Btp, 3 motivi che rendono i titoli di Stato appetibili

Da parecchio tempo i nostri titoli di Stato non erano così appetibili. Tre fatti sono in proposito rilevanti. Primo, il mitico spread rispetto ai titoli di stato tedeschi è sceso, sulla scadenza decennale, ben al di sotto dei 100 punti base . Non era a un livello così basso dal febbraio 2021. Secondo, al contrario di quanto avveniva nel febbraio del 2021, la Banca centrale europea sta riducendo la propria detenzione di BTP, mentre quattro anni fa la stava aumentando. E non di poco: nel 2020 e nel 2021 la BCE era diventata il bancomat del governo italiano. In quel periodo, gli acquisti netti di titoli italiani erano superiori all’intero deficit pubblico . Attualmente, la BCE sta riducendo, seppur lentamente, la propria detenzione netta dei nostri titoli, non rinnovando quelli che giungono a scadenza, come parte del suo programma di quantitative tightening. Ciononostante, lo spread è ai minimi storici: è il mercato finanziario che vota Italia. Terzo, è vero che gli spread sono scesi negli ultimi mesi per quasi tutti i titoli di stato dei Paesi del Sud Europa, anche per effetto delle prospettive di indebolimento dei conti pubblici tedeschi , ma la riduzione del nostro spread è stata più forte di quella di tutti gli altri Paesi dell’euro zona. Nell’ultimo anno, lo spread italiano è sceso di 39 punti base; quelli di Spagna, Portogallo e Irlanda solo di 10-12 punti base. Abbiamo fatto meglio anche della Grecia, che pure ha avuto un calo notevole . Lo spread di Francia e Paesi Bassi è persino aumentato, rispettivamente di 17 e 10 punti base. Non sono differenze enormi, naturalmente, ma vanno tutte a indicare un forte calo nella percezione del rischio relativo dei nostri titoli. Tre commenti, in proposito. Il primo dovrebbe raffreddare un po’ gli entusiasmi: nonostante il miglioramento, siamo ancora percepiti come il Paese più a rischio nell’eurozona. Nessuno ha uno spread ampio come il nostro rispetto alla Germania, anche se, ormai , la Francia è a portata di tiro . Quindi c’è ancora da fare. Il secondo è che la discesa del nostro spread riflette principalmente la prudenza con cui il governo si è mosso sui conti pubblici. Dopo aver eliminato due misure chiaramente insostenibili , nel 2024, in presenza di un andamento delle entrate migliore del previsto, il governo ha preso una decisione senza precedenti: ha messo in cascina circa 20 miliardi dell’inaspettato tesoretto, chiudendo l’anno con un deficit di quasi 1 punto di Pil inferiore all’obiettivo. Inoltre, ha presentato alla Commissione europea un piano pluriennale di rientro del nostro deficit più stringente di quello inizialmente proposto dalla stessa Commissione. Infine, nella gestione ordinaria della spesa si è tenuto sotto i limiti concordati anche per quest’anno, tanto che la Commissione stessa ha indicato di recente che ci sarebbe uno spazio per una “manovrina” espansiva di circa 4 miliardi. Sono cose che hanno colpito i mercati finanziari e le agenzie di rating, con il conseguente miglioramento del giudizio assegnato ai nostri titoli di stato. Può infine anche aver aiutato la consapevolezza, da parte degli investitori nazionali ed esteri , che Paesi dell’eurozona che rispettano le regole economiche dell’Unione possono ricevere il sostegno da parte della BCE in caso di ingiustificate pressioni finanziarie dei mercati, attraverso lo strumento del TPI introdotto nel 2022. Ultima considerazione. Per una quindicina d’anni, a partire dal 2008, vari esponenti dell’area sovranista ci hanno riempito la testa col mantra della congiura dei mercati. La finanza internazionale ce l’avevano con l’Italia o perché c’era un governo di centro-destra al potere o perché volevano comprare a basso prezzo le nostre imprese. Il governo Berlusconi era caduto a fine 2011 perché l’avevano voluto i poteri forti, non per problemi oggettivi. Che dicono ora questi esponenti? Alla fine, anche se i mercati si muovono spesso in modo disordinato ed esagerando nell’ottimismo o nel pessimismo, non sono guidati da nessun potere forte: se un Paese dà segno di una decente capacità di crescita e di una gestione prudente dei conti pubblici, gli investitori, nazionali ed internazionali, tendono a premiarlo, indipendentemente dal colore del governo che è al potere.

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