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Torretta Granitola, il borgo cresciuto con il reggae degli Shakalab

Lifestyle

Raffaella Daino

Arrivando alle porte della frazione di Campobello di Mazara, sulla costa sudoccidentale della Sicilia, sotto il nome del paese si nota un insolito cartello: "Il posto giusto, Shakalab". La curiosità aumenta quando, raggiungendo il centro, ovvero la piazzetta sul mare, questo nome si ritrova ovunque, sui cancelli delle case private e sulle pareti nei bar.  Scopro così che il paese e il collettivo reggae a cui ha dato i natali, procedono da un decennio, in parallelo....

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Ci sono piccoli villaggi in Sicilia che sulla mappa non sono nemmeno segnati. Frazioni di comuni semi sconosciuti che si affacciano sul mare sempre mosso dalle correnti del canale di Sicilia, in cui si arriva dopo aver attraversato lande desolate che assomigliano più al deserto dell'Africa che ad una località europea. Ma in effetti qui l'Africa è davvero vicina, si respira la sua aria, il vento porta la sabbia dal suo deserto e dalla radio risuonano le trasmissioni in arabo delle stazioni magrebine.
Torretta Granitola, minuscolo borgo marinaro a pochi km da Mazara del Vallo, probabilmente sarebbe rimasta sconosciuta ancora a lungo se non avesse dato artisticamente i natali ad un collettivo di musica reggae che dopo aver acquisito notorietà sull’isola, nel resto d'Italia e in Europa, ha reso celebre di rimando questa piccola oasi di mare. 

Qui gli Shakalab sono di casa, uno di loro Davide Lorrè, ha scelto di viverci. Lo incontro tra una tappa e l'altra del tour che li ha portati fino in Spagna, al festival Rototom, e anche lì con un enorme successo. Mi racconta che qui gli abitanti residenti in inverno sono meno di un centinaio e fino a un decennio fa aumentavano di poco in estate. Ora tra giugno e settembre diventano migliaia, tra emigrati che tornano e tanti turisti che vengono a trascorrere qualche settimana ospiti di b&b e strutture private. 

 

I turisti dal nord e dall'estero sono stregati dalla bellezza della scogliera e dai tramonti sul mare, ammaliati dalla vita che qui scorre lenta lentissima, affascinati dalla musica che risuona sempre in sottofondo dalle casse dei bar o dal vivo. Sul lungomare ci sono alcuni villaggi turistici vicini alla spiaggia ma nel piccolo paese non ci sono alberghi e non ci sono negozi. Il supermercato più vicino è a Campobello. Torretta è solo poche case intorno al porticciolo. Due bar. Un ristorante pizzeria. E il chiosco sul mare, l'Approdo dei Saraceni, da cui la storia degli Shakalab ha avuto inizio.

"Il posto giusto, il video che abbiamo girato qui, ha avuto un numero inaspettato di visualizzazioni e un effetto volano sul turismo" mi racconta Davide. "Insieme con il nostro pubblico è aumentato il numero di visitatori attratti da questo posto sperduto e così i lidi, i bar, i ristoranti hanno cominciato a riempirsi di gente che viene qui per una vacanza tranquilla a suon di reggae. Il sindaco di Campobello di Mazara ha voluto ringraziarci facendo affiggere un cartellone con il nome del nostro singolo all'ingresso del paese. E cosi la simbiosi la tra nostra storia musicale e quella del paese è stata suggellata".

 

Negli anni l'atmosfera festante e pacifica delle serate reggae ha contribuito a cambiare anche i costumi di questo piccolo borgo, che era parecchio all'antica, come tutti i piccoli centri in Sicilia. "Prima chi aveva i capelli lunghi e portava i dreadlocks veniva guardato con sospetto, ora è la normalità". Intanto gli Shakalab si esibivano davanti a piazze sempre più affollate e diventavano un fenomeno internazionale, collaborando con gli artisti più affermati e partecipando ai festival più prestigiosi.

Un irresistibile ritmo in levare, l'uso originale del dialetto, insolito nel reggae, un sound che fa ballare mentre i testi fanno riflettere,  quando denunciano gli atteggiamenti mafiosi, affrontano temi come la crisi migratoria o condannano le disuguaglianze sociali.

"In una terra, non lontano da Castelvetrano, nel cuore della provincia di Trapani" - dice Lorrè  - "ci rendiamo conto che affrontare certi temi non è semplice e va fatto con accortezza ma i feedback che riceviamo dai ragazzini ci fanno capire che stiamo facendo la cosa giusta".

 

Un'alternativa alla mafia c'è sempre. A volte, serve soltanto qualcuno che te lo ricordi, e se lo fa da un palco un gruppo di artisti, amati e seguiti da migliaia di fan, il messaggio è certamente più efficace.