Usa in affanno, Ue resiliente: come sono andate le economie Ocse nel 2025

‘Poteva andare peggio’: Apre così l’analisi annuale del settimanale The Economist circa le economie dell’area OCSE nel 2025. E in questa analisi la prima notizia sta proprio nell’incipit che, se ribaltato, si può leggere come ‘è andata meglio del previsto’. Questo perché il 2025, apertosi con l’acme del trumpismo più muscolare, si era preannunciato come l’anno dei dazi, della fine del commercio globale e dell’uscita di scena, dal fronte commerciale, del mercato più pingue di tutti, quello americano. E in effetti molte di queste profezie si sono avverate e molti dei dazi che Trump aveva promesso sono arrivati. Solo che oltre ai telefonatissimi dazi, sono comparsi sulla scena anche due elementi che in pochi avevano previsto: il fatto che Donald Trump venisse costretto dai mercati e dalla realtà delle cose ad arrivare a più miti consigli, imponendo sì dazi, ma in forma e misura più moderata di quanto annunciato, e il fatto che le economie degli altri Paesi si siano mostrate capaci di reggere il colpo. ‘Ad aprile — scrive il settimanale — quando il presidente Donald Trump ha iniziato la sua guerra commerciale, investitori e molti economisti si sono preparati a una profonda recessione globale. Alla fine, il Pil globale crescerà probabilmente di circa il 3% quest'anno, lo stesso tasso dell'anno scorso. La disoccupazione rimane bassa quasi ovunque. I mercati azionari hanno registrato un altro anno di guadagni rispettabili. Solo l'inflazione è davvero preoccupante’. Sulla base di questo quadro, il giornale ha creato una sua classifica delle economie in grado di raggiungere i risultati migliori in termini di inflazione, "ampiezza dell'inflazione" , crescita del Pil , occupazione e performance del mercato azionario. Sulla base di questa analisi, l’economia in grado di incassare il giudizio migliore è quella del Portogallo, che nel 2025 ha combinato una forte crescita del Pil, una bassa inflazione e un mercato azionario dinamico. Il turismo è in forte espansione, mentre molti stranieri facoltosi si stanno trasferendo nel Paese per approfittare delle sue basse aliquote fiscali. La crescita del Pil è ampiamente superiore alla media europea. Quindi il Portogallo è stato promosso. E gli altri? Meno. Il secondo e il terzo gradino del podio sono occupati, rispettivamente, da Irlanda e - a sopresa - Israele. Per quel che riguarda l’Irlanda, Economist fa notare come i dati siano di difficile lettura: “Nel terzo trimestre di quest'anno l'Irlanda ha registrato una crescita economica di oltre il 12% su base annua, il che è spettacolare, ma anche fuorviante. Le numerose grandi multinazionali che realizzano profitti nel Paese distorcono i conti nazionali”, mentre per quel che riguarda Israele, Paese i cui conti pubblici sono stati in parte sconquassati dalla guerra, Economist fa notare come in realtà i suoi titoli in borsa abbiano mietuto profitti: “Nessun altro Paese - scrive - ha fatto meglio di Israele. Nell'ultimo anno, il prezzo delle azioni della società quotata più preziosa del Paese, Bank Leumi, è aumentato di circa il 70%.”. Male, a sorpresa, sono andati i conti di quelli che un tempo erano i giganti dell’economia mondiale: gli Stati Uniti, affossati dall’inflazione e dall’occupazione che ha rallentato la sua corsa, si collocano appena a metà classifica , la Germania, da tempo in difficoltà, si colloca al 20imo posto e il Regno Unito che finisce appena 27ima. Bene, a sorpresa, i conti della Francia, che benché si trovi al centro di una profonda crisi politica ha tenuto l’inflazione sotto controllo e acciuffato una tenue crescita del Pil.

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Luciana Grosso