L’Atleta Vittorioso di Fano, la storia della statua di Lisippo contesa

"Un mort ! Un mort in mare"..."No, non l'è un mort, l'è una statua". Gli occhi ancora chiusi dal sonno fanno brutti scherzi agli uomini della Ferruccio Ferri, salpati all'alba dal porto di Fano per la consueta battuta di pesca a strascico. Impigliato in un braccio della rete del peschereccio c'è qualcosa che inizialmente li fa pensare ad un morto. Ma non è un corpo, è una statua. Lo si capisce bene quando il misterioso oggetto viene posato sul ponte della nave: è una proprio una statua incrostata, senza caviglie e con due buchi al posto degli occhi. Non sanno ancora - i pescatori di Fano - di avere pescato una delle più celebri sculture dell'antichità, un’opera in bronzo attribuita al celebre scultore greco Lisippo, prediletto da Alessandro Magno. La statua risale al 340 a.C. e rappresenta un giovane atleta che ha partecipato e vinto le Olimpiadi greche. Gli uomini della Ferruccio Ferri si trovano a sud ovest dell'isola Longa o isola grossa con un fondale sui 70 metri. La statua resta impigliata nel corso della pesca a strascico, issata a bordo e poggiata sul ponte di coperta. Era il 14 agosto 1964. Pochi giorni dopo il peschereccio rientrerà nel porto di Fano. Qui la statua verrà nascosta sotto una rete da pesca per non farsi scoprire dagli uomini della Guardia di Finanza. Trasportata a casa dell'armatore Guido Ferri detto "Il bello", verrà sepolta in periferia, in un campo di cavoli, nell’attesa di trovare un compratore. La grande statua di Lisippo – rimasta sott’acqua per millenni - viene sepolta sotto terra.' Nascosta in una vasca da bagno Dopo qualche mese degli acquirenti si fanno avanti: si tratta di tre cugini di Gubbio, proprietari del cementificio Barbetti. Comprano la statua e la fanno nascondere nella canonica della cittadina. Il prete la nasconde immergendola in un vasca piena d'acqua e coprendola con un drappo rosso. All’armatore e ai pescatori che l’hanno trovata vengono dati tre milioni e mezzo di lire. La statua da Gubbio viene poi esportata attraverso un intermediario di Milano in Germania dove un antiquario tedesco di nome Herzer si occupa di trovare acquirenti di grande prestigio. Tra le persone interessate c'è anche l'allora uomo più ricco al mondo: J. Paul Getty, fondatore del Getty Museum di Los Angeles e della Getty Villa di Malibu. Il petroliere vede la statua più volte ma non si fida: teme che lo Stato italiano possa chiederla indietro denunciandone l’illecita esportazione. E così, almeno finché Paul Getty resta in vita, l’acquisto non viene perfezionato. Quando però Getty muore, il suo curatore di opere antiche, il ceco Jiri Frel, procede quasi subito all’acquisto. La statua viene prima ceduta ad una società intermediaria, l’Artemis che a sua volta la rivende al museo di Malibu. E così, nell'agosto del ’77, l’Atleta di Lisippo viene acquistato dal J. Paul Getty trust per 3 milioni e 950mila dollari. Altro che i tre milioni e rotti di lire dati ai poveri pescatori di Fano! L’atleta attraversa l'oceano, trova una nuova casa e un nuovo nome: il “Getty Bronze”. Nascosta in una vasca da bagno Dopo qualche mese degli acquirenti si fanno avanti: si tratta di tre cugini di Gubbio, proprietari del cementificio Barbetti. Comprano la statua e la fanno nascondere nella canonica della cittadina. Il prete la nasconde immergendola in un vasca piena d'acqua e coprendola con un drappo rosso. All’armatore e ai pescatori che l’hanno trovata vengono dati tre milioni e mezzo di lire. La statua da Gubbio viene poi esportata attraverso un intermediario di Milano in Germania dove un antiquario tedesco di nome Herzer si occupa di trovare acquirenti di grande prestigio. Tra le persone interessate c'è anche l'allora uomo più ricco al mondo: J. Paul Getty, fondatore del Getty Museum di Los Angeles e della Getty Villa di Malibu. Il petroliere vede la statua più volte ma non si fida: teme che lo Stato italiano possa chiederla indietro denunciandone l’illecita esportazione. E così, almeno finché Paul Getty resta in vita, l’acquisto non viene perfezionato. Quando però Getty muore, il suo curatore di opere antiche, il ceco Jiri Frel, procede quasi subito all’acquisto. La statua viene prima ceduta ad una società intermediaria, l’Artemis che a sua volta la rivende al museo di Malibu. E così, nell'agosto del ’77, l’Atleta di Lisippo viene acquistato dal J. Paul Getty trust per 3 milioni e 950mila dollari. Altro che i tre milioni e rotti di lire dati ai poveri pescatori di Fano! L’atleta attraversa l'oceano, trova una nuova casa e un nuovo nome: il “Getty Bronze”. La decisione della Corte europea Quella per avere indietro il Lisippo è stata una lunga battaglia giudiziaria a colpi di carte bollate ma anche una disfida diplomatica tra Italia e Stati Uniti che ha avuto alti e bassi negli anni con atteggiamenti spesso contrastanti a seconda del colore politico di chi reggeva il timone a via del Collegio Romano. Con Rutelli ministro della Cultura, nel 2007 l'Italia concluse un importante accordo con il Getty Museum che le consentì di riavere tesori trafugati come la Dea di Morgantina o i Grifoni di Ascoli Satriano. Ma ogni accordo escludeva la statua più preziosa. Cosi ha dichiarato Francesco Rutelli nella puntata sull’Atleta di Fano del podcast trafug’Arte. “La scultura dell'Atleta è di un'importanza eccezionale e avrebbe dovuto essere notificata secondo le procedure e non esportata illegamente, per poi essere immessa sul mercato e acquistata dal Getty. Questa è una battaglia politica che il governo italiano deve fare con un negoziato politico. Ai tempi con il Getty abbiamo negoziato duramente e io ho sbloccato la cosa comunicando che la loro non collaborazione avrebbe comportato l'interruzione di tutte le attività con i musei italiani. Qualcosa si sbloccò, alla luce di questo, in una notte ”. Una posizione quella di Francesco Rutelli che negli anni successivi fu condivisa soltanto da un altro ministro dei Beni culturali: Alberto Bonisoli del governo Conte I. Tutt'altra posizione fu poi presa da Franceschini e da Sangiuliano. Addirittura, in risposta ad un'interrogazione parlamentare presentata della senatrice Margherita Corrado, un sottosegretario alla Cultura del governo Franceschini rispondeva che i beni antichi italiani all'estero sono da considerarsi come una sorta di "brand", uno strumento per "far conoscere all'estero la cultura italiana". Posizione davvero curiosa se non pericolosa. E Sangiuliano non sembra essersi discostato dalla posizione del suo predecessore o aver fatto passi avanti concreti per ottenere la restituzione dell’Atleta. Ora che Sangiuliano si è dimesso per i motivi che tutti sappiamo, l’attuale ministro della cultura Alessandro Giuli come risponde? La palla tocca a lui affinché l’Atleta torni finalmente “vittorioso” in Italia! Trafug’Arte, il podcast sull'Atleta Vittorioso di Fano. Puntata #2 Cliccando sul pulsante play qui sotto potete ascoltare dalla diretta voce dei protagonisti la storia del ritrovamento e illecita esportazione dell’Atleta vittorioso di Fano. Se avete notizia di storie di beni trafugati o misteri relativi ad opere d'arte scomparse o ritrovate, scrivete a trafugarte@gmail.com