Perché il bitcoin sta crollando e cosa succederà? (Occhio agli Usa)

Quasi un terzo del valore perso in un mese e mezzo: per sua natura il Bitcoin è molto “volatile”, ossia ha oscillazioni di prezzo molto più ampie di tanti altri strumenti finanziari, ma qui, insomma, si può iniziare a parlare di crollo. La fase di grande nervosismo sui mercati finanziari globali, con gli investimenti in alta tecnologia e in intelligenza artificiale che potrebbero aver creato una ‘bolla’ , non fa che amplificare questa caratteristica propria della regina delle criptovalute. Che succede? E cosa potrà succedere? Anzitutto, i numeri, almeno quelli essenziali. Il Bitcoin è sceso sotto i 90 mila dollari, per la prima volta da aprile. Il 6 ottobre toccava il suo massimo di sempre poco sopra 125 mila dollari, il 19 novembre ne vale il 28% in meno. È tornato ai livelli di inizio anno, praticamente azzerando i guadagni che lo avevano portato al record e alle prime pagine anche dei giornali non finanziari. Tradotto: chi ha comprato un Bitcoin a inizio 2025, non ci ha guadagnato nulla; chi lo ha preso ai primi di ottobre, sta perdendo il 30% dei soldi investiti. Una fisiologica presa di profitto? I fattori che determinano questo movimento sono diversi. Il primissimo, da non sottostimare mai, sta nel contesto allargato: il valore del Bitcoin ha galoppato per un anno e mezzo quasi senza sosta, quindi una fase di “presa di profitto” è del tutto fisiologica. Il Bitcoin apriva il 2024 in area 43 mila dollari, e 19 mesi dopo sfondava quota 125 mila: chi ha comprato nei momenti giusti, si è arricchito parecchio. Poi c’è l’effetto cambio, da considerare: essendo scambiato in dollari, se lo calcoliamo in euro dobbiamo aggiungerci una discesa di un altro 10% circa, di quanto cioè la valuta europea si è rafforzata quest’anno nei confronti di quella americana. È proprio dagli USA che sono arrivati gli afflussi più cospicui di capitali, da quando sul listino Nasdaq è sbarcato il primo ETF sulla principale moneta digitale: si tratta di fondi quotati, che consentono al grande pubblico – non più solo agli operatori professionali – di investire in un asset, in questo caso il Bitcoin, in maniera indiretta . A proposito di oro, classico “bene rifugio” a cui il Bitcoin viene sempre più accostato : questa correlazione – su cui non tutti sono d’accordo – sta un po’ venendo meno. “I ritracciamenti del prezzo sono fisiologiche prese di profitto – spiega a Sky TG24 Ferdinando Ametrano, ceo di CheckSig – in una fase di mercato dove la domanda si prende una pausa dopo una galoppata di 18 mesi. Il fenomeno si inserisce peraltro all’interno di un contesto di volatilità generale. Quest’anno abbiamo visto Bitcoin a 79 mila dollari, a 125 mila dollari, adesso a 95 mila: volatilità significativa, ma lontana da quella che si osservava 5 o 10 anni fa. Con l’ingresso degli ETF siamo ormai in uno scenario diverso dal passato: i cicli quadriennali non hanno più senso e nemmeno sono plausibili i crolli osservati in passato”, quando la criptovaluta per antonomasia arrivava a perdere fino al 70% del valore in pochi mesi. I cicli quadriennali sono legati all’halving, ossia il taglio di monete prodotte e immesse sul mercato, meccanismo che si ripete appunto ogni 4 anni e che in passato ha sempre sostenuto i prezzi . Il ruolo fondamentale degli Usa E in futuro? Gli Usa restano l’ago della bilancia: il presidente Trump non ha mai nascosto, dall’inizio del suo mandato-bis di voler fare degli States la capitale mondiale delle monete basate sulla tecnologia Blockchain; ma la regolamentazione favorevole, più volte annunciata dalla Casa Bianca, è ancora a metà del guado , e parte degli investimenti fatti su questa prospettiva nella prima parte dell’anno vengono ritirati. Per ora.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Perché il bitcoin sta crollando e cosa succederà? (Occhio agli Usa)

Vittorio Eboli