Chi traina l'export italiano? Le regioni del Centro

Cresce l’export italiano nei primi sei mesi dell’anno. Le vendite verso l’estero crescono del 2,1 per cento in quello che è l’ultimo semestre pre-Dazi Usa. Una crescita a livello nazionale frutto delle ottime performance di alcune Regioni e di alcune categorie merceologiche. Altre, invece, hanno decisamente faticato. Il Centro guida la crescita Gli ultimi dati Istat certificano che nel periodo gennaio-giugno 2025, la crescita tendenziale delle esportazioni è dovuta soprattutto alle Regioni del Centro, che corrono con un +10,7% per cento rispetto al primo semestre 2024 e, in misura più contenuta, a quelle dei Nord-ovest . Negativo, invece, il saldo per il Nord-est , il Sud e le Isole . Le Regioni che hanno registrato gli incrementi maggiori sono il Lazio, dove le esportazioni sono aumentate del 17,4%, la Toscana , l’Abruzzo e, unica Regione del Nord-est in territorio positivo, il Friuli-Venezia Giulia . Dati molto peggiori, invece, nel mezzogiorno, dove solo la Calabria ha segnato un progresso nell’export regionale. Puglia , Molise e soprattutto Campania sono in profondo rosso. E ancor peggio va nelle Isole, con la Sicilia che ha visto svanire più del 10 per cento del commercio verso l’estero e la Sardegna addirittura del 17,3 per cento. A livello provinciale, infine, performance positive di Firenze, Roma, Trieste, Milano e Frosinone; mentre i contributi più negativi derivano da Napoli, Siracusa, Gorizia, Cagliari e Torino. Come cambia il made in italy Le differenze non sono solo regionali ma anche nella tipologia di prodotti esportati. I casi più eclatanti di aumento o calo sono l’aumento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici nelle Regioni del Centro Italia, così come la brusco frenata nell’export di coke e prodotti petroliferi raffinati che hanno affossato il bilancio complessivo della Sardegna. Aggregando i dati a livello nazionale, sono i prodotti farmaceutici, chimico medicinali e botanici a trainare le esportazioni ad aver segnato un balzo in avanti di quasi il 40 per cento. Molto bene anche i prodotti dell’estrazione mineraria, quelli di agricoltura e pesca e quelli alimentari. Freno a mano tirato, invece, per il settore delle automobili, che perde il 10 per cento e per le già menzionate esportazioni di coke che arretrano di più del 20 per cento rispetto all’anno precedente. Segno meno anche per il tessile e i prodotti in pelle e dei prodotti derivati dal trattamento dei rifiuti. Dazi e mercati esteri Ma dove sono stati acquistati i beni prodotti in italia? I mercati esteri che più hanno apprezzato il made in Italy sono quello svizzero e quello spagnolo, dove l’export è cresciuto a doppia cifra, rispettivamente del 13,4 e dell’11,8 per cento. In crescita anche le esportazioni in Medio Oriente e negli Stati Uniti . Il commercio verso gli Usa è, molto probabilmente, aumentato a causa dell’annuncio dei dazi poi entrati in vigore nel secondo semestre dell’anno. Alcuni casi singoli sono particolarmente significativi, come l’aumento dell'export del Lazio oltreoceano, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma anche il dato delle vendite dalla Toscana verso Spagna e Francia , della Lombardia verso la Svizzera e del Friuli-Venezia Giulia verso la Germania . In doppia cifra, ma con valori negativi, i dati relativi alle esportazioni verso la Turchia , la Russia e la Cina . I dati relativi agli ultimi due trimestri diranno come l’introduzione effettiva dei dazi modificherà il presente scenario. E quale sarà l’impatto diretto rispetto a quello che ha avuto il loro annuncio.

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Gabriele De Palma