Nascita, evoluzione e morte degli alter ego: da Schumann a Ziggy Stardust e Slim Shady

A volte una sola vita non basta, verrebbe da dire. Perciò può accadere che musicisti particolarmente creativi abbiano bisogno di nuove personalità per esprimere appieno la propria arte: una delle soluzioni più efficaci nell'ambito del pop-rock è quello di crearsi degli alter ego, nuove identità che permettono di esplorare altre parti di sé stessi e del proprio estro creativo. La creazione di un alter ego - e quindi di una nuova narrazione - è sempre piuttosto interessante da analizzare, come pure la sua evoluzione. Ma da un punto di vista più commerciale e di marketing è ancor più intrigante quando l'artista vuole, per vari motivi, abbandonare il proprio alter ego e quindi liberarsene. Nelle ultime settimane sono usciti due dischi che, di fatto, segnano l'ultimo atto di Slim Shady, il personaggio politicamente scorretto creato da Eminem e di Childish Gambino, il soprannome usato dall'attore e regista Donald Glover nelle sue fortunate incursioni in ambito musicale. Ma prima di andare a vedere i due singoli casi, facciamo un piccolo excursus sul variegato universo degli alter-ego artististici. La storia degli alter ego in musica Molti pensano che la pratica degli alter ego nella musica siano un'invenzione recente legata al pop-rock, ma non è così. Già nel XIX secolo il compositore romantico Robert Schumann creò ben due alter ego per potersi esprimere al meglio. Il primo, Florestan, rappresentava il lato estroverso di Schumann: esuberante e totalmente passionale, le cui composizioni erano caratterizzate da un ritmo accelerato e un po' frenetico. Il secondo, Eusebio, era invece più introverso e le opere avevano un tono più ponderato e morbido permettendo a Schumann un approccio più lirico e contemplativo. Per tornare al pop-rock, forse il più grande esempio di alter ego è quello di David Bowie con Ziggy Stardust, presentato nel quinto album del cantante inglese “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”. Il concept album narrava le bizzarrie dell'extraterrestre rockstar bisessuale Ziggy Stardust: attraverso questo personaggio così straordinariamente eccentrico, Bowie ha potuto addentrarsi su temi di esplorazione sessuale e sociali, innescando ulteriormente il dibattito sulla sessualità del cantante inglese. L'album, pur essendo stato accolto inizialmente con polemiche, fu poi acclamato come uno dei più grandi dischi di tutti i tempi; un'opera fondamentale non solo per Bowie, ma anche per coloro che sarebbero venuti dopo di lui. Il 3 luglio 1973 alla fine dell’ultimo concerto previsto per il tour di Ziggy Stardust, all’Hammesmith Odeon di Londra, Bowie a sorpresa annunciò che quello sarebbe stato l’ultimo concerto dell’era Ziggy e che il suo personaggio sarebbe scomparso per sempre, trasformando quel concerto in un evento unico. Anche Beyoncé, quando era già molto conosciuta in Usa ma prima del grande successo globale, utilizzò l'alter ego più sensuale e aggressivo Sasha Fierce dedicando un intero album “I am...Sasha Fierce” per poter affrontare anche certe tematiche sociali; da questo album fu estratto il singolo “Single Ladies”. Il caso Slim Shady e Childish Gambino Alla fine degli anni 90 il rapper bianco di Detroit ideò l'alter ego Slim Shady per poter dar sfogo ai contenuti più provocatori e politicamente scorretti, in acrobatica sovrapposizione con il proprio personaggio reale in un complicato gioco di specchi. L'ultimo disco uscito poche settimane fa si intitola didascalicamente “The death of Slim Shady ” è quello del commiato all'alter ego sboccato e oltraggioso di Eminem; per anticiparlo è stato realizzato un trailer in cui si intravede una scena del crimine, ipotizzando quindi un omicidio, e con il coinvolgimento di altri rapper come 50 Cent che testimonia "non è un amico, è uno psicopatico", e dello stesso Eminem – camuffato, ma fino a un certo punto – che dichiara "Era solo questione di tempo". Sicuramente un modo molto spettacolare e in linea con i riferimenti crime che da qualche anno caratterizzano lo storytelling del rapper bianco più famoso del mondo . Diverso e decisamente più canonico il caso di Childish Gambino, ovvero il nome che Donald Glover fin dal suo esordio del 2011 aveva scelto per la sua carriera musicale – peraltro un nome venuto fuori quasi per scherzo da un generatore online di nomi sullo stile dei Wu Tang Clan. Nel suo "Bando Stone And The New World", disco molto bello ed eclettico uscito il 19 luglio, non ci sono riferimenti all'addio, ma il tutto deriva da un'intervista concessa da Glover al New York Times in cui dichiara che questo disco è l'ultimo album come Childish Gambino e, verosimilmente, come musicista. Tra le motivazioni di questa decisione ci sono la vita privata, la famiglia e i grandi cambiamenti del music business sempre più impegnativo. Ma l'occasione è buona per fare un ultimo grande tour mondiale che passerà anche da Milano il 2 novembre al Forum di Assago. Dalla sparizione di un alter ego derivano pur sempre grandi opportunità.