La lunga crisi italiana: in 20 anni il Pil è cresciuto meno di quasi tutti i Paesi europei

Ci sono tanti capitoli che compongono il quaderno delle lamentazioni italiano e aiutano a fotografare un Paese in grande difficoltà. I salari che ristagnano, i redditi che restano al palo, la ricchezza che si consuma, la natalità tra le più basse del mondo, la ripresa dell’emigrazione con conseguente fuga dei cervelli, la produzione industriale in calo, la disuguaglianza crescente. Sono tutti in qualche modo collegati e tutti, in qualche modo discendono da un peccato originale: l'economia dell’Italia cresce troppo lentamente. Anche quei “più” davanti al dato annuale degli ultimi periodi vanno presi per quello che sono: buone notizie per le quali però c’è da festeggiare relativamente. A meno che non si voglia celebrare il fatto che potrebbe andare peggio. Freno a mano tirato Per capire di che cosa parliamo quando parliamo di economia frenata basta guardare i dati storici diffusi da Eurostat sul Pil reale, vale a dire tenuto conto dell’inflazione, nell’Unione europea. Ora, se si considera l’andamento di questo indicatore da un anno all’altro a partire dal 2005 si scopre che la crescita media tricolore è stata di appena lo 0,2% annuo. Per comprendere perché è poco, anche in un contesto in cui non sono tanti a brillare, si fa presto: basta fare un confronto con gli altri 27 Paesi. Risultato: lo 0,2% italiano è il dato peggiore a parte un altro, quello della Grecia che fa registrare una media negativa: -0,3% annuo. Insomma, salvo i cugini mediterranei, tutti gli altri membri fanno meglio dello Stivale nel periodo considerato. Vale a dire, sempre salvo i cugini mediterranei, negli ultimi 20 anni tutti gli altri Paesi Ue sono cresciuti più di noi. Nel complesso, le performance migliori degli ultimi due decenni sono state quelle di Malta , Irlanda e poi una serie di Paesi dell’est: Polonia , Romania e Slovacchia . Ue a trazione lenta Certo, si diceva, non è che l’Unione europea nel suo insieme brilli. La crescita media del Pil reale dei 27 stati membri è stata dell’1,3% annuo, non proprio roba da stropicciarsi gli occhi ma comunque otto volte tanto il Belpaese. Se ci concentriamo sulle economie maggiori, la differenza è meno pronunciata ma rimane comunque significativa. Germania, Francia e Spagna sono tutte cresciute ad una media dell’1,1% annuo: non sono percentuali da record ma il divario rispetto all’Italia resta comunque notevole. Lo scarto, fra l’altro, risulta ancora più rilevante se usciamo dai confini europei e al paragone aggiungiamo la Cina e gli Stati Uniti: 7,8% medio per Pechino, 2% Washington, sempre secondo Eurostat. Un altro modo per notare la difficoltà italiana è utilizzare come anno di riferimento il 2005 e osservare quanto è cresciuto il Pil rispetto a quell’anno. La rappresentazione è differente rispetto alla precedente ma il messaggio che risuona è il medesimo. Al fondo della classifica di questo ventennio troviamo sempre la Grecia, ultima, e l’Italia, penultima. L’economia greca si trova ancora sotto i livelli del 2005, quella italiana appena sopra. Produttività cercasi Ci sono più ragioni alla radice delle performance economiche italiane non troppo brillanti negli ultimi venti anni. Tra queste c’è anche la bassa produttività del nostro Paese, ovvero quanto si riesce a produrre in media in un’ora di lavoro. Nello Stivale nel 2024, sempre secondo Eurostat, si producevano 31,9 euro per ora lavorata contro i 31,2 del 2005, calcolati sempre in termini reali e dunque annullando l’effetto dell’inflazione. Il responso, ancora una volta è chiaro: in 20 anni, di fatto, la produttività tricolore è rimasta al palo. E senza miglioramenti in questo indicatore, spiegano gli economisti, crescere diventa più difficile. Anche in questo caso può essere utile un confronto con le maggiori economie europee. Prendiamo la Germania, la produttività tedesca era di 42,8 euro per ora lavorata nel 2024 contro i 37,2 del 2005. In Francia, invece, si è passati da 39,4 a 42,7. In Olanda da 40,8 a 45,3 euro. In questi Paesi nell’ultimo ventennio le imprese sono riuscite a diventare più produttive. Anche in Spagna, la cui produttività è tuttora inferiore a quella italiana, si registra un incremento più significativo di quello tricolore nello stesso periodo: da 24,5 a 29,4 euro per ora lavorata. L’unico Stato Ue in cui si è assistito ad un calo è, di nuovo, la Grecia: da 17,3 a 16. I due Paesi mediterranei si ritrovano così nuovamente insieme in fondo alla classifica, questa volta quella dei guadagni di produttività.

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