'Decreti Sostegno e Montagna da rivedere, attività a rischio'
(ANSA) - ROCCARASO, 20 APR - Alberghi e strutture ricettive delle zone montane abruzzesi rischiano di vedersi assegnare solo le briciole di quanto previsto dal "Decreto Sostegni" e dal successivo "Decreto Montagna": per l'associazione 'Altopiani maggiori d'Abruzzo' "provvedimenti tagliati quasi esclusivamente a misura della rete alberghiera dell'arco alpino e dei gestori degli impianti di risalita". Dell'associazione fanno parte albergatori e titolari di hotel e strutture ricettive dell'area più attrezzata d'Italia dopo il settore alpino, quella che si snoda intorno al comprensorio sciistico che unisce Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Castel di Sangro, Rocca Pia (L'Aquila) e Gamberale (Chieti). I componenti hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e all'assessore regionale al Turismo, Daniele D'Amario, per discutere di come correggere i due provvedimenti.
L'industria della montagna abruzzese comprende imprese della ristorazione, del benessere personale, dell'artigianato artistico e tradizionale, dell'escursionismo. "Il Decreto Sostegni è concepito su una perdita minima del fatturato del 30% registrata nel 2020 rispetto al 2019 - spiega la presidente dell'Associazione Altopiani Maggiori d'Abruzzo, Gloria Di Tola - mentre il calo medio per la maggior parte delle attività ricettive montane è di circa il 25%, con azzeramento del fatturato del primo trimestre del 2021".
Il "Decreto Montagna", sottolinea Di Tola, prevede un adeguato sostegno soltanto agli impianti a fune e ai maestri di sci, ma non alle altre partite Iva. "E del resto - aggiunge Di Tola - le dichiarazioni rilasciate dall'assessore D'Amario al termine della Conferenza Stato-Regioni confermano che tra correzioni, modifiche e integrazioni, di tutto si è parlato tranne che delle attività ricettive. Dunque queste misure devono essere riviste".
Questi i numeri del comparto, nell'area degli Altopiani Maggiori e dei vicini Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise e Alta Valle del Sagittario: 42 milioni di fatturato annuo, 11mila posti letto, 480mila presenze, ma soprattutto 1.400 dipendenti, con tutti i rischi sociali e di coesione territoriale che l'occupazione comporta. (ANSA).