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Cosa prevede l’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone

Economia
(Getty Images)

È il maggiore trattato mai negoziato tra le due aree. Una volta entrato in vigore, eliminerà la quasi totalità dei dazi su beni e servizi scambiati dai due Paesi. Si stima che l’export dell’Ue potrebbe aumentare del 13%. Critiche da associazioni e movimento No Ceta

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L’Accordo di partenariato economico firmato il 17 luglio a Tokyo da Giappone e Unione Europea è il più importante trattato mai negoziato tra le due aree economiche. Sul sito della Commissione europea si legge: “Questo nuovo trattato manderà un segnale potente al resto del mondo: due grandi economie resistono al protezionismo e dimostrano che l’apertura del commercio rimane uno dei migliori strumenti per modellare la globalizzazione”. L’Accordo, i cui negoziati sono iniziati nel 2013, prevede infatti la graduale eliminazione della maggior parte dei dazi sulle importazioni: il Giappone li toglierà sul 94% dei prodotti esportati dall’Unione europea, mentre quest’ultima cancellerà le imposte sul 99% delle merci giapponesi.

Giappone-Ue: gli scambi già esistenti

Al momento circa 74mila imprese europee (di cui il 78% sono piccole-media imprese) esportano in Giappone beni per oltre 58 miliardi di euro e servizi per 28 miliardi di euro. Dopo la Cina, il Giappone è infatti il secondo partner commerciale asiatico dell’Ue e il sesto in termini assoluti. Le imprese giapponesi in Europa impiegano attualmente più di mezzo milione di persone e, insieme, le due aree compongono più di un terzo dell’economia mondiale.

Il settore agroalimentare

L’accordo promette di aumentare il volume di scambi già esistenti e avviarne di nuovi. Con l’eliminazione della maggior parte dei dazi imposti dal Giappone alle compagnie europee, queste ultime risparmieranno circa un miliardo di euro all’anno. In particolare, secondo quanto riferisce la Commissione europea, il trattato aprirà il mercato giapponese alle esportazioni agricole europee. Alcuni esempi: verranno eliminati del tutto i dazi su alcuni formaggi a pasta dura (come Gouda e Cheddar), mentre verrà stabilita una quota fissa e non tassata di importazioni di formaggi freschi (come mozzarella e feta); le tariffe sulle esportazioni di vino spariranno fin dal primo giorno di entrata in vigore del trattato; diminuiranno sensibilmente i dazi sulla carne bovina, mentre il commercio della carne di maiale (il prodotto agricolo dell'Ue più esportato in Giappone) beneficerà dell’esenzione dai dazi (in casi di carne suina trasformata) e di dazi ridotti dal 38,5% al 9% in 15 anni (in caso di carne fresca). Inoltre, verranno migliorate le norme a tutela di oltre 200 prodotti europei di alta qualità (le indicazioni geografiche). Tra questi: il Prosecco, lo Speck Tirolese, il Roquefort e l'Aceto Balsamico di Modena.

Gli altri comparti: trasporti, appalti e clima

L’eliminazione dei dazi europei sulle merci giapponesi garantirà, tra l'altro, una maggiore apertura distribuita su un periodo di 8 anni per il mercato automobilistico, e nell'arco di 6 anni sugli apparecchi televisivi. Viceversa, l’export europeo beneficerà dell’eliminazione delle imposte nei settori farmaceutico, dei trasporti, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni. L’accordo inoltre garantirà il trattamento non discriminatorio delle imprese europee che operano nel mercato degli appalti di 48 grandi città giapponesi, pari a circa il 15% della popolazione nipponica ed eliminerà gli ostacoli attualmente in vigore sugli appalti nel settore del trasporto ferroviario. Il trattato firmato a Tokyo è il primo accordo commerciale internazionale a includere un impegno specifico per l’implementazione del Trattato di Parigi sul clima.

Previsti aumenti fino al 220% delle esportazioni europee

Dopo la firma, il testo dell’accordo verrà votato dal Parlamento europeo e dall’organo legislativo giapponese, prima dell’entrata in vigore nel 2019. A quel punto, l’accordo creerà la maggiore zona economica di libero scambio a livello globale. Secondo quanto si legge sul sito della Commissione europea, ci si aspetta che l’intesa garantisca un aumento delle esportazioni europee di beni e servizi fino al 13%. In alcuni settori i dati sono ancora più notevoli. Secondo l'esecutivo comunitario, ad esempio, le esportazioni di alimenti lavorati potrebbero aumentare del 51%, quelle di latticini del 215% e le esportazioni tessili del 220%.

Le critiche

Così come per gli altri trattati negoziati in precedenza dall’Unione europea (TTIP e CETA), non mancano i critici verso questo nuovo accordo commerciale. L’Intergruppo Parlamentare No Ceta, costituitosi la scorsa legislatura e composto da deputati e senatori di tutti gli schieramenti, così come l'associazione Greenpeace e il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, si sono schierati contro il trattato. Secondo i critici, l’accordo tutelerebbe, infatti, solo un numero esiguo di denominazioni di origine, non proteggendo quindi a sufficienza il Made in Italy e liberalizzando, nel frattempo, prodotti chiave come la pasta. In più, si critica lo scarso controllo che l’Ue sarebbe legittimata a fare sulle importazioni di alimenti giapponesi (con il rischio di una vasta presenza di Ogm). Infine, si accusa l’accordo di abbassare le tutele sul lavoro, dal momento che il Giappone non ha ratificato due delle otto convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro.