Come rimuovere le “barriere invisibili” alla maternità in 5 step

La fotografia è nitida e scoraggiante: nel Paese che invecchia più velocemente d’Europa, la maternità continua a essere un percorso a ostacoli, nonostante un governo con posizioni pronataliste e una presidente del consiglio che non ha mancato di ricordare al mondo che è “una donna” e “una madre” quando ha inaugurato il suo mandato. E mentre l’Italia affronta un tasso di natalità ai minimi storici e un’occupazione femminile che fatica a decollare, un nuovo documento prova a indicare una strada: si tratta del white paper Rimuovere le barriere alla maternità, presentato a Milano da Valore D, Fuori Quota e Bain & Company mercoledì 9 dicembre. Uno strumento per mettere a fuoco le criticità ancora troppo spesso taciute sul tema della giustizia di genere e genitoriale, che delinea un insieme di azioni concrete per rendere la genitorialità un diritto pienamente compatibile con lo sviluppo professionale e l’indipendenza lavorativa. L’evento, ospitato nel Salone delle Feste dello Studio Pavia e Ansaldo durante l’incontro “Empowerment, maternità, parità: le sfide di Eva”, ha messo al centro i dati: secondo l’Osservatorio Valore D – SWG, il 77% degli italiani ritiene che le discriminazioni inizino già nei processi di selezione, appena si varca la soglia dell’ufficio risorse umane. Il 70% individua nella richiesta del congedo uno dei momenti più problematici e oltre due terzi dei rispondenti considera la maternità un freno all’avanzamento di carriera. Un quadro che pesa soprattutto sulle generazioni più giovani: dopo la nascita di un figlio, il 16% delle donne abbandona l’occupazione, un numero che continua a riflettere un modello culturale sbilanciato. Non basta un’unica misura, serve un intervento integrato che unisca aziende, istituzioni e società civile “per supportare la genitorialità condivisa quale nuovo imprescindibile paradigma delle generazioni future”, ha detto Laura Cavatorta, Vicepresidente di Fuori Quota, la no profit che promuove l’empowerment femminile e la parità di genere in azienda e all’interno delle istituzioni. L’allarme è chiaro: “Il tasso di occupazione femminile e la natalità sono due elementi cruciali per lo sviluppo e per il futuro del nostro Paese - dice - per questo è indispensabile comprendere le ragioni delle criticità”. Ma un cambio di passo richiede anche interventi sistemici. “Questo impegno può generare un impatto duraturo solo se accompagnato da politiche pubbliche strutturate e lungimiranti”, aggiunge Cristina Scelza, presidente di Valore D, che ritiene necessaria la responsabilità privata ma imprescindibile quella pubblica. “È in questa alleanza che la genitorialità diventa una leva di sviluppo per le persone, per le aziende e per il Paese. La sfida è significativa per tutti noi e richiede visione comune”, sottolinea. Il white paper individua cinque tappe da percorrere per un intervento efficace e concreto. Il primo riguarda, appunto, la selezione. Quante donne si sono sentite chiedere durante un colloquio di lavoro, ‘hai intenzione di avere figli?’. Stereotipi e pregiudizi sono ancora un fardello per molte aziende: per questo, il white paper propone CV anonimi e formazione specifica sui bias, attraverso persone qualificate che possano trasmettere una cultura del lavoro che sia compatibile con la giustizia di genere. Il secondo ambito su cui agire è l’ingresso in azienda, da supportare con programmi dedicati per prevenire valutazioni distorte del percorso. Segue la fase di gravidanza e congedo, per cui il documento propone figure di supporto come i “maternity e paternity angels”, oltre a congedi più estesi e flessibili. Il rientro al lavoro, identificato come il momento più fragile, necessita di misure mirate: maggiore flessibilità, sostegni economici per la cura dei figli, spazi dedicati e servizi di ascolto. Infine, l’avanzamento di carriera, ancora limitato da stereotipi sulla leadership femminile: servono trasparenza nei percorsi di crescita, programmi di sponsorship e una cultura orientata agli obiettivi che tenga anche conto delle specificità di ognuna. Un dato su tutti: il 76% degli intervistati ritiene che le aziende debbano fare di più per supportare la genitorialità, percentuale che sale all’80% tra le donne. Ma c’è anche un segnale positivo: molte imprese stanno già introducendo modelli di lavoro flessibile, servizi di welfare e iniziative culturali che favoriscono la parità. In un Paese su cui incombe l’inverno demografico, è curioso che la genitorialità sia ancora trattata come un ostacolo e che non vi siano politiche ad hoc che guardano al futuro. Costruire condizioni eque e realizzare la giustizia di genere in tutti gli ambiti, dal lavoro, alla scuola, alla salute, è una questione di diritti ma anche di lungimiranza. Abbattere le barriere invisibili e stimolare una svolta culturale renderebbe la giustizia genitoriale un volano per un’Italia più inclusiva.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Come rimuovere le “barriere invisibili” alla maternità in 5 step

Agnese Ranaldi