Scienza, tecnologia ed economia: un futuro da rinegoziare

Qualche giorno fa ho ripreso in mano un libro che avevo ricevuto in regalo e avevo solo sfogliato e non davvero letto, si tratta di "Paura della scienza" di Enrico Pedemonte. Era rimasto lì, sul mio comodino, con il suo bel titolo, tra tanti altri libri che aspettano maggiore attenzione, finché la crescente rilevanza del tema trattato – la sfiducia nella scienza in un’epoca dominata dalla tecnologia – non mi ha spinto a riprenderlo in mano con maggiore attenzione. Così, pagina dopo pagina, ho scoperto riflessioni che non solo mi hanno aiutato a capire meglio il presente , ma, soprattutto, gettano una luce inquietante sul futuro, in particolare sul legame tra scienza, tecnologia e la materia di cui per lavoro mi occupo maggiormente, l’economia. Le radici della sfiducia nella scienza Pedemonte, giornalista laureato in fisica, o fisico prestato al giornalismo, decidete voi, inizia il suo viaggio analizzando le radici storiche di questa “sfiducia nella scienza” di cui parlavamo, partendo dagli Stati Uniti, dove ha vissuto, essendo stato corrispondente da New York per l’Espresso. Il libro, in particolare, esplora come il movimento degli evangelici americani con la loro resistenza alle teorie darwiniane e la promozione di una "scienza alternativa" basata su una lettura letterale della Bibbia, abbia contribuito a minare la credibilità stessa della scienza in quel paese. Questo fenomeno, pur apparentemente limitato a una specifica realtà culturale, ha, però, avuto implicazioni globali, in quanto il rifiuto della scienza ufficiale da parte anche di un solo segmento della popolazione non solo polarizza il dibattito pubblico, ma influisce anche sulla politica e, per estensione e con una mia certa sorpresa, sull'economia. Il ruolo dell'industria e la manipolazione della scienza A questo proposito nel libro si esplorare il ruolo dell'industria nel Novecento, evidenziando come grandi interessi economici abbiano manipolato la scienza per proteggere i propri profitti. Dai giganti del tabacco, che hanno finanziato studi per confondere il pubblico sui pericoli del fumo, alle industrie petrolifere che hanno fatto lo stesso per quel che riguarda i cambiamenti climatici. Pedemonte mostra così come la scienza sia stata spesso “piegata” agli interessi di pochi, cosa che avrebbe alimentato un crescente sospetto verso la scienza e sfiducia nelle istituzioni. Intelligenza artificiale e piattaforme digitali: il nuovo potere economico È però nella seconda parte del libro che il discorso si fa particolarmente rilevante per chi, come me, si occupa tutti i giorni di economia. Pedemonte riflette su come la fiducia nella scienza e nella tecnologia stia evolvendo in un contesto dominato dall'intelligenza artificiale e dalle piattaforme digitali. La crescente dipendenza dalle tecnologie digitali non solo trasforma il nostro modo di vivere, ma anche il funzionamento stesso delle economie moderne. Le decisioni economiche, che una volta erano prerogativa esclusiva degli esseri umani, sono ora sempre più spesso delegate agli algoritmi. Questa automazione, se da un lato promette efficienza e precisione, dall'altro solleva importanti questioni etiche e politiche. Il pericolo della concentrazione del potere tecnologico Una delle principali preoccupazioni che “paura della scienza” solleva è il potere concentrato nelle mani di poche grandi aziende tecnologiche, che non solo controllano l'accesso alle informazioni, ma possono anche influenzare i mercati globali. In un mondo in cui le informazioni e i dati sono le nuove valute e chi controlla questi flussi detiene un potere economico senza precedenti. Questa concentrazione di potere potrebbe portare a una situazione in cui le regole del gioco economico vengono dettate da un ristretto numero di attori, minando la concorrenza e limitando l'innovazione stessa. Rinegoziare il rapporto tra scienza, tecnologia ed economia Pedemonte, con cui ho avuto la fortuna di confrontarmi di persona e non solo attraverso le pagine del suo libro, mi ha fatto riflettere su come il nostro rapporto con la tecnologia e la scienza debba essere costantemente rinegoziato. Già, rinegoziato, nel senso che non possiamo permetterci di essere spettatori passivi in un mondo in cui le decisioni che influenzano l'economia globale sono prese da altri, ma soprattutto in un mondo in cui questi altri sono algoritmi e piattaforme che operano al di fuori del nostro controllo. È necessario ripensare il ruolo della scienza e della tecnologia nell'economia, garantendo che queste rimangano strumenti al servizio del bene comune e non solo dei profitti privati. Conclusioni: Un appello a un controllo democratico E quindi in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale promette di rivoluzionare ogni aspetto dell'economia, dalla produzione alla distribuzione, "Paura della scienza" è un richiamo alla necessità di un controllo democratico più forte e di una regolamentazione che garantisca un'economia equa e sostenibile. Pedemonte ci invita a riflettere su come la scienza e la tecnologia possano essere reintegrate in un discorso economico che tenga conto non solo dell'efficienza e del profitto, ma anche della giustizia sociale e della sostenibilità ambientale. In definitiva, "Paura della scienza" non è solo un'analisi della sfiducia crescente nella scienza, ma anche un appello a ripensare il nostro modello economico in un'epoca di grandi trasformazioni tecnologiche. Se vogliamo evitare che la scienza e la tecnologia diventino strumenti di oppressione piuttosto che di liberazione, dobbiamo essere pronti a mettere in discussione le strutture economiche esistenti e a lavorare per un futuro in cui la scienza sia al servizio di tutti, e non solo di pochi.