Secondo il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro è centrale nel contesto emergenziale in cui viviamo
''Nel contesto emergenziale che viviamo, di per sé incline ad approfondire le diseguaglianze, la valenza garantista della protezione dati, in particolare in ambito lavorativo, è se possibile ancor più determinante, in ragione dell'estensione dei poteri datoriali per fini anzitutto di prevenzione dei contagi''. Lo ha affermato il presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, in audizione nella commissione Lavoro del Senato.
''Ma per impedire abusi nell'esercizio di tali poteri -ha spiegato Soro- è necessario delimitarne l'ambito, che non può essere interamente rimesso alla contrattazione individuale, proprio per i limiti che caratterizzano la capacità dispositiva del lavoratore nell'ambito di un rapporto asimmetrico quale quello in esame''.
''La disciplina di protezione dati, unitamente alle garanzie giuslavoristiche -ha sottolineato il garante- interviene a impedire proprio questi abusi e le conseguenti forme di coartazione della libertà del lavoratore, altrimenti soggetto a facili quanto pericolose servitù volontarie''.
''In un contesto emergenziale il rischio più grande è l'assuefazione, se non addirittura l'indifferenza alla progressiva perdita di libertà, laddove invece le limitazioni dei diritti devono essere circoscritte entro la misura strettamente indispensabile, con una revisione costante della loro proporzionalità e necessità'', ha affermato.