Nel 1832, in Connecticut veniva fondata la prima scuola per donne nere degli Stati Uniti d'America. Nonostante l'opposizione violenta della società razzista dell'epoca. L'epopea delle ragazze di Prudence Candrall rivive in una splendida graphic novel firmata Wilfrid Lupano e Stéphane Fert
Gli Stati Uniti del 1830 sono una nazione giovane costruita sulla disuguaglianza. Un Paese in cui per le donne è difficile pensare di poter ricevere un’istruzione e per le donne nere è praticamente impossibile. Lo pensano tutti, persino in quella parte d’America in cui lo schiavismo è già stato abolito ma in cui quella nera è ancora vista come una popolazione senza diritti, tutti tranne Prudence Candrall, che decide di dare ascolto alla richiesta della giovane Sarah Harris e accoglierla nella sua Canterbury Female School.
Tratto da una storia vera
La storia di Bianco Intorno, fumetto scritto da Wilfrid Lupano e disegnato da Stéphane Fert, pubblicato in Italia da Tunué (142 pagine, 19,90 euro), è una storia vera. Una storia di coraggio, di una piccola rivoluzione che ha iniziato a sfaldare la società razzista americana in un processo probabilmente non ancora del tutto compiuto. Una storia ancora attuale, perché se oggi le donne nere hanno diritto a un’istruzione, il tema sulle reali possibilità di accesso a un’istruzione di qualità per la popolazione afroamericana è ancora decisamente sentito.
Un'esperienza pionieristica
Prudence Candrall è una pioniera. Doppia pioniera. Perché nella prima metà del XIX secolo ebbe l’intuizione e la pervicacia di opporsi a una società patriarcale e razzista riconoscendo l’importanza dell’istruzione femminile costituendo una scuola per sole donne a Canterbury, nel Connecticut. E perché osò ribellarsi alla società in cui viveva fino al punto di trasformare la sua scuola in una scuola per donne nere, che piano piano iniziavano ad arrivare da tutto lo Stato e da oltre i suoi confini, creando tensione e fastidio in quella parte di società bianca fortemente conservatrice.
Il racconto inserito nel contesto storico
Lupano è bravo a raccontarla inserendola in un contesto storico di forte tensione. Un anno prima dell’inizio dei fatti narrati, nel 1831, Nat Turner ha guidato una rivolta di schiavi nel Sud terminata col massacro di una sessantina di uomini, donne, bambini, anziani, tutti provenienti dalle famiglie bianche di proprietari terrieri e schiavisti. Turner e la sua banda vengono catturati e impiccati, tanti altri neri estranei alla vicenda fanno la stessa fine a scopo “preventivo”, ma a preoccupare i bianchi americani non è solo la violenza di Turner, quanto, soprattutto, la sua istruzione. Turner sapeva leggere e scrivere, conosceva le Scritture, per questo era pericoloso.
Tra progresso e conservatorismo
La storia di Turner entra in Bianco Intorno attraverso il personaggio del “Selvaggio”, un giovanissimo ragazzo nero che si aggira tra i boschi e il villaggio recitando a memoria passi della confessione dello Spartaco nero. Il “Selvaggio” non crede nel ruolo dell’istruzione, non pensa che possa cambiare la condizione dei neri d’America, è ingenuo, ribelle ma allo stesso tempo è l’altra faccia della medaglia di una mentalità fortemente conservatrice laddove il progresso è interpretato da Prudence Candrall, le sue allieve, e una misteriosa anziana dai lunghi capelli bianchi che a un certo punto sbuca appesa a testa in giù dal ramo di un albero.
Parole e silenzi
Bianco Intorno è un piccolo gioiello capace di recuperare un pezzo fondamentale di storia con profondità e leggerezza. I personaggi funzionano per caratterizzazione e dinamiche e i disegni di Fert sono meravigliosi nel loro stile cartoonistico acquerellato. Il volume alterna pagine fitte di balloon a intere tavole senza nemmeno una parola, in cui a parlare sono le azioni e i volti dei protagonisti, con le loro espressioni piene di rabbia, speranza, gentilezza. Perché la storia si costruisce nei silenzi tanto quanto lo fa con le parole.