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Agenzie rating, cosa sono e perché il loro giudizio sull'Italia pesa

Economia

Le società di analisi stabiliscono l’affidabilità di enti che emettono titoli azionari, stabilendone il rischio di investimento. Le tre principali sono Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, i cui giudizi sui titoli di Stato hanno ripercussioni economiche e politiche

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Le agenzie di rating sono società private che svolgono analisi e studi di dati, per stabilire il valore e l’affidabilità di un ente che emette titoli azionari sui mercati finanziari. L’obiettivo è fare da intermediari imparziali tra soggetti come aziende, Stati, società pubbliche e gli investitori privati o istituzionali. Valutando la stabilità finanziaria di un soggetto, le agenzie forniscono indicazioni agli azionisti sulla “capacità di credito” (il poter ripagare un debito in un determinato periodo), dando un giudizio (il rating), classificato con una scala standard, in genere in lettere o altri simboli. La valutazione indica il grado di rischio: più è basso il rating e maggiore sarà il rischio in investimento.

Le principali agenzie di rating

Esistono molte agenzie di rating e quasi tutte si occupano di valutare i titoli delle società quotate in Borsa. Le tre più conosciute (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch), ribattezzate le Big Three, si occupano soprattutto di analizzare i titoli di Stato ed è per questo motivo che sono spesso al centro delle cronache, dal momento che il loro giudizio può avere forti ripercussioni sui mercati. Standard & Poor’s è l’agenzia a cui si attribuisce la creazione del concetto di rating: l’analista Henry Varnum Poor studiò lo stato finanziario e operativo del sistema ferroviario americano con l'obiettivo di fornire al mercato informazioni trasparenti. Si tratta del primo tentativo di questo tipo. Nel 1941 si fuse con la Standard Statistics Bureau e nel 1966 venne acquisita dalla McGraw-Hill, che tuttora la controlla. Esprime i propri giudizi da AAA a D. Moody's, invece, fa parte di un gruppo da 2 miliardi di dollari di ricavi annui, che impiega circa 4.500 persone nel mondo e offre valutazioni su migliaia di emettitori in 110 Paesi. Il fondatore John Moody creò una sorta di compendio contenente informazioni e statistiche su azioni e obbligazioni di istituzioni finanziarie, agenzie governative, aziende, miniere, società di servizi. Poi nel 1909 pubblicò un nuovo strumento in cui offriva analisi vere e proprie sulle varie aziende, banche e istituzioni. I voti di Moody's vanno da Aaa a C. Infine Fitch, nata nel 1913 e fondata da John Knowles Fitch. Anche in questo caso la partenza avvenne sotto forma di compendio di informazioni statistiche. Nel 1924 fu lui a introdurre l'ormai familiare sistema dei giudizi espressi con la scala da AAA a D. Con 2mila analisti in 51 uffici sparsi per il mondo, è adesso controllata dalla finanziaria francese Fimalac.

La scala di valutazione delle agenzie di rating

Le valutazioni sul profilo di rischio del credito si appoggiano dunque a una scala di valori che riassumono informazioni qualitative e quantitative. Gli enti con AAA sono quelli considerati con basso rischio di credito, quelli con valutazioni come D sono chiamati junk bond, titoli spazzatura, con “nulle probabilità di rimborso”. Alla data del 31 agosto 2018, l’Italia è valutata così dalle principali agenzie: S&Poor's BBB, Moody's Baa2, Fitch BBB. Un altro strumento valutativo è l’outlook, cioè quello che in gergo finanziario è la previsione a medio e lungo termine nella valutazione di rating. In questo caso le opzioni sono tre: positivo, negativo o stabile.

Le critiche alle agenzie

L’operato delle agenzie è monitorato in ogni Stato da un’autorità preposta di vigilanza (in Italia è la Consob). Inoltre a livello europeo esiste la Esma che svolge un ruolo simile. Le agenzie sono state spesso criticate in quanto società private che possono avere conflitti di interesse con il mercato. La recente crisi finanziaria ha anche portato alla luce i casi di clamorosi abbagli su alcune valutazioni, come quelle positive sui mutui subprime Usa o su Lehman Brothers a pochi giorni dal fallimento o ancora, in Italia, i giudizi rassicuranti su Parmalat poco prima del crac. 

L’inchiesta e il processo alle agenzie di rating a Trani

Nel 2012, il pm di Trani Michele Ruggiero ha aperto un’inchiesta per stabilire eventuali comportamenti scorretti da parte delle agenzie di rating durante la grande crisi economica. I reati ipotizzati in un primo momento sono stati aggiotaggio, abuso di informazioni privilegiate, turbativa di mercato e manipolazione di mercato. Nel marzo 2017 il processo ha portato all’assoluzione “perché il fatto non sussiste” dei sei dirigenti e analisti delle agenzie di rating che erano stati imputati con l’accusa di aver abbassato il rating dei titoli di stato italiani tra il 2011 e il 2012. L’accusa di manipolazione del mercato è dunque caduta e il pm Ruggiero su Facebook ha commentato: “Sono stato lasciato solo. Evidentemente ci sono verità che è bene restino sullo sfondo”. Uno sfogo che ha portato il Csm ad avviare una pratica in prima commissione per valutare eventuali profili di incompatibilità ambientale e/o funzionale.