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Ricerca competenze digitali maggiore sfida organizzativa per aziende

Lavoro

I risultati della ricerca 'Osservatori Digital transformation academy e Startup intelligence' della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con PoliHub, presentata al convegno 'Innovazione Digitale 2020: imprese e startup verso l’open company'

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Le principali sfide organizzative percepite dalle aziende per gestire l’innovazione digitale sono la ricerca-verifica-sviluppo di competenze digitali, insieme all’introduzione di nuove metodologie di lavoro (indicate entrambe dal 50% del campione). Sono alcuni risultati della ricerca degli Osservatori Digital transformation academy e Startup intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con PoliHub, presentata al convegno 'Innovazione Digitale 2020: imprese e startup verso l’open company'.

Le imprese cercano di superare queste sfide anche con nuovi modelli organizzativi: più di un’impresa su tre prevede team dedicati a ogni specifico progetto di innovazione digitale (36%), nel 9% dei casi ci sono 'comitati interfunzionali' e un terzo delle imprese (33%) ha inserito un singolo ruolo dedicato o una direzione innovazione.

Gli stili di leadership scelti dalle grandi imprese

La capacità di gestire l’innovazione è strettamente legata alla diffusione di un’attitudine imprenditoriale. Quasi sette grandi imprese su dieci si stanno attivando con stili di leadership indirizzati al change management da parte dei manager (43%), formazione (40%), percorsi di apprendimento per stimolare l’innovatività dei dipendenti (30%), contest e hackathon interni (26%) e attività con startup (10%). L'open innovation è ormai una realtà nel 73% delle grandi imprese e nel 28% delle pmi. Le principali fonti di innovazione degli ultimi tre anni sono ancora abbastanza tradizionali: i top manager (43%), le funzioni aziendali (39%), i fornitori di soluzioni Ict (39%) e le società di consulenza (30%), mentre è ancora limitato l’utilizzo di unità di ricerca e sviluppo (20%), startup (14%), centri di ricerca (19%) e aziende non concorrenti (4%). 

Se si analizza però la tendenza del prossimo triennio, alcune fonti tradizionali si ridurranno (top management, società di consulenza, fornitori di soluzioni Ict), mentre ci si rivolgerà di più ai nuovi interlocutori, come le unità ricerca e sviluppo (+15%), università e centri di ricerca (+32%), startup (+83%) e aziende non concorrenti (+106%).

Open innovation

Oltre il 70% delle grandi imprese adotta iniziative di open innovation incorporando stimoli esterni di innovazione all’interno dei processi aziendali (la cosiddetta inbound open innovation), in particolare la collaborazione con università e centri di ricerca (64%), startup intelligence (49%) e ricerca di collaborazioni con aziende consolidate (39%). 

Un’impresa su tre poi organizza Call4Ideas, Call4Startup e contest (32%), il 27% promuove Hackathon, Datathon, Appathon, il 25% si concentra su fusioni e acquisizioni, mentre sono meno diffusi i corporate incubator e accelerator (18%), i corporate venture capital (11%) e il crowdsourcing (9%). Meno diffuse, ma in crescita rispetto allo scorso anno le iniziative per esportare stimoli di innovazione interna (Outbound Open Innovation), adottate dal 25% del campione, soprattutto sviluppo di modelli di business a piattaforma, joint venture con altre realtà, licensing di prodotti.

Il commento di Stefano Mainetti

"Aumenta anche quest’anno - commenta Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence e ceo di PoliHub - il ricorso all’open innovation da parte delle aziende italiane. Le imprese vogliono avviare formule nuove di collaborazione per migliorare la propria velocità, aumentare le opportunità di innovazione, accrescere le proprie competenze, sperimentare correndo dei rischi per verificare nuovi modelli di business". 

"In questo scenario - avverte - assumono un ruolo sempre più significativo attori quali le università, i centri di ricerca e le startup. Nonostante la distanza che ancora separa l’ecosistema italiano da quelli esteri più evoluti, ad esempio in termini di fondi di corporate venture e acquisizioni di startup, possiamo affermare senza dubbio che esso si è oggi attivato e non possono essere assolutamente vanificate le nuove opportunità offerte da azioni quali, il voucher per gli innovation manager e la nuova disponibilità di fondi determinata dalla effettiva attivazione del Fondo nazionale innovazione".