Smart working o ritorno in ufficio? Cosa ci spiega il caso Amazon

Cosa ricordiamo dell’era della grande pandemia? Certo, sembra già passato un secolo dai lockdown, dalle mascherine, dalle distanze di sicurezza e, soprattutto, dalle tragedie che hanno colpito intere famiglie. Ma sono passati soltanto quattro anni. E per quattro anni uno dei pilastri del cosiddetto New Normal, cioè del ridimensionamento profondo che il Covid-19 ha impresso sulle nostre esistenze, è stato il lavoro da remoto: il passaggio allo smart working è stato rapido e deciso a livello globale, e gli uffici vuoti hanno segnato la direzione delle ristrutturazioni aziendali. Abbiamo comprato luci portatili per le riunioni da remoto e scrivanie da cui collegarci a Zoom; abbiamo stravolto il nostro equilibrio tra lavoro e vita privata, spesso sfumandone i confini. Pretese di smart working Oggi cosa è rimasto dello smart working? Di certo un cambiamento di percezione nei lavoratori, dato che il 98 percento di essi pretende la possibilità di lavorare almeno parzialmente da remoto. Ma, per il resto, il lavoro agile sembra aver perso agilità: la notizia recente è che Amazon, gigante fra i giganti del tech, ha deciso che i suoi dipendenti corporate dovranno ritornare in ufficio per cinque giorni a settimana a partire dal prossimo gennaio. E decisioni molto simili sono state prese anche dai vertici di aziende come Goldman Sachs, Boeing, Ups e Tesla. I portavoce che hanno commentato queste scelte – tra cui lo stesso Ceo di Amazon Andy Jassy – hanno citato come motivazioni dietro la marcia indietro una migliore produttività e una migliore predisposizione all’innovazione: insomma, il vecchio adagio vetero-padronale secondo cui da casa, in parole povere, non si lavora quanto in ufficio. Attacco alla "corporate culture" Ma a venire chiamata in causa è soprattutto la corporate culture, o cultura aziendale: secondo Jamie Dimon, amministratore delegato di JP Morgan Chase, "il mondo di Zoom presenta enormi debolezze, quindi è difficile inculcare cultura, carattere e tutte quelle cose". Il punto è che i lavoratori non sembrano così contenti del nuovo obbligo di presenza: i dipendenti di Amazon negli ultimi giorni occupano le cronache del settore con news come quella che li sta vedendo candidarsi in massa ad altri datori di lavoro; e d’altronde la reazione fatica a stupire, se si considera che secondo un rilevamento interno ben il 73% degli impiegati della società di Jeff Bezos sta considerando di lasciarla dopo la fine dell’era del lavoro da remoto. Una ricerca della University of Pittsburgh ha trovato che le scelte di tornare in ufficio, che negli Stati Uniti sono note con l’acronimo RTO , hanno maggiori probabilità di essere fatte da aziende i cui titoli borsistici stanno deludendo sul mercato azionario. Lo studio non ha rilevato miglioramenti nei rendimenti di queste aziende, ma offriva un altro dato interessante, quello secondo cui a optare per il RTO sono più spesso capitani d’azienda maschi e plenipotenziari: un altro segno che indica che dal mondo pre-Covid, in fondo, non è cambiato poi molto.