Il conto corrente è (quasi) un diritto: cosa cambia con la nuova legge

Il testo approvato dalla Camera dei Deputati sul diritto al conto corrente prevede due misure. L’abrogazione della facoltà per le banche di chiudere il conto senza preavviso in caso di giustificato motivo. E l’introduzione nel Codice civile dell’obbligo di stipulare un conto a chiunque lo richieda e, dall’altra, l’impossibilità di recedere dal contratto in caso di saldi attivi, se non per motivi gravi e documentati. Restano naturalmente in vigore le norme contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, che impongono obblighi di controllo agli intermediari finanziari, che possono anche risultare nel rifiuto da parte di un istituto finanziario. Chi viene escluso e perché L’obiettivo è facilitare l’accesso ai servizi bancari per chi in passato se l’è visto negare. Accade, ad esempio, quando una banca rileva rischi di insolvenza, fondi di origine sospetta, o un uso anomalo del conto . Eppure, oggi il conto corrente è uno strumento essenziale per la vita quotidiana: serve per ricevere lo stipendio o la pensione, effettuare pagamenti oltre il limite legale del contante , ottenere prestiti o mutui. I numeri sembrano ridotti, ma i disagi sono concreti. Secondo l’Arbitro Bancario Finanziario, l’organismo che risolve le controversie tra clienti e istituti, ogni anno vengono inoltrati poco più di 1.000 ricorsi sui conti correnti, molti dei quali legati a rifiuti di apertura o chiusure unilaterali. Il diritto al conto esiste già, ma ha limiti In realtà tuttavia l’ordinamento italiano già prevede il cosiddetto “diritto al conto”. Lo fa attraverso il conto di pagamento di base, introdotto in Italia a seguito di una direttiva europea del 2014. È pensato per chi ha esigenze semplici: fare e ricevere bonifici, farsi accreditare lo stipendio o la pensione e utilizzare una carta di debito con cui effettuare pagamenti e prelevare agli sportelli automatici. Ha un canone annuo ridotto e sotto una certa soglia di reddito è gratuito. Le banche e le Poste sono obbligate a offrirlo a chiunque abbia il diritto di soggiornare legalmente in Italia o in uno Stato Ue, incluso chi è senza fissa dimora o richiedente asilo politico. Dal conto di base sono però esclusi gli imprenditori: il conto è infatti riservatori ai consumatori. Il disegno di legge, se venisse approvato anche dalla Camera, estenderebbe il diritto dunque anche alle imprese. Per quanto riguarda le società, negli ultimi cinque anni Banca d’Italia ha contato poche decine di esposti sul punto. I casi più comuni riguardano imprenditori che hanno avuto difficoltà nel rimborsare finanziamenti, o che sono stati sottoposti a procedure fallimentari, o ancora soggetti dichiarati vittime di usura. Alcune istituzioni finanziarie inoltre possono avere delle proprie politiche interne che limitano i servizi offerti ad alcune categorie di aziende, come quelle attive nel settore del gioco d’azzardo o delle criptovalute. I “non bancarizzati” Un fenomeno ancora più ampio è quello dei cosiddetti “non bancarizzati”: persone che non possiedono un conto perché non lo hanno mai richiesto. Tra i motivi: uso prevalente del contante, scarsa autonomia, difficoltà a gestire la tecnologia. Secondo Banca d’Italia, sono poco più di un milione i residenti che non dispongono di un conto bancario o postale. Più di 1 su 7 risiede al Sud o nelle isole, e si concentrano tra le famiglie con più forte disagio sociale ed economico. Il futuro: l’euro digitale Guardando avanti, uno strumento che potrebbe favorire l’inclusione finanziaria è l’euro digitale, a cui lavora da anni la Banca Centrale Europea. L’idea è offrire a ogni cittadino dell’Eurozona un wallet digitale pubblico — gestito dalla BCE — per effettuare piccoli pagamenti e trasferimenti senza bisogno di un conto in banca. Sarebbe una forma di contante elettronico, che garantirebbe privacy, semplicità e accessibilità. Ma anche qui, resta il nodo della competenza digitale. Le persone anziane, o chi vive in aree interne dove le filiali sono sempre più rare, potrebbero continuare a incontrare difficoltà. La tecnologia può includere, ma anche escludere. Il diritto al conto corrente, in qualunque forma, resta dunque una sfida di equità e accesso ai diritti fondamentali.

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