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Aiba-Cerved, solo 3% pmi assicurato contro business interruption

Lavoro
©Getty

Uno studio dell’associazione italiana dei broker di assicurazione rivela che un’impresa su 6 ritiene a rischio la propria sopravvivenza

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L’impatto dell’emergenza sanitaria che ha costretto molte imprese a ridurre o interrompere la propria attività è stato aggravato dalla bassa copertura del rischio di business interruption: in Italia solo il 3% delle pmi sono assicurate in modo specifico. Questo quanto rileva lo studio realizzato da Cerved su commissione di Aiba, l’associazione italiana dei broker di assicurazione e riassicurazione, e presentato durante la parte pubblica dell’Assemblea annuale. Secondo la ricerca, un’impresa su sei considera a rischio la propria sopravvivenza e ben il 78% percepisce come significative le ripercussioni provocate dall’emergenza sanitaria, in particolar modo le piccole aziende dei settori più colpiti, come trasporti e l’intera filiera del turismo che nel 2020 potranno vedere cali del fatturato complessivo rispettivamente del 19% e del 25% rispetto al 2019., con un valore medio generale che si colloca al -13%. L’accresciuta percezione della vulnerabilità trova conferma nelle proiezioni: se prima dell’emergenza sanitaria le imprese vulnerabili o a rischio default erano il 39,6%, si stima che questa percentuale sia destinata ad aumentare nel 2020 fino al 51% o addirittura al 57% nel caso più estremo.

I rischi non solo dal Covid 19

L’analisi rivela però come lo scenario non sia esclusivamente legato a Covid19, ma contempli altri rischi che sono sempre più significativi per le aziende, ma che restano ancora sotto-assicurati, come le catastrofi naturali, il cyber risk e la salute. È significativo, infatti, che il costo dei danni complessivi dei più recenti terremoti in Abruzzo, Emilia e Italia centrale, è pari a circa 40 miliardi di euro ed è superiore alla stima dei costi per mettere in sicurezza gli edifici e le strutture più esposte al rischio sismico in Italia (circa 36 miliardi di euro). Inoltre, già prima di Covid19 e dell’accelerazione del ricorso allo smart working, il rischio cyber era al primo posto tra i più sentiti in Italia e all’estero: nel 2019 a livello globale si è registrato un aumento del +91,5% di attacchi a servizi on line e del +17% di attacchi alla sanità. Infine, anche per effetto dell’emergenza sanitaria, la salute è ormai un tema centrale per le aziende che si sono trovate a cercare soluzioni di tutela per i propri dipendenti: hanno trovato nel mercato assicurativo una risposta rapida con soluzioni assicurative specifiche per il Covid. Se si pensa che, al di fuori dell’emergenza, dei 38 miliardi di spesa sanitaria out of pocket delle famiglie italiane solo il 10% è intermediato, si comprende quanto ampio sia il margine di crescita del mercato assicurativo nel settore sanitario.

Franzi, ‘cultura del rischio da sviluppare’

"Se l’accresciuta percezione di vulnerabilità maturata nel critico contesto attuale si trasformerà in una maggiore propensione alla spesa per la tutela assicurativa dipenderà anche dal livello di cultura del rischio che le imprese saranno in grado di sviluppare", commenta il presidente di Aiba, Luca Franzi. "Per questo il ruolo del broker, consulente del rischio esperto del mercato assicurativo, diventa centrale per garantire la sostenibilità dell’impresa, che passa attraverso la capacità dell’individuazione e della riduzione del rischio e, dove ineliminabile, del suo trasferimento al mercato assicurativo mediante adeguate coperture", spiega ancora Franzi.