Legata a letto con laccio a collo e lesione a testa. Autopsia
(ANSA) - AREZZO, 28 AGO - L'autopsia sulla prostituta brasiliana Maria Aparecida Venancio de Sousa, trovata uccisa in casa ad Arezzo il 26 agosto, dà prime risposte importanti sul suo omicidio: circoscrive infatti l'orario della morte tra mezzanotte e le 3 del 26 agosto e attribuisce a traumi cranici da colpi, due, tre, tirati alla testa e ad asfissia, per il laccio al collo con cui l'assassino l'ha legata al letto, le cause del decesso. Risultanze che nelle ore in corso daranno un impulso importante alle indagini. Intanto gli investigatori della squadra mobile di Arezzo visionano pazientemente i numeri telefonici relativi al periodo compreso tra sabato 24 agosto a lunedì 26 giorno in cui, verso le 18.30, è stata trovata morta nel suo appartamento di via Della Robbia. In quello stesso appartamento, secondo quanto raccolto dalla polizia, Maria riceveva i clienti e forse proprio tra quei numeri, tra le pieghe dei tabulati si nasconde il nome dell'assassino. Il lavoro è già iniziato perché al momento la pista più plausibile resta quella della lite con un cliente o, ma molto in secondo piano, di un gioco erotico finito male. Quest'ultimo particolare non combacia però con le botte in testa visto che la donna presentava, oltre al laccio stretto al collo con il quale era legata al letto, anche vistose ferite al cranio, lesioni estranee a pratiche sessuali. Nessun segno invece di arma da taglio o da fuoco. Dopo l'autopsia torna il'alibi del marito, un 59enne di origine napoletana, da cui Maria viveva separata ma con il quale era in ottimi rapporti. L'uomo era in Maremma con un'amica. Già l'esame cadaverico esterno al momento del ritrovamento aveva detto che la brasiliana è morta alle prime ore di lunedì 26 e a quell'ora l'uomo, che poi ha chiamato la proprietaria dell'appartamento per capire come mai la moglie non rispondeva al telefono, era già partito per Marina di Grosseto. C'è poi la questione degli elementi trovati sul posto e prelevati dalla Scientifica: lo scontrino della pizzeria dove forse Maria aveva cenato la sera prima, capelli, impronte, tracce di saliva e tutto ciò che può portare gli investigatori, coordinati dal pm Chiara Pistolesi, a battere la pista del Dna. Infine, se l'ipotesi della rapina non c'è, resta quella di un possibile sgarro. Che aprirebbe uno scenario inquietante per Arezzo: un omicidio per controllare il racket della prostituzione ma adesso resta una mera illazione.
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