Quando i producer diventano le nuove star della musica

Un tempo i principali protagonisti del pop-rock erano i cantanti. Che fossero donne o uomini, solisti o parte di una band , autori delle canzoni o semplicemente interpreti, poco importava. Qualunque fosse il genere specifico, erano loro le star: in molti casi nella musica soul e r&b il nome delle band metteva in prima piano il cantante e poi quello del gruppo, come Harold Melvin & The Blue Notes, Gladys Knight & the Pips, Martha & The Vandellas e così via. I Dj, superstar degli anni '90 Poi, verso la fine degli anni '90, iniziò ad affermarsi il DJ superstar: dalla figura di semplice selezionatore di brani per riempire la pista da ballo emersa alla fine degli anni '70 con la nascita della discomusic prima e poi della cultura hip-hop, con il tempo ha assunto sempre più un ruolo chiave anche nel mondo pop. Negli anni '80, la rivoluzione elettronica ha iniziato a trasformare il panorama del Djing: la diffusione di mixer elettronici e drum machine ha consentito ai dj di produrre musica in tempo reale, aprendo la strada alla cultura rave e alla musica elettronica e nei '90 l'introduzione dei software di mixaggio digitale e dei controller MIDI ha reso il processo più accessibile a un pubblico più ampio. Questo ha fatto sì che i dj non fossero solo dei “giocolieri del disco” ma dei veri e propri beatmaker, nonché artisti capaci di modellare la propria musica adattando quella altrui o creandone di nuova, riflettendo il dinamismo della cultura musicale. Ma negli ultimi anni all'interno della musica urban – cioè quella che mette insieme l'r&b, il rap e l'elettronica - si è imposta una figura che in realtà c'è sempre stata, ovvero quella del produttore, ma in questo caso in un nuovo ruolo di autore e di aggregatore di talenti. Produttori dalle quinte al palco In passato i produttori erano un po' delle figure “fantasma” conosciute solo dagli addetti ai lavori o dai fans, anche se alcuni di questi sono stati dei protagonisti fondamentali, noti al grande pubblico: George Martin per tutti era conosciuto come il Quinto Beatle, Phil Spector creò il Wall of Sound che plasmò il pop di almeno vent'anni e poi, nei vari decenni, Brian Eno , Quincy Jones , Rick Rubin e Jack Antonoff . In questi ultimi anni nella musica urban, che è diventato il nuovo pop, i produttori grazie alla popolarità acquisita e al loro riconosciuto marchio di fabbrica sonoro sono diventati sempre più importanti, al punto da intestarsi dei dischi e ad essere degli aggregatori di grandi artisti intorno ai loro progetti musicali. Raccontiamo brevemente la storia di due producer, uno canadese, l'altro italiano, entrambi con un nome d'arte: Kaytranada e Mace. Kaytranada, talent scout e superclassico Kaytranada - vero nome Louis Kevin Celestin, canadese di origini haitiane - nasce come disc jockey e inizia a fare remix ispirati a Madlib e J Dilla – tra i più ispirati dj e beatmaker nel mondo dell'hip-hop - mixata alla musica da club. Il suono, o meglio il beat, di Kaytranada è riconoscibilissimo, sempre un po' dispari e con un groove mai banale. Dopo una serie di fortunati mixtape che sono circolati nelle radio e nei club, dal 2016 ha inciso tra dischi a proprio nome in cui è riuscito a coinvolgere all'inizio star come Pharrell Williams o Childish Gambino ma scommettendo anche sui featuring di astri nascenti come Anderson Paak e Kali Uchis e, specie nell'ultimo disco “Timeless” uscito all'inizio dell'estate, con la popolarità alle stelle invece di chiamare Beyoncé o Kendrick Lamar fa da talent scout a rapper e cantanti poco conosciuti. Kaytranada ha quindi tutti le carte in regola per diventare un superclassico di qualità del pop contemporaneo. I "producer album" all'italiana di Mace In Italia, con la popolarità del rap e della trap, la figura del producer/beatmaker è diventata di spicco e quasi tutti prima o poi si intestano dischi tutti molto simili caratterizzati da un'ammucchiata indistinta e indifferenziata di collaborazioni e featuring. Dalla massa però spicca e si distacca Mace che ha dimostrato che un altro “producer album” è possibile. Del resto Mace, nome d'arte di Simone Bedussi, non è certo un producer dell'ultima ora, ma è in scena da oltre vent'anni, prima come writer e dj hip-hop, poi fondando i Reset!, gruppo che fondeva insieme funk, electro e house e successivamente iniziando una carriera solista da produttore. Grande appassionato ed esperto di musica anche al di fuori del suo ambito, ha realizzato tre dischi di cui uno totalmente di musica ambient e l'ultimo che si candida come il miglior disco dell'anno di musica italiana. Si tratta di un lavoro straordinario e unico: come nei classici “producer album” ci sono tanti cantanti della scena rap, trap, pop vecchi e nuovi , ma al contrario degli altri dischi del genere che giocano molto sull'accumulo, qui Mace mescola le carte, sovverte le strutture e realizza 16 canzoni di pop contemporaneo nate dalla contaminazione e dalla commistioni di stili con molti riferimenti alla musica degli anni '70, dal funk al folk, suonato con tanti strumenti tra cui fiati, arpe, chitarre e percussioni africane. La realizzazione del disco è avvenuta come ai vecchi tempi: musicisti e turnisti di alto livello e cantanti tutti insieme in un casolare toscano trasformato in sala d'incisione. Gli abbinamenti sono molto interessanti: Joan Thiele e Gemitaiz, Marco Castello ed Ele A, Fulminacci con Fabri Fibra, Chiello e Coez. E poi Altea, Marco Mengoni Cosmo, Venerus e molti altri. Un progetto che vedrà il suo completamento il prossimo 18 ottobre, quando il produttore terrà il suo primo concerto al Forum di Milano. “Per trasportare il pubblico in un itinerario psichedelico multi sensoriale”, promette lui.

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