Inapp, durante lockdown quasi 10 mln addetti attivi

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Audizione in commissione lavoro Senato del presidente Sebastiano Fadda.

Dal fermo delle attività stabilito dal dpcm 10 aprile 2020, "le piccole e micro imprese sono state interessate in misura maggiore; la quota di aziende sospese è compresa tra 66,7% e 50,6% nelle classi da 0 a 9 addetti, mentre solo il 33,8% delle grandi imprese risulta bloccato. Risultano inoltre coinvolte in misura superiore alla media le imprese artigiane (55,3%)". Lo ha detto il presidente dell'Inapp, Sebastiano Fadda, in audizione presso la commissione Lavoro in Senato sugli effetti delle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus.

"Gli addetti delle imprese che operano nei settori rimasti attivi - ha detto Fadda - sono 9milioni 817mila, pari al 57,5% del totale degli addetti (poco più di 17 milioni); la quota di dipendenti attivi è lievemente superiore (59,7%) e raggiunge i 7milioni 285mila su un totale di 12 milioni 200mila circa. La quota di addetti e dipendenti attivi nei diversi settori considerati si sovrappone solo parzialmente a quella delle imprese attive. Dei quasi 10 milioni di addetti attivi, 1 milione 337mila operano nella manifattura, di cui 446mila nel solo comparto alimentare. Nel commercio sono rimasti attivi circa 1 milione 800mila addetti e circa 1 milione 150mila nei trasporti".


Di particolare interesse l’analisi secondo il carattere dell’occupazione. "I dipendenti a tempo determinato coinvolti dalle misure di contenimento del contagio sono poco meno di 600mila unità, occupati in prevalenza nel settore terziario (419mila). I lavoratori a tempo determinato occupati in imprese che operano in settori per i quali è stata disposta la sospensione risultano più di altri a rischio di perdita dell’occupazione. Inoltre circa 225mila dipendenti a termine interessati dalla restrizione sono occupati nel settore alberghiero e della ristorazione, dove il 92,9% delle imprese risultano sospese e dove generalmente i rapporti di lavoro a termine hanno una durata estremamente ridotta. E’ verosimile che in presenza del fermo dell’attività una quota non indifferente di contratti a termine non sia rinnovata", ha aggiunto Fadda.


"Il dispositivo - ha spiegato -di riduzione del blocco delle attività economiche, la fase 2, operativo dal 4 maggio, ha confermato la sospensione per il 18,7% delle imprese, a fronte del 47,3 della misura precedente. In sintesi sono rimasti bloccati i settori dell'alloggio e ristorazione (92,9% delle imprese) e parte del commercio (23%)".


"In termini di addetti la sospensione del 4 maggio ha coinvolto il 15,5% degli occupati nelle imprese private non agricole, contro il 42,5% disposto il 10 aprile. La quota minore di addetti sospesi rispetto alle corrispondenti imprese indica anche in questo caso un coinvolgimento maggiore delle piccole imprese, che risultano sospese in misura maggiore rispetto alle grandi", ha aggiunto Fadda.


"I due provvedimenti di sospensione delle attività produttive sono stati guidati da criteri differenti: nel primo caso, dal 10 aprile, l'obiettivo era quello di mantenere quanto più possibile le distanze personali, pur con il vincolo di mantenere attivi comparti ritenuti essenziali come la pubblica amministrazione e il comparto alimentare. Il secondo dispositivo, del 4 maggio, ha operato considerando la misura del rischio di contagio dovuto a prossimità fisica che il provvedimento avrebbe prodotto", ha chiarito.

Per Fadda, "L'erogazione di un sostegno generalizzato a compensazione della caduta del reddito da lavoro contribuisce al sostegno della domanda aggregata e quindi favorisce in termini generali l’attenuazione delle difficoltà del tipo suddetto. Ma ciò non è sufficiente. Sarebbe necessario intanto calibrare questi trasferimenti monetari in funzione delle specifiche difficoltà di riavvio incontrate dai titolari delle specifiche attività produttive e in secondo luogo predisporre mix di servizi e contributi finanziari per specifiche attività di marketing, supporto all’esportazione, innovazione di prodotto e di processo, incremento della produttività e della competitività localizzate in quelle filiere caratterizzate da migliori prospettive di successo".


"Nel caso di aumento strutturale del costo di produzione per unità di prodotto determinato dalle misure anticontagio, il conseguente impulso all’aumento dei prezzi relativi o alla possibile espulsione dal mercato delle imprese con minore disponibilità di strutture fisiche può essere evitato, qualificando maggiormente gli interventi specifici per il superamento delle specifiche difficoltà. Tuttavia, una certa distruzione di posti di lavoro determinata dalla convergenza delle cause suddette sarà inevitabile, è necessario quindi orientarsi a supportare con adeguate misure quelle espansioni della domanda di lavoro e quella creazione di nuovi posti di lavoro che lo stesso processo di cambiamento strutturale è in grado di sviluppare", ha detto Fadda.


"Ciò avviene attraverso l’aumento della domanda e dell’offerta di beni e servizi già presenti e attraverso la produzione di nuovi beni e nuovi servizi. Tale evoluzione positiva della “dinamica strutturale” va adeguatamente studiata e, per quanto possibile, governata e indirizzata", ha auspicato.


Non è difficile individuare anche le aree potenzialmente più favorevoli all’espansione della produzione e dell’occupazione, ha indicato il presidente dell'Inapp. "In primo luogo tutta l’area dei servizi e delle strutture sanitarie e della ricerca scientifica a queste connessa. In secondo luogo l’area dei servizi ambientali, della tutela ecologica, del riciclo e dell’economia circolare -ha elencato-. Vi è poi tutto il campo della logistica, della infrastrutturazione tecnologica di tutto il territorio. Ancora, il risanamento urbano, il sistema dei trasporti e la messa in sicurezza del territorio".


"Si pensi poi al potenziamento delle strutture di welfare, dai servizi per l’infanzia, ai servizi sociali, all’assistenza agli anziani. Ancora, la ricerca, l’applicazione e la diffusione capillare di tutte le tecnologie che vanno sotto il nome di “quarta rivoluzione industriale”; l’intero sistema dell’istruzione e della ricerca e lo sviluppo della produzione e del consumo di prodotti culturali", ha indicato Fadda.


In ordine a questa prospettiva di espansione della domanda di lavoro dovuta alla dinamica strutturale emergono tre grandi esigenze, ha concluso Fadda: "Quella di individuare i nuovi fabbisogni professionali e i nuovi fabbisogni di competenze e di abilità; quella di attrezzare i sistemi formativi di ogni grado, dal punto di vista delle strutture e dal punto di vista dei contenuti, per dare risposta a questi fabbisogni evitando il mismatch tra competenze possedute e competenze richieste, e infine quella di favorire l’incontro tra la domanda di lavoro così configurata e le persone in cerca di occupazione".

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