Studio del San Martino su contagi in ambienti chiusi
(ANSA) - GENOVA, 07 MAG - In un reparto ospedaliero saturo di pazienti covid la quantità di aria espirata dagli infetti e potenziale vettore di contagio può arrivare all'1% rispetto all'aria di rinnovo immessa da un impianto di ventilazione meccanica. E' il dato emerso da uno studio scientifico in corso all'ospedale San Martino di Genova per comprendere la probabilità di trasmettere il covid in ambienti chiusi per aerosolizzazione. Secondo l'infettivologo Matteo Bassetti la ricerca dimostrerebbe come la trasmissione del covid in ambienti chiusi via aerosol sarebbe "meno probabile rispetto al contagio per contatto diretto" con gocce di saliva o ciò che rimane sulle mani e le superfici.
Lo studio stima che "in un reparto ospedaliero di più antica realizzazione, sprovvisto di sistema meccanico di rinnovo dell'aria e pertanto con sola ventilazione naturale indotta dall'apertura delle finestre, ma anche dai banalissimi spifferi a finestre chiuse, l'aria espirata dai pazienti positivi è circa 1/25 dell'aria di rinnovo".
Lo studio condotto da un anno da un team di ricerca multidisciplinare ha visto installato un gorgogliatore di alta qualità in base ai parametri individuati dall'Iss all'interno di uno dei reparti covid più critici del policlinico San Martino diretto dalla dottoressa Eleonora Arboscello, dove sono stati e vengono tuttora eseguiti campionamenti della qualità dell'aria con costanza. Partecipa alla ricerca la ditta Gadomed Srl, azienda ligure leader nella prevenzione delle infezioni ambientali nosocomiali.
"Il padiglione 'Dea' scelto ha caratteristiche standard in termini di edilizia sanitaria e pertanto è più rappresentativo del panorama ospedaliero italiano", spiega l'ingegner Alberto Borneto, dirigente dell'unità operativa Attività Tecniche del San Martino. (ANSA).