Uk in a Bad Way, la Londra post-punk di James Harvey
LifestyleUn fumetto pieno di critica sociale che prende di mira l'isolazionismo britannico e le contraddizioni di una società che lascia sempre meno spazio alla creatività e alla libertà dell'individuo
Città delle opportunità, metropoli cosmopolita e multietnica, luogo di incontro e confronto tra culture. Londra è tutto questo ma anche molto altro. Sotto la sua apparenza scava James Harvey, fumettista post-punk britannico e artista poliedrico, con un passato tra musica (i videoclip dei Run the Jewels), serie tv (un episodio della serie animata Netflix Love Death and Robots), cinema (i concept di Metal Gear Solid con Jordan Vogt-Roberts) e, naturalmente, fumetti (Doom Patrol e Batgirl), che con Uk in a Bad Way (Oblomv, 92 pagine a colori, brossurato 21,5x30 cm, 19 euro) dipinge un affresco colmo di amarezza e critica sociale.
La trama
Jin è una giovane coreana che studia arte a Londra, lontana dalla sua famiglia, spaesata in un contesto culturale alieno rispetto al suo. Un giorno, per strada, incontra Edward, busker prestigiatore, emarginato quanto lei e forse di più, nichilista e anarchico, profondamente critico nei confronti del sistema.
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Nell’incontro dei loro disagi, i due costruiscono un’intesa, cominciano a frequentarsi ed Edward apre gli occhi a Jin sulle contraddizioni della società britannica, su come i cittadini dell’Occidente abbiano rinunciato a una grossa fetta di libertà in cambio di una presunta sicurezza e tranquillità.
Una Londra che nega la libertà
L’Inghilterra che appare tra le pagine di Uk in a Bad Way è tetra e opprimente, ripiegata su se stessa. Una Londra dominata da telecamere a circuito chiuso e strumenti di controllo, dove non c’è spazio per la creatività, qualcosa di molto vicino alla concretizzazione della distopia immaginata da Alan Moore e David Lloyd in V per Vendetta. Intorno a Jin si muove la società superficiale in cui tutto è usa e getta, persino le emozioni, in cui ognuno è pronto ad appropriarsi dell’identità altrui piuttosto che crearne e coltivarne una propria, e il senso di alienazione si fa sempre più forte.
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Il colore come strumento di controllo
La critica sociale e le contraddizioni di Londra emergono anche nel comparto artistico: a uno stile di disegno quasi cartoonesco, dai tratti morbidi lievemente umoristici, si contrappongono scelte cromatiche forti, con neri e grigi che dominano la scena lasciando spazio solamente al giallo, al blu e al rosso che emergono sui minacciosi cartelli che limitano le libertà dei cittadini incutendo reverenza e timore nelle loro menti.
Mouth Baby, la critica della famiglia
Nel volume è inclusa anche un’altra storia, Mouth Baby. Qui Harvey cambia completamente stile, adottando un tratto più grottesco per costruire il racconto di una coppia che vive ai margini della società all’interno di una relazione altamente disfunzionale, il cui fragile equilibrio quotidiano è stravolto da una gravidanza decisamente peculiare.
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Il figlio che mettono al mondo Bernard e Leonard cresce rapidamente, nell’arco di una settimana è già adulto e con i suoi bisogni ha preso il controllo della vita dei genitori, dominandoli totalmente, fino a un finale crudissimo. Una storia breve dal fortissimo senso allegorico che attacca duramente le politiche per la famiglia del governo inglese e la promozione di ideali e valori che spingono verso una genitorialità impreparata e irresponsabile, alimentando la proliferazione di famiglie tossiche e malsane.