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Generali Italia, con emergenza salto qualità welfare aziendale

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Secondo il Rapporto Welfare Index pmi di Generali Italia per la prima volta le imprese attive in questo aspetto superano il 50%, il 78,9% ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 27,7% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti

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L’emergenza Covid ha impresso un salto di qualità al welfare aziendale: per la prima volta le imprese attive superano il 50%, il 78,9% ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 27,7% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti. E' quanto emerge dal rapporto Welfare Index Pmi di Generali Italia presentato oggi. Come evidenzia il documento, le imprese sono state punto di riferimento per la comunità e quelle con un welfare più maturo hanno avuto una maggiore capacità di reagire all’emergenza. L’80% delle Pmi ha dato materiali e fornito informazioni di tipo sanitario ai lavoratori mentre il 12% delle imprese ha attivato canali di supporto e servizi di consulto medico e assistenza sanitaria a distanza. Il 26,4% ha anche attuato iniziative aperte alla comunità esterna e di sostegno al sistema sanitario nazionale.


L’esperienza di crisi ha cambiato la cultura di gestione dell’impresa: il 91,6% delle Pmi ha infatti dichiarato di avere acquisito maggiore consapevolezza della centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori e oltre il 70% ha affermato che in futuro il welfare aziendale avrà maggior rilievo. Infine, il 65% ha dichiarato che l’azienda contribuirà maggiormente alla sostenibilità del territorio in cui opera. "La centralità del ruolo dell’impresa è un vero cambiamento culturale accelerato dalla crisi Covid: il welfare aziendale emerge ancora di più come leva fondamentale di una strategia aziendale orientata allo sviluppo sostenibile, poiché esercita un impatto positivo sull’intero ecosistema in cui opera: i lavoratori, le famiglie, la comunità e il territorio", si legge.


Welfare Index Pmi ha svolto in collaborazione con Cerved, per la prima volta in Italia su numeri così ampi, un’analisi sui bilanci dell’ultimo biennio di oltre 3.000 imprese tra quelle partecipanti alla Ricerca 2020, che ha statisticamente dimostrato che il welfare aziendale contribuisce significativamente ai risultati delle imprese, alla crescita della produttività e dell’occupazione. Le imprese più attive nel welfare (Welfare Champion – 5W e Welfare Leader – 4W) hanno un tasso di produttività che aumenta del +6% nel biennio, triplo rispetto alla media delle Pmi, pari a 2,1%. Anche l’occupazione cresce nelle imprese più attive quasi del doppio: attestandosi all’11,5% rispetto alla media del 7,5%. Le aziende che fanno welfare, crescono di più, e ciò facendo contribuiscono alla crescita positiva dell’ecosistema in cui operano.
Secondo il Rapporto 2020, il welfare ha registrato in questi 5 anni una crescita continua: le imprese attive (ovvero quelle che attuano iniziative in almeno quattro delle dodici aree del welfare aziendale) sono raddoppiate negli ultimi cinque anni passando dal 25,5% del 2016 al 45,9% del 2019, al 52,3% nel 2020, segno che il movimento aziendale continua a crescere e lo fa anche nell’ultimo anno, trainato dalle imprese che ottengono benefici concreti dal welfare aziendale.


Da quanto emerge dal rapporto, le aree di welfare con una crescita maggiore sono Sicurezza, quella con il maggiore tasso di iniziativa (dal 34% nel 2017 all’attuale 60%); Assistenza: è l’area in crescita più rapida (dal 7% nel 2017 al 23%): comprende iniziative di prevenzione, cura diretta, assistenza agli anziani, cure specialistiche; Sanità complementare: dal 35% nel 2017 al 42,2%; Conciliazione e genitorialità: dal 33% nel 2017 al 51%.


In questo ambito si registra la grande accelerazione dello smart working/nuove modalità di lavoro, visto come strumento di flessibilità, non sostitutivo del lavoro in presenza. Le imprese sottolineano la necessità di un’evoluzione della cultura gestionale, per diffondere nuovi modelli centrati sull’autonomia organizzativa e la responsabilità dei lavoratori.


Grande importanza della formazione (43%) e della crescita, ancora iniziale ma rapida delle iniziative a sostegno delle famiglie per l’istruzione dei figli (da 3% a 5,8%), in un Paese che ha tra le sue principali criticità l’inadeguato livello di istruzione avanzata, il blocco della mobilità sociale, le difficoltà dei giovani nel lavoro.