola di Marettimo, alla profondità di circa 80-90 metri. Ogni anno durante il mese di agosto, gli americani arrivano in Sicilia a caccia dei rostri. Utilizzano tecnologie avanzate tra cui il Sidescan sonar e il robottino Rov, cercano oggetti che non riescono a trovare. Il tempo passa e dei rostri non c'è traccia. Che l’intera impresa fosse solo un gigantesco buco nell’acqua? Poi, finalmente la svolta: gli americani individuano un’anfora la cui datazione risulta compatibile con il periodo storico delle guerre puniche. È un primo piccolo importante passo. Trovato il secondo rostro! Poi il terzo, il quarto… E così, dopo tre anni di ricerche, fu finalmente scoperto il primo rostro in mare, il secondo della battaglia delle Egadi, dopo quello "del dentista". Piuttosto lontano in realtà dalla zona indicata dal pescatore. Quella fu una scoperta epocale. In 26 anni di ricerche, sono stati individuati 27 rostri, la maggior parte dei quali appartenenti a navi romane, tre a navi cartaginesi. Cosa un po' strana considerando che i romani avrebbero vinto la battaglia contro i cartaginesi. La spiegazione la fornisce un recente studio del professor William Murray: buona parte delle navi romane affondate sembra fossero in realtà già nel possesso dei cartaginesi che otto anni prima le avevano sottratte ai romani nella battaglia di Drepana, l’odierna trapani, che si era conclusa con una sonora sconfitta per i romani. Insieme alla Rpm Nautical Foundation, in questi anni ha operato anche la SDSS di Mario Arena. Un team di subacquei che si è occupato di raggiungere fisicamente i rostri, imbragarli consentendone il recupero in superficie. Due di questi rostri, il dodicesimo e il tredicesimo, furono scoperti direttamente da loro, nel corso delle attività di routine subacquee. Accanto ai rostri, furono trovati anche piccoli oggetti dal grande valore storico: spade, elmi, monete romane e cartaginesi in grado di aiutare gli archeologi a ricostruire il contesto storico della più grande battaglia navale dell’antichità. L’unica battaglia del Mediterraneo occidentale di cui è stato ritrovato l'originario sito archeologico. Una battaglia, quelle delle Egadi, che ha cambiato per sempre le sorti della storia. Da quel momento infatti è iniziata l’irresistibile ascesa dell’Impero Romano. LINK PODCAST SPREAKER https://www.spreaker.com/episode/i-rostri-della-battaglia-delle-egadi--62561706 LINK PODCAST SPOTIFY https://open.spotify.com/episode/6lCNkSJK7WT03KU0fyjFLt?si=jIclSK9dRxauTUzNanBa2A